Giuseppe Sottile

Dagnino ha coraggio
solo per i luminari

Lo abbiamo imparato dal Manzoni negli anni della scuola: “Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare”. Alessandro Dagnino, il tecnico chiamato da Schifani a gestire il bilancio della Regione, non non ha la scioltezza di un assessore politico. Appartiene alla schiera di avvocati che spaccano il capello in quattro; e che prima di bere un bicchiere d’acqua quasi si chiedono se il gesto è contemplato dalla norma. Di conseguenza non ama i decreti. Pretende che su ogni spesa, anche minima, si pronunci l’Ars, la palude dove puntualmente sprofondano i buoni propositi del governo. Stando alle cronache del Palazzo pare che Dagnino in questo 2025 abbia firmato un solo decreto: quello che istituisce la task force che dovrà incentivare gli investimenti in Sicilia. A ciascuno dei cinque..

Editoria in trappola
Godono i pagnottisti

Ci sono stati due governatori – Nello Musumeci e Renato Schifani – che hanno sostenuto l’informazione indipendente: quella cioè in grado di reggersi da sola, senza le mazzette allungate dalle retrobotteghe del potere. E ci sono stati due assessori al Bilancio – Gaetano Armao e Marco Falcone – che hanno firmato i decreti necessari per garantire un contributo a tutte le testate, senza distinzioni né discriminazioni. Ma dopo Falcone – un politico capace di intestarsi le sue responsabilità – è arrivato Alessandro Dagnino, un tecnico. E la norma sull’editoria è finita in una palude di contorsioni leguleie. Siamo già a maggio: molti bilanci si chiuderanno in malo modo, molte libere imprese spariranno. Gongolano solo i pagnottisti. I quali – lo sanno pure le pietre – usano da sempre i propri..

Un commissario
tra i pagnottisti

Sostenuto dalla stima e dalla fiducia di Giorgia Meloni, il commissario Luca Sbardella non ha sbagliato fino a questo momento una sola mossa. Ha preso in mano le redini di Fratelli d’Italia senza chiasso né strappi, quasi in punta di piedi. Ha destituito i due segretari regionali, Giampiero Cannella e Salvo Pogliese, senza umiliarli e ha detronizzato il Balilla, capo della corrente turistica del partito, senza rinfacciargli gli sprechi di denaro pubblico e senza chiedergli perché la sua SeeSicily abbia provocato tanto scandalo. Un signore. Poi però, spinto da un guizzo di vanità, Sbardella ha affidato la propria immagine al bar dei pagnottisti: a quel giornaletto il cui editore è un faccendiere che ha già rastrellato dalla Regione affidamenti diretti per cinquecentomila euro. Una caduta di stile per un commissario..

La grande periferia
è questo Occidente

Se riuscissimo a ritrovare un po’ di silenzio o ad attutire il chiasso attorno a San Pietro; se riuscissimo a pensare alla Chiesa di Cristo e non a un baraccone attrezzato per le scommesse del Totopapa; se smettessimo di attaccarci alle scemenze pescate tra gli scarti della cronaca, come certi addobbi cardinalizi capaci di inorridire Cristiano Malgioglio; se ci lasciassimo trascinare dalla carità e dalla misericordia e non dal gossip adocchiato nelle stanze vaticane, allora ci accorgeremmo che le grandi periferie nelle quali Bergoglio voleva portare il Vangelo non si trovano né in Asia né in Africa né ai confini del mondo. Ma nell’Occidente scristianizzato: con le cattedrali popolate solo dai turisti; con le parrocchie senza preghiere né Eucaristia; con i seminari senza vocazioni. Sono queste le periferie che il..

Un primo maggio
fin troppo sobrio

Hanno sventolato tante bandiere e hanno pure riempito molte piazze. Hanno organizzato il “concertone” zeppo come sempre di star e hanno pure scandito slogan arrabbiati contro il governo di centrodestra. Ma il primo maggio di quest’anno – diciamolo con una frase fatta – non ha scaldato più di tanto i cuori degli italiani che, incoraggiati dal sole, hanno preferito alla festa del lavoro il riposo offerto dal lungo ponte. D’altra parte, Maurizio Landini ed Elly Schlein non hanno più politicamente la forza di catturare grandi masse di lavoratori: all’interno della Cgil la classe operaia conta meno dei pensionati e il Pd non riesce a contrastare dai banchi dell’opposizione la cavalcata, spesso arrogante ma efficacissima sul piano della comunicazione, di Giorgia Meloni. Questo primo maggio, sobrio per forza di cose, ha..

Malgoverno di Palermo
una deriva da arrestare

Alle emergenze che già flagellano la Sicilia – siccità e sanità – bisogna forse aggiungerne un’altra: l’irredimibile Palermo. Dove tutto rincara: dall’acqua alla nettezza urbana, dagli autobus ai parcheggi. Dove tutto è degrado: dai cumuli di immondizia che ostruiscono le strade alle friggitorie che oltraggiano l’antico splendore di via Maqueda. E dove c’è un sindaco – Roberto Lagalla – il quale non ha ancora deciso se, da grande, farà il contestatore o lo scendiletto del presidente della Regione, Renato Schifani: certo, la storiaccia dell’aeroporto, col capriccioso e immotivato licenziamento di un manager irreprensibile come Vito Riggio, non fa onore alla politica: né a quella di Palazzo d’Orleans né a quella, certamente subalterna, di Palazzo delle Aquile. Sono tre anni che Lagalla amministra Palermo. Riuscirà a dare, prima o poi, un..

Razza alla riconquista
della sanità siciliana

L’Occidente vive una crisi nera. Trump aggredisce l’Europa, Putin massacra l’Ucraina, Bruxelles annaspa tra le paure. E tu pensi agli eurodeputati eletti in Sicilia. Immagini il loro impegno per la pace o per il riarmo o per un green deal che salvi l’industria automobilistica. Macché. Prendete Ruggero Razza, punta di diamante dei patrioti. Fisicamente occupa un seggio a Strasburgo ma la sua testa è qui. Vuole – fortissimamente vuole – riappropriarsi della Sanità. Sulla quale ha spadroneggiato per cinque anni come assessore del governo Musumeci. La riconquista è vicina. Lo scettro è nelle mani di Daniela Faraoni, sua amica dai tempi d’oro. L’ostacolo è Salvatore Iacolino, direttore della Programmazione. Ma sono già in corso le manovre per riportare in sella Mario La Rocca, che fu il suo braccio destro in..

Un dossier che scotta
su Palazzo d’Orleans

Da Palazzo dei Normanni, è partito un messaggio duro, spietato; un colpo basso difficile da parare. Dagli uffici che controllano l’attività dell’Assemblea regionale è venuto fuori un dossier di 44 pagine che dimostra, con la forza dei numeri, la disarmante volatilità del governo Schifani. I dati si riferiscono al 2024 e raccontano che da Palazzo d’Orleans non è arrivata nessuna riforma. Solo leggine di ordinaria amministrazione: per lo più correzioni di bilancio. Minutaglia, insomma. Un dossier così urticante non esce per caso dalle stanze blindate dell’Ars. O meglio: non esce all’insaputa del presidente Galvagno. L’indiscrezione, puntualmente pubblicata da Repubblica, potrebbe quindi sottintendere un avvertimento di Fratelli d’Italia – in particolare della corrente di La Russa – al governatore. Attento, Schifani: o si cambia rotta o la rielezione te la sogni.

L’armata Brancaleone
di Palazzo d’Orleans

L’annuncio non lasciava dubbi: l’incarico di Salvatore Iacolino al vertice della Sanità sarebbe stato rinnovato “sine die” per dare la possibilità al direttore della Pianificazione strategica di rimanere in sella fino alla conclusione della legislatura. Cioè fino a settembre del 2027. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare delle leggi. Al momento della firma infatti qualcuno – il commissario di Fratelli d’Italia, Luca Sbardella – ha fatto notare al presidente della Regione che prima di rinnovare l’incarico a un “esterno” come Iacolino sarebbe stato utile e necessario interpellare la disponibilità dei dirigenti interni. Obiezione accolta e delibera rifatta: rinnovo sì, ma solo per cinque mesi. Una magra figura che a Schifani poteva essere risparmiata. Solo se a Palazzo d’Orleans ci fossero degli esperti. Invece in..

L’ironia di Bersani
sul 25 aprile “sobrio”

Spinto dal cordoglio per la morte di Papa Francesco, il ministro Nello Musumeci invoca un 25 aprile “sobrio”. Certo, si potrà festeggiare la liberazione dal fascismo, ma senza eccessi né schiamazzi; si potrà inneggiare alla resistenza e si potranno anche ricordare gli eroi partigiani, ma sottotono: senza sventolare bandiere rosse e senza intonare canzoni inappropriate come “Bella ciao”. Comprendono queste strambe prescrizioni i cinque giorni di lutto nazionale proclamato dal governo Meloni? Il compagno Pierluigi Bersani non ci sta. “Vorrei rassicurare il ministro – ha detto durante una trasmissione de La7 – che il 25 aprile Bergoglio riceverà solo lacrime e applausi. In merito alla sobrietà vorrei ricordare che noi abbiamo un governo che è di un sobrio incredibile: nessuno di loro partecipa mai a una celebrazione del 25 aprile”...

Gerenza

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