Simone Canettieri per Il Foglio

Palazzo Madama? No, Atreju
Meloni scatenata contro tutti

“Bisognerebbe tirarle una scarpa, a volte provoca così tanto da farsi quasi opposizione da sola”, dice il senatore eletto con il Pd Andrea Crisanti. Barbara Floridia ride e aggiunge: “La verità è che nella comunicazione è il top”. Sia il microbiologo prestato alla politica sia l’esponente del M5s a capo della Vigilanza Rai stanno parlando di Giorgia Meloni durante un caffè alla buvette. La premier ha chiuso la pratica delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo ed è già sull’aereo, direzione Bruxelles. A differenza dell’altro giorno alla Camera, qui a Palazzo Madama lo spettacolo, se così si può chiamare, ha raggiunto picchi niente male. L’acme è stato toccato con gli ululati (o versi) di Meloni in risposta a quelli dell’opposizione, poi sovrastati da quelli della maggioranza. E ancora, nel dettaglio,..

Due ministri e pure due ex sull’aereo più pazzo del mondo

Aeroporto di Linate, Milano, otto di mattina. Sul volo Ita per Roma salgono alla spicciolata due vicepremier, un ex ministro degli Esteri che fa ancora per poco l’inviato Uenel Golfo e un’ex ministra. Eccoli tutti insieme divisi da pochi posti: Matteo Salvini e Antonio Tajani, i tenori rissosi del governo; Luigi Di Maio, che fu leader del M5s ma anche ministro degli Esteri prima di Tajani nonché gemello diverso di Salvini ai tempi gialloverdi. E poi Mariastella Gelmini, ex big di Forza Italia, già draghiana, eletta con Azione e ora in maggioranza via Maurizio Lupi. L’aereo più pazzo del mondo, governi stratificati come la città di Troia. I quattro si sono salutati fra loro per cortesia, prima di rificcarsi con la testa sugli schermi dei cellulari. La giornata è iniziata..

Crosetto bombarda Giuli per la nomina del museo Egizio

“Chi è stato a parlare?”. Quando ormai la frittata è fatta – e la lite fra i ministri Alessandro Giuli e Guido Crosetto è di dominio pubblico – a Palazzo Chigi provano a inseguire i fantasmi. Si cerca come sempre la talpa, che per antonomasia meloniana è “un infame”. Il rinnovo di Evelina Christillin alla guida della Fondazione Museo Egizio di Torino apre l’ennesima faglia dentro Fratelli d’Italia. Nei rapporti di forza interni in Piemonte e ovviamente sulle nomine, la ciccia. La storia – raccontata dal Foglio.it – non è finita perché il ministro della Difesa non si arrende. Crosetto nega i toni violenti (via chat e al telefono) con i quali si è rivolto a Giuli – che questo giornale al contrario conferma – ma soprattutto fa filtrare che..

Elly in corsia. Tour degli ospedali sognando Palazzo Chigi

Riparte da una corsia di ospedale sperando poi di correre veloce su quella di sorpasso nel rettilineo che la dovrebbe portare a Palazzo Chigi. Ecco Elly Schlein capace come Forlani (ma con l’eskimo) di parlare per un’ora abbondante sotto una pioggia di domande senza dare grandi titoli o emozioni. Magari questa è la sua forza. Al termine della conferenza stampa post regionali, i cronisti se ne vanno rassegnati, con una serie di parole chiave segnate alla rinfusa ma non inedite: unità, umiltà, anima, connessione con il popolo, Tina Anselmi, lavoro di semina... Comunque la prima notizia è che il Pd lancerà una grande mobilitazione per medici e infermieri contro i tagli alla sanità. La seconda è una conferma: Schlein si vede a Palazzo Chigi. “Tempo al tempo”. Nel frattempo la..

La Meloni: “Perdere ci fa bene”
Si apre il processo a Donzelli

Se lo dice lei è Vangelo: “Non vincere sempre può aiutare a mantenere i piedi per terra”. A Rio de Janeiro ci sono il Cristo redentore ma anche Giorgia Meloni. La premier – reduce dal G20 e prima di partire per l’Argentina per incontrare il presidente Milei – entra ed esce dalle cose italiane. Difende il ministro Giuseppe Valditara e il sottosegretario Andrea Delmastro e poi plana sulle regionali. Tiene banco la sconfitta in Umbria, visto che per l’Emilia-Romagna sarebbe servito un miracolo. Il richiamo alle scoppole formative rimbalza a Roma, tra il Parlamento e Via della Scrofa, e apre un piccolo processo interno. Alla maniera, certo, di Fratelli d’Italia. Va fatta una premessa: trattandosi di un partito “leninista” dove non esistono voci fuori dal coro, soprattutto dopo che ha..

Le paranoie di Fdi: un apparecchio
contro le spie e le intercettazioni

Lo chiama “schifo”. Dice che ormai “siamo vicini all’eversione”. Promette che “il governo sarà implicabile”. Ed è pronta all’ennesima infornata di provvedimenti legislativi. Giorgia Meloni si sveglia la mattina e annusa aria di dossieraggi, peggio del napalm. La cronaca le viene incontro con un rosario di scandali – l’ultimo quello di Equalize a Milano – impossibili ormai da sottovalutare. L’idea di essere “circondati”, di potersi fidare di pochissime persone impregna le stanze, di natura malfidate fino all’ossessione, di Palazzo Chigi. Ma anche dei ministeri più sensibili. Come quello di Guido Crosetto – già oggetto delle attenzioni delle ricerche del finanziere Pasquale Striano – che l’altro giorno davanti all’ennesimo bubbone ha parlato di “punta dell’iceberg”. Il clima è questo, dunque. E anche Fratelli d’Italia, il partito collegato con un doppio filo..

Liguria, messaggio al centrosinistra: con Conte si perde

Fuori. Il più facile dei rigori a porta vuota – manette, girotondi, scandalo indignato, elezioni anticipate e governatore uscente che addirittura patteggia mentre si distribuiscono i santini elettorali – finisce in tribuna. Per un soffio, ma non va in gol. Andrea Orlando, che dalle primarie del Pd del 2017 non si metteva in gioco in prima persona, rimedia nella sua Liguria una sconfitta di misura. Che ora potrebbe non essere orfana. Fra tre settimane tocca all’Umbria, altro fortino del centrodestra che dopo ieri sera sembra meno espugnabile. Matteo Salvini ha già piantato la tenda a Perugia. “Se perdo sarà per colpa mia”, aveva confessato l’ex pluriministro dem al teatro Politeama di Genova, durante la chiusura della campagna elettorale. Appuntamento cercato, ma complicato nella costruzione tanto da diventare una notizia, la..

La passione di Giuli: dopo un mese
e mezzo è già isolato dentro FdI

E’ il fuoco amico, quello de destra, il vero problema di Alessandro Giuli, ministro della Cultura con già due capi di gabinetto cambiati (uno cacciato, Francesco Gilioli, e l’altro dimissionario, Francesco Spano) in un mese e mezzo. Il successore di Gennaro Sangiuliano, da quando è stato nominato, fa i conti con tutta l’infosfera globale meloniana: politica e mediatica. Un braccio di ferro sotterraneo, ma non troppo, con colonnelli e caporali di Fratelli d’Italia che dopo lo scandaletto di Maria Rosaria Boccia vogliono pilotare da Palazzo Chigi, senza più sorprese, il Collegio Romano. Egemonia tecnocratica, prima che culturale. “Giuli è d’area, ma non è organico: deve seguire la linea perché è stato messo da noi e non dalla sinistra”, dicono i discepoli di Giovanbattista Fazzolari. E cioè il potentissimo sottosegretario alla..

Da Report al Colle a Marina B. I soliti sospetti della Meloni

Suona la fisarmonica. Rapporti che si contraggono e poi si distengono. Dietro alla “cordiale collaborazione istituzionale” fra Palazzo Chigi e il Quirinale c’è la storia di un’altalena che non si ferma mai. Niente di personale fra la premier Giorgia Meloni e il capo dello stato Sergio Mattarella. E però, dopo 24 mesi, c’è un allineamento che fatica a compiersi. L’approccio muscolare e talvolta incendiario della destra di governo non è lo stile ideale per il Colle, come di converso la rigidità lamentata dagli uffici legislativi di Palazzo Chigi. Tutto questo concorre a creare un clima di piccoli e grandi sospetti all’insegna della massima dissimulazione. Ne è la riprova il decreto sui Paesi sicuri varato lunedì dal Cdm, dopo il caso Albania, preceduto e accompagnato da parole di benzina nei confronti..

Gerenza

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