Simone Canettieri per Il Foglio

Le parole di Salvini su Putin
imbarazzano Meloni e Tajani

"Come ci muoviamo?". Con una certa dose di premonizione Giorgia Meloni e Antonio Tajani, già domenica pomeriggio, avevano iniziato a parlare delle elezioni in Russia e dello scontato successo di Vladimir Putin. La premier era al Cairo, il ministro degli Esteri a Roma. I due hanno avuto fitti contatti per analizzare la situazione a Mosca e soprattutto per come commentarla. Per cercare cioè di tenere unito il governo, nonostante Matteo Salvini. Chiamasi riduzione del danno. Il leader della Lega e vicepremier, puntuale come un orologio svizzero, alle 11 di ieri mattina infatti si è esibito in una dichiarazione che spaccherà per tutto il giorno Palazzo Chigi. Tra imbarazzi e lingue morse. Silenzi e commenti: “Il caso sta montando, ma non ci faremo trascinare in questa polemica: la posizione di Meloni..

Meloni, l’equilibrismo con gli Usa
e le telefonate segrete con Trump

l silenzio, gli squilli, poi irrompe una voce graffiante: “Hello, Giorgia”. “Hello, Donald”. Contatti segreti, ma periodici. Che segnalano un filo sotterraneo che Meloni sta tenendo con Donald Trump, candidato dei Repubblicani alla Casa Bianca. Sono telefonate dirette, quelle avute anche di recente dalla presidente del Consiglio con il tycoon. Il Foglio è in grado di ricostruirle. Conversazioni che non passano, per forza, dall’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi (e in particolare dal “delegato” agli Usa, il ministro plenipotenziario Alessandro Cattaneo). Ma di cui, per esempio, è bene a conoscenza il tentacolare capo di gabinetto della presidente del Consiglio, Gaetano Caputi. Meloni e il suo braccio ambidestro Giovanbattista Fazzolari (che per inciso è anche figlio di un diplomatico) sanno che si tratta di nitroglicerina. “Telefonate che non devono esistere” – nemmeno..

Sardegna non facile per la Meloni
Il suo candidato ha il fiato grosso

“Forte e fiera”. Lo slogan, a caratteri cubitali, campeggia un po’ ovunque in giro per l’isola. Sui manifesti, sui cartelloni, sui bus, sui banner pubblicitari. Vicino al claim c’è il volto – di profilo – di Giorgia Meloni. Che tra le altre cose ha anche origini sarde da parte paterna (tempo fa un ricercatore di Youtrend si spinse fino a scovare nell’albero genealogico della premier legami con Antonio Gramsci: strano, ma forse vero). “Forte e fiera” è il gioco trovato da Fratelli d’Italia riferito alla Sardegna al voto domenica. Meloni ci mette la faccia, il suo candidato Paolo Truzzu molto meno. Per Meloni è un test su di sé. Ed è subito: deo soe Giorgia. Senza badare a spese, la presidente del Consiglio ha dato mandato al suo uomo macchina..

Un giorno da Vincenzo De Luca:
insulti a Giorgia e sfida a Elly

“Festeggiamo De Luca con un bicchiere di sambuca. Che se poi è Molinari lo portiamo al Quirinale”. La mattinata in piazza Santi Apostoli, luogo caro alla sinistra che vince, era partita con questa filastrocca un po’ ubriaca. Recitata da un anziano signore – originario di Salerno, ovvio – vestito da Garibaldi con tanto di caciocavallo e barbone candido. Folclore. Tutti ad aspettare il viceré, l’arciduca, Don Vincenzo, lo sceriffo. Piazza piena di sindaci campani, lavoratori della manutenzione strade, sindacalisti Uil e direttori generali della Asl. La giornata finirà con il governo che attacca De Luca: in Transatlantico, dopo un Crodino alla buvette, si è messo seduto su un divanetto e ha dato della “stronza” alla premier che gli aveva consigliato di “lavorare invece di manifestare”. Continua su ilfoglio.it

E Salvini resuscita l’Udc

Patto con Cesa: due leghisti sotto lo Scudo a Montecitorio. Ci sarà Minardo. L'impatto in Sicilia

Per Elly Schlein Sanremo è come il Pd: intramontabile

“Sanremo è quella cosa in Italia di cui non se ne può fare a meno e che alla fine seguono tutti, anche solo per parlarne male”. Vuole dire come il suo Pd, segretaria Elly Schlein? Risata: “Esatto, come il Pd”. Cosa ha pensato quando ha visto Travolta alle prese con “Il ballo del qua qua” tra Amadeus e Fiorello? “Che ci avrebbe fatto causa, visto che non ha firmato la liberatoria. E comunque gli mancavano gli occhiali a goccia e poi...”. E poi? “Era uguale a Bonaccini”. Chi vince Sanremo? “Finora ho ascoltato solo quindici canzoni, perché la sera del debutto ero a Strasburgo e poi in collegamento con Bersani”. Sì, su La7, non proprio il massimo della connessione sentimentale con il paese. “Ma appena arrivata in hotel non mi..

Inchiesta su Verdini, per Meloni è
una “brutta storia”. Salvini si isola

Giorgia Meloni in privato la definisce una “brutta storia” e dà mandato ai suoi fedelissimi di leggere l’ordinanza del gip. Matteo Salvini in pubblico fa spallucce alla richieste di informativa urgente in Aula che arriva, con calma, dalle opposizioni: “Non mi faccio dettare l’agenda da loro”. Ciaone? Antonio Tajani aggiunge che “sarà il leader della Lega a decidere se presentarsi in Aula, ma Denis Verdini non mi è prossimo, né parente”. In questo triangolo della maggioranza, tra mezze frasi e parole di circostanza, c’è l’ultimo caso giudiziario caduto sul groppone del governo. Tensione pura. E’ l’inchiesta sulle commesse dell’Anas che ha coinvolto Denis Verdini (indagato) e il figlio Tommaso (finito agli arresti domiciliari) insieme ad altri esponenti legati a una lobby che si sarebbe spartita gli appalti per il risanamento..

Superbonus, mini soddisfazione
per Tajani e per Forza Italia

Alla fine non è saltata  solo la conferenza stampa della premier (rinviata, salvo ulteriori bollettini medici, al 4 gennaio), ma anche quella canonica post Consiglio dei ministri, nonostante la carne al fuoco. Segno di quanto l’ultima riunione del 2023 a Palazzo Chigi sia stata abbastanza frizzante e non priva di scontri, in una corsa affannata a piantare bandierine. “Franco dibattito in Cdm”, è la formula che racchiude il dentro e fuori dei provvedimenti. La notizia è che Giancarlo Giorgetti sul Superbonus ha retto. O meglio: non ha contraddetto se stesso. Sicché il ministro dell’Economia ha concesso a Forza Italia il minimo sindacale per poter dettare alle agenzie fiumi di giubilo. Nel merito la faccenda è andata così: il Superbonus al 110 per cento resta per le famiglie con Isee basso (15 mila..

La Meloni ad Atreju: “Non ci
sarà verso di liberarsi di me”

"Non vi libererete facilmente di me". Fortuna che era senza voce. E' con queste parole che Meloni chiude Atreju, parlando per un'ora e dieci minuti. Inanellando il suo anti-pantheon: da Chiara Ferragni a Roberto Saviano, da Elly Schlein a Giuseppe Conte. E poi la stampa militante, citata più e più volte, i partiti, i poteri forti e il mainstream. Non mancano i sindacati che scioperano troppo e poi firmano i contratti collettivi a 5 euro. La leader di Fratelli d’Italia che in apertura ringrazia “chi si è fatto un mazzo così per questa festa” traccia così il suo personalissimo identikit dell’anti-italiano “quello che gufa contro l’economia” e sogna governi tecnici appena lo spread sale un po’. Sarà il palco di Atreju, ma il discorso fiume di Meloni è un attacco..

Meloni come Conte: niente Scala ma pranzo con gli ultimi

Cerca Elly disperatamente, ma alla fine si ritrova sempre Giuseppi. Più Giorgia Meloni prova a polarizzare lo scontro con la segretaria del Pd, più il capo del M5s spunta come un fungo: non sei Rambo, basta vittimismo alla Calimero, vergognati sul salario minimo. E vai con disegni di legge strappati in Aula, cartelli, interviste al fulmicotone. Sdeng, bum, splash! La premier, per Forbes, è la quarta donna più influente del mondo (dietro di lei Taylor Swift, davanti a tutte Ursula von der Leyen). E forse questa vita tra Palazzi e potenti, tappeti rossi e cerimoniali, inizia a starle stretta. Ecco perché ieri si è contizzata. Niente Scala, pranzo sociale con gli ultimi. Modalità Quarto stato. E’ Giorgia Pellizza da Volpedo. L’anno scorso Meloni partecipò, accompagnata da Andrea Giambruno, alla prima..

Gerenza

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