Giuseppe Sottile

Ora Schifani annulli
il regalo alle compagnie

"Dopo interminabili doglie abbiamo partorito soltanto vento", scriveva nello smarrimento di un deserto il profeta Isaia. Ha partorito vento anche il presidente della Regione, Renato Schifani. Per dieci mesi ha martellato sul caro voli: ha insultato Ita Airways e Ryanair, ha traccheggiato con Aeroitalia, ha presentato ricorso all’Antitrust e ha messo pure sul piatto 33 milioni di euro. Ma ieri si è accorto di avere sprecato tempo e denaro: le tariffe sono più care dell’anno scorso, il bando per il rimborso è un papocchio burocratico, ai siciliani non resta che subire lo strozzinaggio. E per coprire i suoi fallimenti, il governatore ora invoca “una mobilitazione sociale”. Mentre il suo dovere sarebbe quello di annullare subito, hic et nunc, lo stanziamento di 33 milioni. Che ormai è da considerare un regalo..

Non sopportano più
né regole né controlli

Renato Schifani è partito, lancia in resta, contro la Corte dei Conti che si ostina a non esprimere il giudizio di parifica sul rendiconto del 2021. I giudici contabili aspettano che, sulla spalmatura dl 2,3 miliardi di disavanzo in dieci anni anziché in tre, si esprima la Corte Costituzionale. Ma il presidente della Regione non ci sta ed è passato al contrattacco. Per carità, è un suo diritto. Resta però il fatto che Palazzo d’Orleans diventa sempre più insofferente nei confronti delle regole. Gli esempi – gli scandali, stavo per dire – non mancano. L’ultimo caso è quello dell’Orchestra sinfonica e della nomina di un sovrintendente incompatibile con le disposizioni di una legge varata per evitare i conflitti di interesse. Indovinate chi è il consigliere – o il Bullo –..

La questione morale?
Il governo non ci sente

Toc toc. La questione morale bussa ancora una volta al portone di Palazzo d’Orleans ma il presidente della Regione non ci sente. Non apre nemmeno lo spioncino per capire le dimensioni del nuovo scandalo. Abbagliato dagli specchi che i pagnottisti del cerchio magico gli tengono davanti agli occhi per nutrire il suo narcisismo, Renato Schifani si è convinto che tutto gli è consentito. E si lascia perciò trascinare dagli umori, dalle simpatie, dalle logiche del clan. Al punto da ignorare le leggi costruite negli anni per evitare clientelismi e conflitti d’interesse. A cominciare da quella – la numero 26 del 2012 – che vieta la moltiplicazione degli incarichi e degli stipendi assegnati ai suoi fraternissimi amici. La questione morale, va da sé, tambureggia anche nelle dorate stanze dell’Ars. Ma non..

Il papocchio burocratico
di un assessore fru fru

Ha mobilitato trombettieri e ha strombazzato ai quattro venti la sua irritazione verso le compagnie aeree. Poi ha sbandierato i trentadue milioni inseriti in bilancio per riparare l’ingiustizia del caro voli e ha promesso un felice Natale ai siciliani “che finalmente potranno rientrare per le feste senza spendere un patrimonio”. Ma la campagna mediatica di Renato Schifani ha solo partorito un topolino. Torna in mente la disarmante profezia di Isaia: “Dopo interminabili doglie abbiamo partorito soltanto vento”. Il solo modo di ottenere uno sconto – su tariffe al di fuori di ogni decenza – è il rimborso. Dopo avere pagato il biglietto per intero, lo spennato viaggiatore dovrà connettersi a un sito della Regione. E lì si troverà di fronte a un papocchio burocratico che solo un assessore fru fru..

La mezza verità
del moralizzatore

Marco Falcone, nella sua guerra di logoramento contro Renato Schifani, ha tirato fuori la questione morale. Spalleggiato da due icone dell’antimafia come Caterina Chinnici e Rita della Chiesa, ha puntato il dito contro Totò Cuffaro, col quale il governatore Schifani aveva stretto un patto in vista delle elezioni europee. Anche se il leader della Dc, condannato per favori alla mafia, è stato riabilitato, i suoi voti restano “inquinati”: vade retro, dunque. Ma c’è un ma. Con l’attacco a Cuffaro, l’assessore Falcone solleva metà della questione morale. L’altra metà resta sommersa nel doppio fondo di Palazzo d’Orleans dove Schifani ha dato ospitalità e pieni poteri a un avvocato d’affari il cui curriculum dovrebbe far tremare i polsi sia a Caterina Chinnici che a Rita Dalla Chiesa. Falcone non può essere severo..

Quegli insopportabili
santoni con l’elmetto

Bruno Vespa, il santone della Rai, si è impelagato l’altra sera in una chiacchiera sulla mafia. Ma il suo “speciale”, trasmesso in prima serata, è stato un flop. Il programma di Gerry Scotti, quello dove i bambini cantano con movenze da adulti, ha fatto alla stessa ora su Canale 5 il triplo di ascolti. Nicola Porro, il santone intrepido e rampante di Rete 4, giovedì sera – come ogni sera – ha indossato l’elmetto del patriota e ha messo in scena la difesa di un ministro, non importa quale, del governo Meloni. Ha chiuso la trasmissione con un misero 3,1 per cento. Se gli scivola di poco il piede, finisce nel girone infernale di Nunzia Di Girolamo. Perde terreno anche Mario Giordano, il conduttore col fegato in mano, e con..

La brutta Palermo
che troverà Elodie

Lo sanno pure le pietre: non siamo né moralisti né moralizzatori. Non grideremo mai allo scandalo per i cinquecento mila euro scuciti dal Comune per offrire ai palermitani un Capodanno di musica e sensualità con la bellissima Elodie. Ma i tre cavalieri di Palazzo delle Aquile – Lagalla, Cannella e Carta – che pagano una montagna di soldi per accaparrarsi la conturbante diva dovrebbero anche dirci che città avremo la notte dello spettacolo. Mostreremo agli artisti i cumuli di immondizia che ammorbano Ballarò o i cassonetti che bruciano tra il Cep e Borgo Nuovo? Mostreremo i viali del Policlinico soffocati dall’ingorgo di duecento automobilisti costretti a pagare un pizzo di due euro per guadagnare l’uscita o le scuole sgangherate dello Zen? I palermitani hanno tutto il diritto di divertirsi. Sapendo..

Totò, le anime belle
e il cane già bastonato

Vedono la polvere che si accumula nel salotto ma non vanno nei sottoscala a verificare se, oltre alla polvere, c’è pure del fango e se, oltre al fango, ci sono pure i vermi. Le anime belle del moralismo sono fatte così. A loro piace impiccare all’albero della gogna il cane già bastonato. Come Totò Cuffaro: processato, condannato e incarcerato per favoreggiamento alla mafia. L’ex presidente della Regione ha sbagliato, eccome. Ma ha pagato. Poi, quando il Tribunale lo ha riabilitato è tornato a fare politica, cioè la cosa più pubblica che c’è. Poteva imboscarsi tra i pagnottisti di Palazzo d’Orleans, magari con una consulenza di sessantamila euro l’anno; poteva rifugiarsi in un sottoscala, appunto, e traccheggiare con gli affari. Le anime belle non lo avrebbero mai disturbato. Invece è tornato..

Troppi interrogativi,
un solo destinatario

Tutte le strade portano a lui, a Gaetano Armao, all’avvocato d’affari che negli ultimi cinque anni ha gestito, con libertà e fantasia, il Bilancio della Regione. Sono strade lastricate di dubbi, di misteri, di azzardi, di scandali. Partono dalla Corte dei Conti, alla quale – manco a dirlo – i conti non tornano; e arrivano a Renato Schifani che ha richiamato Armao al suo fianco, con una consulenza di sessanta mila euro l’anno, e gli ha conferito poteri straordinari su questioni delicatissime come i fondi europei e le tutele ambientali. I giudici contabili pretendono spiegazioni oltre che sull’avventata “spalmatura” del disavanzo di oltre un miliardo nel rendiconto 2021, anche sul censimento farlocco del patrimonio immobiliare e sulle operazioni finanziarie di Sicilia Digitale. Ma Schifani, quando si tratta del suo fraternissimo..

Un colpo al peccatore
e uno al santo protettore

Ha sempre sostenuto di essere un uomo delle istituzioni, ma quando la Corte dei Conti ha rinviato la parifica del rendiconto 2021 e ha chiesto chiarezza sulla “spalmatura” del debito, Renato Schifani ha sfoderato un linguaggio a dir poco irrispettoso nei confronti di un organo di controllo. “Sentenza incomprensibile, non condivisibile e infondata sotto il profilo giuridico”, ha dichiarato con l’aggressività di un avvocaticchio di pretura. Tanta irritazione nasce dal fatto che la Corte ha messo sotto accusa per l’ennesima volta la gestione di Gaetano Armao, un magliaro della politica che è stato assessore al Bilancio della giunta Musumeci e che l’attuale presidente della Regione ha riciclato, con una consulenza di sessantamila euro l’anno, come regista occulto della propria azione di governo. Lo schiaffo ha colpito non solo il peccatore...

Gerenza

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