Ho assistito in silenzio, quasi impassibile, all’ondata di sdegno seguita alla sospensione della professoressa Dell’Aria per il video realizzato con i suoi alunni. Ho assistito in silenzio, quasi impassibile, alla rivolta social, alla gogna senza contraddittorio, alle minacce, ai frizzi e ai lazzi, ai teatrini, a comparsate e beatificazioni, ai comunicati stampa, ai baci e agli abbracci, ai dotti editoriali. Ora che la burrasca è lontana esco dal mio letargo e pongo alla professoressa dieci domande (che poi scrivendo sono diventate 14) con nessun altro intento che non sia quello di capire, di comprendere, di entrare dentro alle cose, di sviscerarle, di ragionarle. Fuori da logiche da giustizia sommaria. Eccole.

1. Gentile professoressa, da docente di Storia, per lei il decreto sicurezza è paragonabile alle leggi razziali o no?

2. Se lei, come ha successivamente affermato, conosce la differenza tra le leggi razziali e il decreto sicurezza, perché ha impostato il video realizzato con i suoi studenti come un’analogia tra il decreto sicurezza e le leggi razziali?

3. Se un suo collega avesse guidato i suoi studenti e proiettato a scuola davanti a decine di classi un video sui comunisti che mangiano i bambini o sulla negazione della Shoa, per lei si sarebbe trattato ugualmente di espressione di libero pensiero, di espressione e di insegnamento?

4. Lei crede che il paragone tra il rastrellamento del ghetto di Roma e la deportazione degli ebrei del 1943 e lo sgombero del Cara di Castelnuovo nel 2019 sia corretto, come accade nel video realizzato con i suoi alunni?

5. Lei è a conoscenza del fatto che il decreto sicurezza è una legge della Repubblica italiana promulgata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella?

6. Lei ritiene che la frase “Il Giorno della memoria significa impegnarsi per protestare contro quello che accade oggi e non lasciarsi manipolare da una politica nazionalista e xenofoba che rischia di ripetere gli errori di allora” con cui si conclude il video da lei realizzato con i suoi studenti sia esercizio di libero pensiero e educazione al pensiero critico?

7. Se sì, qual è la differenza con la propaganda politica di qualsiasi orientamento abbia?

8. In nome della libertà di pensiero, di espressione e di insegnamento perché non ha rivendicato la titolarità del video anziché attribuirlo ai suoi studenti?

9. Lei sa che l’articolo 21 della Costituzione ha dei limiti stabiliti dalla legge cui tutti (a cominciare dai giornalisti) sono soggetti?

10. Perché non ha rifiutato l’abbraccio e la foto ricordo con Salvini (secondo il suo video paragonabile al Duce) alla vigilia delle elezioni?

11. Non le è venuto il sospetto di essere stata strumentalizzata politicamente?

12. Lei non crede che il ministero dell’Istruzione abbia il diritto/dovere di segnalare episodi di cui viene a conoscenza (abusi, vessazioni ideologiche, insegnamenti strampalati) e che i suoi uffici territoriali abbiano il dovere di svolgere adeguati accertamenti?

13. Lei è al corrente del fatto che le ispezioni nelle scuole non sono atti polizieschi ma esercizio attribuito per legge agli uffici che governano il sistema scolastico a garanzia di tutti?

14. Perché non ha ritenuto di ricorrere subito al giudice del lavoro impugnando con procedura d’urgenza il provvedimento adottato nei suoi confronti, come è norma in uno Stato di diritto, anziché puntare a un annullamento del provvedimento a furore di piazza?