Giuseppe Sottile

Quanto ci può costare
la pagnotta di Ragalna

Per una settimana Maurizio Scaglione, il grande pagnottista di Palazzo d’Orleans, ha ricicciato sui social la sua intervista a Renato Schifani, il presidente che gli ha consentito di rastrellare in un anno affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. L’intervista è stata registrata a Ragalna, dove il governatore ha reso i dovuti inchini a Ignazio La Russa e a tutta la corrente turistica di Fratelli d’Italia, quella che dal Balilla arriva a Gaetano Galvagno, il golden boy sotto inchiesta per corruzione e peculato. Che il governatore si faccia intervistare dal suo pagnottista di fiducia è già un fatto anomalo. Che diventerebbe molto grave se la pagnotta di Ragalna venisse conteggiata tra i video che Scaglione dovrà consegnare a fine anno in Presidenza per onorare gli 87 mila euro che..

Cannes e il Balilla
L’inchiesta va avanti

Alcune cronache giudiziarie un po’ sciatte – o volutamente sciatte – hanno fatto credere che la magistratura palermitana abbia archiviato tutta la storiaccia di Cannes, comprese le responsabilità politiche del Balilla e della corrente turistica di Fratelli d’Italia. Invece no. Vanno in soffitta – per ora – le posizioni dei tre funzionari che hanno firmato gli atti. Ma l’inchiesta non è per niente conclusa. I pm Andrea Fusco e Felice De Benedittis aspettano i risultati delle rogatorie inoltrate in Francia dove l’ex assessore Manlio Messina, in combutta con il suo compare lussemburghese, ha sperperato oltre tre milioni di euro. Non solo. Il balilla Messina, anche se mollato dal partito, è ancora deputato alla Camera. Per indagarlo sarebbe necessaria una richiesta di autorizzazione a procedere. E ciò spiega la cautela con..

Le molte anime
di Fratelli d’Italia

Pietrangelo Buttafuoco non si arrende e torna a proporre – provocatoriamente, s’intende – la candidatura di Luca Zaia, governatore uscente del Veneto, a presidente della Regione Sicilia. Considerando gli scandali che stanno divorando la nostra autonomia, sarebbe una grazia di Dio. La proposta di Buttafuoco – un libero intellettuale di destra molto ascoltato da Giorgia Meloni – fa a pugni con la tesi di Ignazio La Russa che invece insiste per riproporre, a Palazzo d’Orleans, Renato Schifani, un suo grande protetto. In Fratelli d’Italia, un partito che credevamo compatto e granitico come una falange, ormai si incontrano e si scontrano parecchie anime. E se Nello Musumeci, ministro della Repubblica, definisce killer certi magistrati inquirenti, l’assessore Elvira Amata, sotto inchiesta per corruzione, dice: “Ho la massima fiducia nella giustizia”. Si salvi..

Il rigore che Galvagno
forse non ha praticato

Tra le dichiarazioni rilasciate ieri per onorare la memoria di Alberto Della Chiesa, massacrato 43 anni fa dalla mafia, ha assunto un particolare risalto quella di Gaetano Galvagno. Paradossalmente è saltata agli occhi prima delle parole pronunciate da Sergio Mattarella. E il motivo è semplice. Della Chiesa – ha ricordato il Capo dello Stato – “si spese con rigore” oltre che contro la mafia e il terrorismo, pure “contro l’illegalità”. Un rigore che il presidente dell’Ars non ha praticato con altrettanta determinazione. La procura di Palermo lo accusa di corruzione e le intercettazioni offrono di lui un’immagine non proprio edificante. Per carità, lo stato di diritto ci ricorda che sui sospetti deve sempre prevalere la presunzione di innocenza. Ma è difficile, anche per i garantisti, sottrarsi alla tentazione di dire..

Che cosa ci dice
la damnatio di Fede

Non gli hanno tributato nemmeno l’onore di un titolo di testa. I telegiornali di Mediaset, a differenza di quelli Rai, hanno relegato in un angolo la morte di Emilio Fede, il giornalista che non fu solo direttore e padre padrone del Tg4 ma anche un fedelissimo servitore di Silvio Berlusconi. Fu talmente sbracata la sua devozione al leader di Forza Italia da essere segnata a dito come il simbolo più appariscente di una informazione servile e malsana, faziosa e caricaturale. Emilio Fede in effetti superò ogni limite. Nella lunga vita di giocatore d’azzardo, fu complice del suo adorato Dottore persino nell’affare Ruby e nelle allegre serate del bunga bunga. Fu indecente e spericolato, certo. Ebbe pure i suoi guai. Ma la damnatio memoriae dei telegiornali Mediaset la dice lunga sul..

Evviva, son tornati
i retequattristi

Lunedì Porro, ieri sera Bianchina, domani Del Debbio e domenica, dulcis in fundo, Mario Giordano. Ci mancavano. Ma per fortuna le vacanze a Mediaset durano poco e il retequattrismo è tornato, più forte di prima, a cavalcare le notizie, a spiegarci la politica, a orientare la massa dei telespettatori. Che, a dire il vero massa proprio non è. Perché Retequattro, col suo circo di ospiti e opinionisti, non si scosta dal cinque per cento. Intanto però tiene il fronte. A fine luglio 2026, a conclusione dell’annata televisiva, si potrà tirare un bilancio e vedere quante volte sono stati intervistati – a giro, dai quattro conduttori – gli amatissimi leader Meloni, Tajani e Salvini. O quante volte sono stati invitati in studio Sallusti, Capezzone, Sinaldi, Belpietro. Ufficialmente, davanti alle telecamere, ci..

Ignazio La Russa,
sminatore zelante

A sminare il percorso di Renato Schifani dalle insidie della politica dovrebbe pensarci Tajani. Ma il segretario di Forza Italia non c’è e di conseguenza provvede Ignazio La Russa. L’altro ieri a Ragalna, il gagliardo patriarca di Fratelli d’Italia si è scagliato addirittura contro la proposta, lanciata da Pietrangelo Buttafuoco, di candidare a Palazzo d’Orleans l’ottimo Luca Zaia, governatore uscente del Veneto. Quella del presidente della Biennale era una palese provocazione culturale. Ma il santo protettore di Schifani l’ha voluta comunque impallinare. Per fortuna sulle candidature deciderà nel 2027 Giorgia Meloni. Che, come si sa, risulta molto irritata dagli scandali che hanno sporcato il suo partito e che ruotano purtroppo attorno a Gaetano Galvagno, il picciotto di Paternò cresciuto per metà alla scuola di La Russa e per l’altra metà..

Se il geloso Renato
ricorre alla mamma

Insidiato dal fratellino Giorgio che vuole strappargli il pallone, il geloso Renato ha creduto bene di rifugiarsi sotto le ali protettrici della mamma. Parliamo del presidente della Regione, Schifani. Il quale, assediato dai franchi tiratori e dalle contestazioni che gli arrivano dai compagni di partito – Marco Falcone e Giorgio Mulè – è volato a Ragalna per farsi garantire la ricandidatura da Ignazio La Russa, il potente santone meloniano che tre anni fa lo ha proposto per Palazzo d’Orleans. Già che c’era, ha acquisito pure il via libera al bis da parte di Gaetano Galvagno, il golden boy di Fratelli d’Italia sotto inchiesta per corruzione. Ma al malmostoso Renato, ossessionato dalla riconferma, della questione morale non frega granché. Lo dimostra il fatto che, per evitare domande sgradevoli, si è fatto..

Una Regione vietata
ai minori di 70 anni

Altro che rinnovamento. Altro che ricambio della classe dirigente. L’invito che Marina e Pier Silvio Berlusconi hanno rivolto ad Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, è destinato a rimanere lettera morta, soprattutto in Sicilia. Politicamente parlando, la Regione somiglia al quadrilatero di Radetzky. Inattaccabile. Ma soprattutto tassativamente vietato ai minori di settant’anni. Qui le redini del comando sono in mano a quattro leader – non chiamiamoli cacicchi, per carità – che si trascinano sul palcoscenico del potere da un quarto di secolo, o forse più. Si chiamano Renato Schifani, Raffaele Lombardo, Totò Cuffaro e Totò Cardinale. Il più giovane è Cuffaro, 67 anni, gli altri veleggiano attorno ai 75. Nessuno scandalo, ovviamente: l’età anagrafica potrebbe anche essere fonte di saggezza. Solo che da queste parti si vede poca saggezza e..

Todos romanzeros,
todos camilleros

Scrive il mio amico Totò Rizzo dopo avere rievocato odori e memorie della sua amata Porto Empedocle: “Ordunque è ufficiale, con la benedizione delle istituzioni e la complicità del numero 100: nasce il camillerismo. Giusto, ogni tanto bisogna rinnovare l’armadio degli alibi per darsi un credito culturale, per autoassolversi e buttarla in cuio al rio destino. Dopo il gattopardismo, lo sciascismo, il giovannipaolismo – granitici lasciti del secolo scorso – finalmente un capo nuovo per tutte le stagioni, le magagne, i piagnistei e gli antroposofismi. Da lassù qualcuno vi guarda, magari un po’ serio, come nella celebre icona, poi secondo me, chiusa la persiana, si fa una nicotinica risata, alla Nenè, alla marinisi”. Todos romanzeros. Todos Camilleros. Si libreranno in volo, col commissario Montalbano, nel blu dipinto di blu delle..

Gerenza

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