Giuseppe Sottile

La Sicilia brucia
(ma allegramente)

Ma chi se ne frega se la Sicilia brucia, se gli aeroporti scoppiano, se i turisti annegano nel caos, se Catania è senza voli, senza acqua e con l’elettricità che va e viene. In compenso l’Isola è un gorgoglio di festival: di jazz, di lirica, di libri, di canzoni, di cinema e di moda. Da Palermo a Taormina, da Morgantina a Siracusa è un trionfo – a volte persino esagerato – di cultura e teatro antico. E chi se ne frega se gli alluvionati di Trapani e dintorni aspettano ancora i ristori per rimettere in piedi le strade, le case e le campagne devastate dal fango e dalle frane. I deputati della maggioranza, accovacciati al fresco dell’Ars, hanno scardinato la voce di bilancio destinata ai danni del maltempo; hanno prelevato..

C’è Don Chisciotte
a Palazzo d’Orleans

Il fatto è che non sa governare. Non conosce gli abissi nei quali è precipitata la Sicilia e non ha alcuna idea di quali strumenti andrebbero programmati per fronteggiare una crisi come quella che soffoca la nostra società e la nostra economia. Renato Schifani vive alla giornata: un ricevimento, un rancore, una nomina, una nota ai giornali. Poi, quando i problemi gli crollano addosso, come l’incendio di Fontanarossa, comincia a strillare: alza la voce, inveisce, travolge. Cerca insomma un povero cristo sul quale scaricare le colpe della sua inconsistenza. E la gente scappa. E’ fuggito il suo portavoce, Roberto Ginex; ha girato i tacchi anche Vito Riggio, un amministratore di grande saggezza che stava per risollevare le sorti dell’aeroporto di Palermo. Finirà che resterà solo con Marcello Caruso, il suo..

C’è chi guarda
e chi amministra

Renato Schifani, il presidente della Regione addetto al controllo dei cantieri, ha già verificato gli stati di avanzamento di Castello Utveggio e, forse, avrà anche stilato un primo bilancio dei lavori appaltati dall’Anas per rimettere in sesto l’autostrada che – molto teoricamente – collega Palermo con Catania. I portavoce di Palazzo d’Orleans dicono che si starebbe pure attrezzando per monitorare gli interventi previsti per ripristinare la funzionalità dell’aeroporto di Catania, messo fuori uso da un incendio. C’è da sperare che il governatore umarell – al Nord chiamano così i pensionati che, con le mani dietro la schiena, vanno in giro a guardare la gente che lavora – si ricordi di fare un salto al cimitero di Palermo dove il sindaco Roberto Lagalla ha appena demolito 72 sepolture abusive. Dimostrando che..

Il santo e il reprobo
alla guida di Palermo

"L'illegalità nei cimiteri è finita". Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha cancellato una vergogna che si trascinava da parecchi anni. Sono state abbattute 72 tombe abusive e si è istaurato un sistema di turnazione che consentirà alla città di non subire più l’umiliazione delle bare accatastate in un capannone. Ma non c’è da far festa. “Se si rimuovono le illegalità significa che in passato la legge è stata violata”, ha sottolineato Lagalla. Il riferimento, va da sé, è al suo predecessore. A quel Leoluca Orlando che avrebbe dovuto dare dignità ai morti e non ha saputo dargliela; che avrebbe dovuto eliminare l’illegalità e invece l’ha tollerata. Ma se chiedete un giudizio ai puri e duri dell’antimafia – impegnati in queste ore a scegliere chi ammettere e chi no alla..

Quella croce di Palermo
che nessuno aveva visto

Mentre il piritollo del Comune piritolleggiava da un capo all’altro del Festino per tessere le lodi degli artisti e pagnottisti invitati al Trionfo di Rosalia; mentre i piritolli dell’antimafia si azzannavano, alla vigilia dell’Anniversario, per stabilire chi è il più puro e duro del quartierino; mentre il bravo ragazzo del giornalino, in preda alla febbre del sabato sera, scriveva di avere visto, oltre la Madonna, anche la luce della Santuzza; mentre nell’aria volteggiavano queste allegre vaghezze il Pastore della Chiesa Palermitana ha dato un pugno al ventre molle dei festaioli e ha detto che la mafia non è solo quella che ha ucciso Giovanni e Paolo ma anche quella che uccide ogni giorno i nostri ragazzi con dosi di crak vendute alla modica cifra di cinque euro. Mentre i piritolli..

Palermo, la città
delle Confraternite

L’archivio diocesano non lascia spazio al dubbio. La prima Confraternita nasce nel 1485 ed è intestata ai Santissimi Oliva e Omobono. Il Cinquecento, poi, è un tripudio di fede: vedono la luce undici confraternite tra le quali quella di Maria Addolorata della Soledad. Mentre il Seicento si apre con Maria Santissima di tutte le Grazie del Sabato. Il secolo più ricco resta però il Novecento: la Chiesa ne benedice quarantasette e molte sono intestate alla Santuzza. Negli anni Duemila le iscrizioni crollano, ma l’elenco non è completo. Manca, per esempio, la Confraternita del Santissimo Festino. Che comprende tante persone perbene, tantissimi devoti, tanti bravissimi artisti e artigiani. Ma anche ruffiani e pagnottisti. Ai quali i reverendissimi Carta e Lagalla, padroni della città, hanno aperto le porte con un bando di..

La “corrente turistica”
ora fa paura ai patrioti

Anche se il tono dello scontro si è alzato di molto, anche se gli “impicci” di Daniela Santachè sono di non agevole soluzione, è difficile che l’azione della magistratura possa compromettere la stabilità del governo retto da Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha intelligenza politica, dispone di una maggioranza ampia e, soprattutto, ha una investitura popolare in grado di garantirle per parecchio tempo forza e consenso. Ma c’è un ma. Le inchieste dimostrano che il sistema di potere creato dai patrioti ha un fianco scoperto e che la madre di tutte le fragilità è la cosiddetta “corrente turistica”: quella che comprende oltre al ministro Santanchè una lunga filiera di assessori regionali. I siciliani, come raccontano le cronache, si sono particolarmente distinti per scandali e spregiudicatezze. Finora hanno avuto..

Giorgia e la Sicilia
Chi si guardò si salvò

Giorgia Meloni avverte sul collo il fiato minaccioso della magistratura. Prima l’avviso di garanzia notificato tramite un giornale a Daniela Santanchè, imprenditrice d’azzardo e ministro del Turismo. Subito dopo l’imputazione coatta, per le rivelazioni sul caso Cospito, decisa da un Gip nei confronti di Andrea Del Mastro, sottosegretario alla Giustizia, per il quale i pm avevano chiesto l’archiviazione. I magistrati, si sa, sono imprevedibili. Quando meno te l’aspetti possono alzare l’albero della gogna e per la politica sono guai. Questo spiega l’attenzione con la quale la premier segue personalmente le vicende siciliane, prima delegate ai suoi due spericolati colonnelli, Ignazio La Russa e Francesco Lollobrigida. La procura di Palermo ha sequestrato negli uffici della Regione alcuni dossier intestati a uomini e ominicchi del suo giro. Chi si guardò si salvò.

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