Se Mirri contasse ancora qualcosa – per parafrasare Baldini – mi avrebbe proposto un anno di contratto, forse tre. Ma il punto è questo: che Dario Mirri, nel nuovo assetto societario del Palermo, non conta quasi più. Resta presidente, ma col 20% delle quote non avrà mai l’ultima parola. Su niente. Dovrà accontentarsi di un posto nel Consiglio direttivo della Serie B, dove è stato già eletto; e di un ruolo di rappresentanza. La continuità fra il vecchio e il nuovo progetto si è già liquefatta con l’avvento del City Football Group, ma soprattutto con gli addii dell’allenatore Silvio Baldini e del direttore sportivo Renzo Castagnini.

Non è detto che il Palermo andrà peggio. Gli inglesi di ora, a differenza degli inglesi del passato, non rifileranno alla città alcun pacco. Hanno i soldi – ma troppi investimenti in giro per il mondo – e un’organizzazione da far invidia. Il Palermo abbandona la gestione “familiare” e farà parte di un grosso ingranaggio che si dipana da Manchester a New York. Diventa un prodotto industriale, che alla lunga darà stabilità sotto il profilo finanziario. Magari qualche risultato. Ma che nel breve periodo, come sintetizzato dal tecnico (ormai ex) in conferenza stampa, rischia di scalfire l’entusiasmo.

Baldini e Castagnini se ne sono andati perché non si ritrovavano nel progetto tecnico. “Io non prendo per il culo la gente palermitana, io voglio andare in Serie A e a me di fare un anno di transizione non me ne frega niente – ha sintetizzato Baldini -. Senza creare entusiasmo la gente sta a casa e lo stadio non si riempie. Avere un gruppo per me vuol dire anche avere il popolo rosanero che si sente partecipe alla partita”. Concetti che paiono un po’ superficiali, ma che in fondo denotano due cose: il temperamento dell’allenatore toscano e il modo di operare degli inglesi, che ci hanno messo i soldi e pretendono di dettare la linea. Per questo non hanno concesso ai calciatori l’aumento di stipendio che molti credevano automatico dopo una promozione.

La Serie A? “Prima consolidiamoci in B”, è stata la risposta del super mega chief, Ferran Soriano, nel giorno del passaggio di consegne. Gli inglesi hanno il capitale e decidono come gestirlo. In quanti anni spalmarlo. Chi prendere (i due nuovi fisioterapisti sono arrivati senza l’avallo dello staff tecnico). Di fatto tutti i rosanero della prima ora – compreso Rinaldo Sagramola, che aveva costruito la società da zero dopo il de profundis del 2019 – sono stati emarginati poco a poco. Gli è stato chiesto di adattarsi, ma non tutti hanno accettato. Ecco perché diventa fondamentale la gestione di questa fase: far dilagare il malumore non è nel miglior interesse della proprietà, della squadra e soprattutto della piazza. Che fin qui, campagna abbonamenti alla mano, dimostra di non averne risentito. Intanto questa sera nel debutto in Coppa Italia contro la Reggiana andrà in panchina il tecnico della Primavera Di Benedetto. La ricerca del sostituto di Baldini non ha ancora dato i suoi frutti.