Da Scianna a mio padre,
l’arte di fotografare
di Pucci Scafidi
L’altra sera, al Teatro Santa Cecilia, ho provato una straordinaria emozione. C’era Ferdinando Scianna, classe 1943, che parlava di fotografia e incantava oltre trecento persone. E quell’incanto mi riconduceva ad un suo amico e collega, nato diciotto anni prima di lui; si chiamava Nicola Scafidi, ed era mio padre. Sì, perché i grandi fotografi, quelli di una volta, raccontavano il loro quotidiano con una Laica, strumento inseparabile, senza sapere, che nell’arco della loro vita sarebbero diventati testimoni e narratori della storia italiana. Ascoltare Ferdinando è stato un viaggio nel passato. Sentivo le fotografie che puzzavano ancora di fissaggio, le pellicole TRI-X della Kodak. I suoi ricordi, messi tutti assieme, erano la perfetta sceneggiatura di un film in bianco e nero, ricco di inquadrature forti e perfette, quelle che entrano nell’anima...