Lo show della monnezza continua ad allietare l’estate siciliana. Ad esempio, i cumuli tra Noto e Marzamemi, hanno accolto (una volta abbandonata l’autostrada) i numerosi ospiti – fra cui Sharon Stone – che ieri hanno partecipato al grande evento offerto da Dolce e Gabbana presso l’isola di Ortigia, a Siracusa. Il sindaco di Noto, Corrado Figura, si limita alle frasi di circostanza: “In nessuna zona del territorio di Noto – sono le parole riportate da ‘La Sicilia’ – ci sono discariche. Sono soltanto i soliti sporcaccioni del momento”.

Ma questa dei rifiuti è una piaga inestirpabile che davvero non si riesce a spiegare. E la cui spiegazione – questo è l’aspetto più grave – non può esaurirsi di fronte all’inciviltà delle persone. “E’ stato dato mandato al nostro legale di sporgere denuncia e presentare un esposto – ha detto Luciana Vacirca, presidente di Contrade di Vendicari –. Siamo totalmente abbandonati e c’è sicuramente anche un rischio sanitario. Chi gestisce una struttura turistica si trova costretto a giustificare l’ingiustificabile e chi viene non ritorna. Per fare turismo occorrono due cose fondamentali: i servizi efficienti e la cura del territorio. Venendo meno questi due presupposti la nostra immagine nel mondo verrà sempre sporcata come si faceva con la mafia”.

Eppure alcuni politici sedicenti si gonfiano il petto spiegando che le notti di permanenza media, in Sicilia, sono aumentate: da 2,6 a 3,2. Nonostante le responsabilità – verrebbe da eccepire – che la politica non s’è mai presa. Ad esempio l’estate scorsa, quando una mega opera di bonifica del territorio netino fu intrapresa dopo la denuncia di Selvaggia Lucarelli, giornalista e opinionista sagace, a cui bastarono pochi giorni per sputtanarci malamente. Un anno dopo, però, siamo punto e a capo. Ovviamente le discariche a cielo aperto non si trovano soltanto ai bordi dello stradone che conduce a San Lorenzo. O sulla Scoglitti-Gela. Ma in tutta l’Isola. E i problemi sono aumentati perché il governo della Regione, oltre a non garantire la pulizia e la bonifica straordinaria di queste aree (potrà sempre asserire che è colpa delle SRR), non riesce nemmeno a garantire il conferimento ordinario della frazione secca accumulata dalle utenze domestiche.

Le poche discariche aperte sono a un passo dal default. Esaurite. Altre, come quella della Oikos a Motta Sant’Anastasia o della Sicula Trasporti a Lentini, hanno dovuto chiudere. Altre ancora, come quella di Bellolampo, aspetta da quasi un anno il completamento della settima vasca. Così l’unica soluzione è portare la spazzatura fuori Regione, anche se nessuno vuole assumersi la responsabilità di farlo (perché significherebbe far schizzare il costo della Tari provocando un’orticaria ai sindaci e soprattutto ai cittadini, compreso chi paga per un servizio inesistente). E quindi? Tutto ‘congelato’, in attesa che a pronunciarsi sia un ardimentoso tavolo romano, dove la Regione ha ricevuto un secco di rifiuto rispetto all’ipotesi di trasportare la monnezza in altre regioni: deve prevalere il principio di ‘prossimità’. Magari ci diranno come.

Ma fra i tanti nodi irrisolti della politica siciliana c’è, ad esempio, quello delle (ormai) 1.300 bare in deposito al Cimitero dei Rotoli di Palermo. Senza sepoltura. Nella transizione da Orlando a Lagalla il problema non è rientrato. Anzi, si è aggravato. Sapete cosa significano 1.300 feretri sotto il sole cocente? E l’odore nauseabondo che emanano? In attesa dei loculi (anch’essi temporanei), della sistemazione del forno crematorio e di chissà quale altra “trovata”, tutto resta com’era. Fermo. Ma per fortuna i turisti non si recano al cimitero. Magari avranno modo di soffermarsi di fronte alle pile di ingombranti che devastano le periferie di Palermo, quello sì. Ci sarebbe da stupirsi. Ma un po’ meno.