L’ex consulente all’Energia di Matteo Salvini, socio in affari di Vito Nicastri (il re dell’eolico), è stato arrestato questa mattina assieme al figlio Francesco. Si tratta di Paolo Arata, per una legislatura deputato alla Camera con Forza Italia. Padre e figlio sono accusati di corruzione, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Oltre che nei confronti dei due Arata il giudice ha disposto l’arresto per Nicastri, la cui la misura è stata notificata in carcere in quanto già detenuto, e per il figlio Manlio, indagati pure loro per corruzione, auto riciclaggio e intestazione fittizia. Ai domiciliari è finito invece l’ex funzionario regionale dell’Assessorato all’Energia Alberto Tinnirello, accusato di corruzione. Una tranche dell’inchiesta nei mesi scorsi finì a Roma perché alcune intercettazioni avrebbero svelato il pagamento di una mazzetta, da parte di Arata, all’ex sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri. In cambio del denaro Siri avrebbe presentato un emendamento al Def, mai approvato, sugli incentivi connessi al mini-eolico, settore in cui l’ex consulente del Carroccio aveva investito (Siri, per questo, è stato dimissionato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte). A Palermo invece è rimasta l’indagine sul giro di corruzione alla Regione siciliana che ha condotto all’arresto degli Arata e dei Nicastri. Tutti al centro, secondo i pm di Palermo, di un giro di tangenti che avrebbero favorito Nicastri e il suo socio occulto nell’ottenimento di autorizzazioni per i suoi affari nell’eolico e nel bio-metano. Ai regionali sarebbero andate mazzette dagli 11 mila ai 115 mila euro.