Giuseppe Sottile

Ma dei dazi di Trump
la Sicilia se ne frega

Non bastavano le due emergenze che hanno stretto la Sicilia in una morsa per tutto il 2024: da un lato la siccità e dall’altro la sanità. Ora se ne aggiunge una terza ed è la devastazione economica creata dai dazi imposti da Trump all’Europa: aumenterà l’inflazione e si ridurranno le esportazioni del Made in Italy; soffriranno di più le regioni del Nord ma pagheranno un prezzo alto anche le derelitte terre del Sud. E la nostra classe politica che cosa fa? I settanta nullafacenti dell’Ars, da noi chiamati deputati, discutono su come aumentare gli stipendi agli amministratori delle società partecipate: cioè alla casta di sottogoverno. Mentre i partiti di destra, di centro e di sinistra si accapigliano su come spartirsi, con le elezioni provinciali, le poltrone destinate alla casta degli..

Sete d’acqua
e di giustizia

Un impietoso Gian Antonio Stella ha ricostruito sul Corriere della Sera la storia della grande sete di Sicilia. Siamo partiti con quarantasette dighe. Delle quali venti sono state collaudate e diciassette dismesse. Altre sono state abbandonate “prima ancora di essere finite e dopo avere stuprato il paesaggio”. Non solo. La Regione ci ha provato pure con il Pnrr: ha presentato trentuno progetti che puntualmente sono stati tutti bocciati. Uno scempio, non c’è che dire. Ma chi paga? Nessuno. I magistrati ordinari perseguono i reati, dalle ruberie alla corruzione, non la mala politica. La Corte dei Conti sorveglia su bilanci e impegni di spesa ma i disastri non sono materia di sua competenza. Avrebbe dovuto scattare il giudizio – il Dies irae, stavo per dire – del popolo sovrano. Però non..

I ritardi di Croce
e quello di Faraoni

Il ritardo con il quale l’Asp di Trapani ha oltraggiato centinaia di pazienti colpiti da tumore, è stato bollato dalla stampa con gli aggettivi più pesanti: scandaloso, vergognoso, scellerato, ripugnante. Quali aggettivi riserveranno i giornali al ritardo che l’assessore regionale della Sanità, Daniela Faraoni, ha già accumulato nella nomina del proprio successore al vertice dell’Asp di Palermo? La sede è vacante da metà gennaio e Dio solo sa quanto bisogno ci sarebbe di un manager competente e motivato in una struttura che per sei anni è stata amministrata con uno snervante grigiore burocratico. Ma la dottoressa Faraoni non coglie l’urgenza e aspetta il via libera della politica. Cioè di quegli stessi partiti che nel giugno dell’anno scorso, dopo mille trame e contorsioni, avevano affidato l’Asp di Trapani al tragico Ferdinando..

Sbardella non basta
Intervenga Meloni

Giorgia Meloni dovrebbe forse dedicare maggiore attenzione ai suoi Fratelli d’Italia. E dovrebbe pure approntare una profonda e immediata riflessione sulla questione morale. Attorno a Ferdinando Croce – protagonista di uno scandalo ripugnante come quello che si è abbattuto su centinaia di poveri cristi colpiti da un tumore – non si può alzare un muro di protezione; perché si passa dall’arroganza alla protervia; dal comparaggio alla complicità. La Presidente del Consiglio, per fortuna, non è una sprovveduta. E ha la sensibilità necessaria per evitare che gli sfortunati pazienti dell’Asp di Trapani subiscano un altro oltraggio. Richiami dunque alla decenza gli spregiudicati padrini del camerata Croce, lanci un altolà agli irriducibili gerarchi di Sicilia e li inviti a rinunciare, almeno stavolta, al proprio cinismo. Il commissario Sbardella da solo non ce..

I reduci di Coblenza
e gli scandali di Sicilia

I settanta deputati dell’Ars somigliano sempre più a quei nobili che, rientrati in Francia dopo l’esilio di Coblenza, “nulla dimenticarono e nulla capirono”: pensarono solo a riconquistare i privilegi perduti durante la Rivoluzione. Fuori dal Palazzo dei Normanni ci sono le scelleratezze dell’Asp di Trapani e c’è il manager che, protetto dai camerati di Fratelli d’Italia, non paga pegno. Ma chi se ne frega. Della questione morale si è persa ogni traccia. Persino la Corte dei Conti, che dovrebbe vigilare sulla trasparenza della spesa, non riesce a chiudere un’inchiesta e a punire uno dei tanti sprechi. Restava in piedi l’Irfis, l’istituto di finanziamento alle imprese, ma una faida sotterranea tra fazioni del centrodestra rischia di trascinarlo nel terreno limaccioso del sospetto. Per favore, dateci un motivo per credere in questa..

Di zelo in zelo
Croce resta lì

Aveva ragione Piero Calamandrei, grande maestro di diritto: “L’eccesso di giustizia è già malagiustizia”. Gli ispettori inviati a Trapani dal ministro Schillaci, meloniano, per passare a setaccio le nefandezze dell’Asp guidata dal camerata Ferdinando Croce chiedono ogni giorno nuovi documenti. Non gli basta il ritardo scellerato con il quale sono stati consegnati ai pazienti i risultati di 3300 esami istologici. Gli zelanti ispettori vogliono date e tempi di refertazione di ogni biopsia inviata ai laboratori di anatomia patologica tra il 2024 e il 2025. Un dossier difficile da compilare. E per il quale saranno necessari tempi lunghi. Lunghissimi. Durante i quali l’indomito Croce resterà imbullonato alla poltrona. Come la Santanché, come Del Mastro, come il Balilla e tutti i gerarchi di Fratelli d’Italia iscritti alla casta bramina degli “Intoccabili &..

Se il commissario
non dà un segnale

Per carità, nessuno ha la bacchetta magica. Nemmeno Luca Sbardella, inviato da Giorgia Meloni in Sicilia per riportare un po’ pulizia in un partito che sembrava totalmente piegato alle ambizioni del Balilla. E’ pure vero che la politica ha i suoi tempi ma il commissario di Fratelli d’Italia un segnale forse avrebbe dovuto già darlo. Invece no. Il camerata Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani e protagonista di uno scandalo che ha mortificato centinaia di pazienti colpiti da tumore, resta in piedi perché il partito gli copre con indecenza le spalle. E ciò mentre gli eredi e i servitori del Balilla continuano a pilotare i congressi provinciali e a riversare cataste di denaro pubblico nei propri collegi elettorali. Ultimo caso: ventiquattro milioni di euro stanziati dall’assessore al Turismo Elvira Amata,..

Tra Porro e Prodi
lo scoop dell’anno

Prepariamoci allo scoop dell’anno. Stasera Nicola Porro, frontman televisivo dei guardiani della rivoluzione meloniana, mostrerà il video integrale dello sfortunato incontro tra una sua giornalista e Romano Prodi, padre nobile di una sinistra sempre in cerca di un’identità. Il pentolone pubblicitario di “Quarta Repubblica” ribolle già da qualche giorno. Finora si sa che la giornalista ha rivolto al Professore una domanda provocatoria sul tanto discusso Manifesto di Ventotene; e che l’ex presidente del Consiglio ha risposto in maniera piccata, irritata e anche un po’ scomposta, agitando addirittura una mano. Stasera l’autorevole conduttore retequattrista rivelerà in diretta se quella mano ha sfiorato il viso o ha strattonato i capelli della giornalista. Oppure – terza ipotesi – se le ha semplicemente tirato le orecchie. Come si faceva a scuola con gli asinelli.

Un doppio oltraggio
per i malati di tumore

Il primo oltraggio al corpo di Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara colpita da un tumore, è stato il ritardo con il quale le è stato consegnato il risultato dell’esame istologico: otto mesi: una scelleratezza. Il secondo oltraggio è il balletto con il quale i poteri forti della sanità – i gerarchi di Fratelli d’Italia, la burocrazia del ministero, la palude di Piazza Ottavio Ziino – girano attorno alle responsabilità di Ferdinando Croce, il camerata che l’ex assessore Ruggero Razza ha imposto come direttore della Asp di Trapani. La denuncia arriva proprio dalla signora Gallo, la cui tragedia ha consentito di scoprire che i ritardi dell’Asp riguardavano oltre tremila pazienti, duecento dei quali risultati poi positivi. Da quasi due mesi si inseguono e si accavallano le ispezioni. Ma le acque..

Scandalo di Trapani
Chi fa il gioco di chi

E’ la stagione degli interrogativi: tanti, inquietanti, cupi. Per chi gioca Trump: per la pace, per sé o per Putin? E Giorgia Meloni sta con Salvini che fa smaccatamente il gioco della Russia o con Tajani che timidamente vorrebbe sostenere Ursula von der Leyen? E la Schlein, con chi sta la segretaria del Pd: con l’Europa del riarmo o col pacifismo paraculo di Giuseppe Conte? Anche in questa Sicilia, lontana dalla tragedia dell’Ucraina e dalle sceneggiate su Ventotene, si affacciano interrogativi drammatici (si fa per dire). Riguardano Ferdinando Croce, il camerata manager del disastro sanitario di Trapani. Si sa per certo che Schifani vuole la sua testa. Ma gli altri? L’assessore Faraoni sta col governatore o con Fratelli d’Italia? E il ministro Schillaci – un meloniano di ferro – andrà..

Gerenza

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