Giuseppe Sottile

Perché il canone Rai
è un “pizzo di Stato”

Aldo Grasso, l’inarrivabile critico televisivo del Corriere della Sera, ha emesso ieri la sua sentenza definitiva. Dopo avere analizzato gli ultimi programmi ha concluso affermando che ormai la Rai è da considerare “un radar sul nulla”. “E’ una tv commerciale che da tempo ha smarrito la sua missione con impudicizia senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade”, ha scritto. “Tutto sembra frivolo, falsificato, privo di sostanza e di interesse”. Se ne accorgono anche i telespettatori. Che domenica, ad esempio, sono fuggiti in massa da quel baraccone governato, senza capo né coda, da Mara Venier. Viale Mazzini ne prenda atto: la gente non ne può più delle faccette e delle marchette, di dibattiti privi di opinioni e di pensiero. E soprattutto non sopporta più di dovere pagare,..

I soldi di Schifani
non finiscono mai

Ogni santo giorno Renato Schifani appende le sue luminarie. Luci di scena con le quali annuncia al popolo di Sicilia investimenti e finanziamenti, contributi e sussidi, mance e prebende. Va a Catania, dai salesiani, e promette milioni per risanare il quartiere di San Cristoforo. Si sposta a Ragusa per la Fiera dell’agroalimentare e garantisce che sulle contrade delle serre arriverà presto una pioggia di denaro pubblico. E’ diventato una sorta di Re Mida: quel che tocca diventa oro. Potete star certi che la settimana prossima a Ribera, per la Festa dell’Amicizia promossa dalla Dc di Totò Cuffaro, annuncerà stanziamenti a valanga per le arance. Ma da dove piglia tutti questi soldi? O nei sotterranei di Palazzo d’Orleans esiste una zecca clandestina oppure è già entrato in campagna elettorale con uno..

Rai, dopo il balzello
faccette & marchette

Lunedì scorso ho trovato nella Pec un’intimidazione della Rai che mi obbligava, per il 2025, a pagare un canone di 247 euro. Più che un canone, un balzello. Durante il weekend, dopo avere esaminato con acribia i programmi che la Tv di Stato mi ha dato in cambio della somma già pagata, sono giunto alla conclusione che quei soldi mi dovrebbero essere restituiti immediatamente, hic et nunc. Tra sabato e domenica la Rete ammiraglia mi ha offerto i sorrisi ingessati di Milly Carlucci, gli ammiccamenti sessisti di Guillermo Mariotto, l’amichettismo della Venier, il film muto di tale Enzo Miccio, il disarmante giochino di Mammuccari, l’ottantesimo talk-show sul labirinto giudiziario di Garlasco e una sfacciata promotion dedicata a Enrico Brignano in partenza per una nuova tournée. Chiamano servizio pubblico un acido..

Il Pd tiene a battesimo
l’antimafia pagnottista

Non bastava l’antimafia degli affari, quella che è arrivata dopo il dolore e lo sdegno per le stragi, dopo l’impegno civile e le lenzuola bianche. Il Pd ha tenuto a battesimo anche l’antimafia delle pagnotte. Alla festa dell’Unità di Palermo ha debuttato Maurizio Scaglione, il faccendiere che in un anno ha ricevuto dalla Regione affidamenti diretti per mezzo milione di euro. Controlla quattro società di comunicazione e pubblica un giornaletto che fa da trombettiere al presidente Schifani e a chiunque gli firma un contratto di consulenza. Per superare l’immagine opaca del pagnottista, ha scritto con Elio Sanfilippo, vecchio esponente del Pci, un libro contro il pizzo. Che ieri ha presentato alla festa del Pd. Giorni fa, sul suo sito, aveva dato per certa la partecipazione allo show del procuratore di..

Spendere o sprecare
i due miliardi ritrovati?

Renato Schifani sventola trionfalmente i due miliardi trovati tra le pieghe del bilancio regionale e non c’è motivo per non credere alle sue parole. Ma Davide Faraone, l’unico oppositore di questo governo, sostiene che si tratta di soldi stanziati per opere che non sono state realizzate: somme vincolate e quindi non spendibili. “Più che un successo – commenta il senatore di Italia Viva – rappresentano un fallimento”. Chi vivrà, vedrà. La speranza è che i due miliardi, se esistono, non finiscano nel vortice delle clientele e degli sprechi, della corruzione e del pagnottismo, dei finanziamenti occulti e dei finanziamenti a pioggia: cioè di quelle pratiche che la peggiore politica utilizza per creare consenso. Il denaro pubblico – vale la pena ricordarlo – deve servire per fare crescere la Sicilia non..

Un odioso balzello
targato Rai

Ogni volta che il computer mi segnala l’arrivo di una Pec mi tremano le gambe. La posta certificata è diventato il luogo dove prendono corpo tutti i balzelli; o, se vogliamo, tutte le tasse occulte che ci flagellano senza pietà. L’ultimo messaggio fresco di Pec è un’ingiunzione spedita da quel grande baraccone statale chiamato Rai. Il quale, va da sé, mi ricorda di pagare il canone annuale che, per il 2025, ammonta alla cifra di 242,47 euro. Uno scandalo. Davanti al quale nessuno ha ovviamente vie di fuga: o bere o affogare. In cambio di un costo così spropositato, mi sarà offerto un ventaglio di luminose possibilità: l’appannata comicità di Pino Insegno, le mielose banalità di Caterina Balivo, l’amichettismo insopportabile di Mara Venier e tutta la propaganda governativa che va..

Quella domanda sul bis
che ammorba il dibattito

Tralasciamo la nostalgia per i tempi dell’invincibile Democrazia Cristiana e del glorioso Partito Comunista, quello di Gramsci e Togliatti. Scordiamoci anche gli anni in cui il confronto era “di grande momento” o “di ampio respiro”. Fatta questa premessa, passiamo alla domanda: ma è possibile che oggi l’unico argomento della politica sia il bis di Renato Schifani? Non c’è esponente della maggioranza che non si senta obbligato a dichiarare, in apertura di ogni discorso, la propria adesione al doppio mandato del presidente. E’ la premessa necessaria per rimanere tranquillamente in giunta o per ottenere un favore da Palazzo d’Orleans. Il “vizietto” ha contagiato i giornalisti parlamentari, quelli che si sentono per metà cronisti e per metà deputati. Se incontrano un assessore non gli chiedono quale riforma abbia in testa. Ma se..

Porte aperte del Pd
al super pagnottista

Il Pd siciliano – il più frammentato d’Italia – ha voluto regalarci un ossimoro. Con la pigrizia intellettuale di chi vive sdraiato sulla politica e sulle mance ha pensato di organizzare un festival a Palermo e di chiamarlo Festival dell’Unità. Quale unità, scusate? Quella del gruppo parlamentare dell’Ars che non si parla con il segretario regionale Antony Barbagallo? Ma la chicca più divertente andrà in scena venerdì quando le trombe di Villa Filippina annunceranno la presentazione del libro scritto dal pagnottista Maurizio Scaglione con Elio Sanfilippo, un combattente e reduce del glorioso Partito comunista, quello di Emanuele Macaluso. E’ un libro contro il pizzo e in quanto tale sarebbe il benvenuto in ogni biblioteca. Il dettaglio maleodorante è che Scaglione è l’uomo degli affidamenti diretti, degli inciuci più massicci e..

Galvagno e le parole
sul figlio del boss

Tutte sacrosante le indignazioni per le parole turpi e assolutorie di Salvuccio Riina, figlio di quel “Totò ‘u curtu” che fu boss dei sanguinari corleonesi e mandante delle stragi di mafia. Parole dannate. Che hanno avuto il merito – merito, si fa per dire – di risvegliare le coscienze dell’antimafia militante, molte delle quali in sonno da parecchi anni. Tra i dichiarazionisti scesi in campo per esecrare il giovane Riina spiccava Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars sotto inchiesta per corruzione e peculato. Per carità, libero di dire la sua: la costituzione garantisce agli indagati la presunzione di innocenza. Però. Condannare le nefandezze dei boss è un esercizio facile. La lotta alla mafia pretende, soprattutto dalla politica, comportamenti improntati a una rigorosa legalità. Galvagno rifletta anche su se stesso e sull’allegra..

Dove si trovano
gli Zaia di Sicilia

Pietrangelo Buttafuoco, che è un intellettuale libero e colto, aveva proposto come futuro governatore della Sicilia il bravo Luca Zaia, presidente uscente del Veneto. Ma Ignazio La Russa, col sorrisetto beffardo tipico dei padroni del vapore, aveva risposto “che in Sicilia di possibili governatori in gamba come Zaia ne abbiamo almeno dieci”. E così dicendo aveva tranquillizzato Renato Schifani che, manco a dirlo, vive e regna in funzione di una riconferma a Palazzo d’Orleans. Bene. Da giornalistuzzi poveri ma tenaci abbiamo cercato per mari e monti gli Zaia di Sicilia indicati da La Russa. E li abbiamo scovati. Non possiamo rivelare i nomi per ragioni di privacy. Possiamo dirvi però che vivono tutti e dieci a Paternò. Ma d’estate si trasferiscono a Ragalna, sull’Etna, dove il clima è più fresco...

Gerenza

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