Altro pomeriggio in trincea a Palazzo dei Normanni. Sala d’Ercole ha approvato l’articolo 25, che riguarda la decurtazione del 70% della tassa di licenza per le attività venatorie per l’anno 2021. Un risultato rivendicato dalla Lega “per far riconoscere il diritto dei cacciatori siciliani che hanno pagato la tassa di licenza per l’anno 2020 senza però, a causa della pandemia, aver usufruito dello stesso diritto di esercizio dell’attività venatoria”. “Già due mesi fa la Lega ha presentato in aula un ordine del giorno sull’argomento, accolto poi dall’assessore Scilla nel testo della finanziaria regionale – commenta l’on. Antonio Catalfamo, capogruppo del Carroccio – rivendichiamo con orgoglio il nostro impegno su questo argomento. Il voto su questo articolo riconosce finalmente il diritto dei cacciatori a una forma di compensazione per un esercizio evidentemente compromesso a causa dei vincoli dettati dall’emergenza covid per l’anno in corso”.

L’articolo, in un primo momento, era stato osteggiato da Siragusa (M5s), che aveva proposto un soppressivo allo scopo di aprire una discussione sul Ddl randagismo, incagliato da mesi in commissione. E’ stato lo stesso Musumeci, dai banchi del governo, a chiedere di tenere separate le questioni, e a farsi portavoce presso l’assessore Razza per rinvenire nei capitoli della sanità le coperture necessarie: “Apprezziamo l’impegno di Musumeci preso oggi in aula di trovare la copertura per la legge finanziaria sul randagismo approntata da tempo dalla commissione speciale cui appartengo e ferma ai box per mancanza delle esigue risorse economiche utili a finanziarla. Ora – ha commentato Siragusa – alle parole devono però seguire i fatti: la legge darebbe finalmente l’attesa risposta a un grosso problema che affligge tanti nostri Comuni”.

Ma nel corso del pomeriggio ha tenuto banco l’esame dell’articolo 14, poi accantonato su richiesta dell’assessore Zambuto, che riguarda la possibilità di assunzione di nuovi dirigenti esterni all’amministrazione regionale. Un tentativo respinto dal Pd: “Il governo Musumeci valorizzi le professionalità interne della Regione piuttosto che assumere senza concorso nuovi dirigenti esterni a tempo determinato contravvenendo agli impegni assunti con lo Stato con l’accordo del 14 gennaio 2021. Il governo – ha evidenziato il capogruppo dem, Giuseppe Lupo – avvii un processo di riqualificazione del personale in servizio della Regione dotato di competenze, titoli ed esperienza”. La seduta è stata sospesa dopo l’approvazione dell’articolo 26, ma le norme più articolate sono state momentaneamente accantonate. Passa l’articolo 20, relativo al ripianamento delle perdite dell’associazione “Istituto Giglio di Cefalù”.

Il racconto di martedì

Dopo ventiquattr’ore di riflessione, e le relazioni giunte dagli uffici dell’Ars e dell’assessorato all’Economia, ha avuto finalmente inizio l’esame della manovra finanziaria. In netto ritardo rispetto al 28 febbraio, data di scadenza dell’esercizio provvisorio; e, comunque, in una condizione di oggettiva difficoltà per la Regione, che da un paio di settimane ha la spesa congelata (tranne stipendi e utenze). Come se non bastasse, sul futuro della Legge di Stabilità pesa la mancata parifica da parte della Corte dei Conti, che tra un mese o due potrebbe aprire nuovi squarci – leggasi disavanzo – e obbligare l’aula a frettolosi correttivi. Nonostante tutto, il battesimo s’è celebrato. E di fronte a un padrino d’eccezione: il presidente della Regione, Nello Musumeci.

Il primo braccio di ferro se l’aggiudicato il governo, che ha ottenuto da Miccichè di andare avanti coi lavori nonostante un altro, potenziale impedimento: ossia l’impugnativa sulle variazioni di bilancio (legge 33 del 2020) da parte del Consiglio dei Ministri, notificata all’aula soltanto oggi. Secondo l’assessore Armao, infatti, avrebbe una natura “formale e non sostanziale”. Ma qualora la Corte Costituzionale dovesse dare torto alla Sicilia, emergerebbe un buco da 35 milioni (che Armao pensa di coprire grazie a un fondo da 100 milioni accantonato in Bilancio, a “garanzia” di ulteriori disavanzi segnalati dalla Corte dei Conti). L’orientamento, nonostante la resistenza delle opposizioni e i dubbi iniziali dello stesso Miccichè, è non curarsene. “Nessuno qui si deve arrampicare sugli specchi, perché nessuno ha qualcosa da nascondere o da tacere – ha attaccato Musumeci, riferendosi al presidente dell’Ars -. Stanno solo venendo a galla errori non ascrivibili a questo governo o a questa maggioranza. Ognuno deve assumersi il peso delle proprie responsabilità. Ma non possiamo andare avanti fra le polemiche a chi le spara più grossa”.

In avvio, dopo le stoccate di Cracolici (che ha parlato di “follia gestionale”), è arrivata la ferma condanna di Danilo Lo Giudice (ex Udc) sull’operato di Armao: “Non c’è un bilancio, non c’è un consuntivo, non c’è un giudizio di parificazione, c’è un esercizio provvisorio accompagnato da una impugnativa del bilancio 2020 che però l’Assessore bolla come mera formalità. Insomma siamo allo sfascio più totale e nessuno lo vuole ammettere. Si agisce con una gravissima superficialità, aggravata dal comportamento dello stesso assessore che non fornisce a noi deputati alcuna informazione. Non si può lavorare con questa superficialità: ci apprestiamo a discutere una Finanziaria dove si continua a discutere di milioni e milioni da assegnare, senza però chiarire quale sia la copertura. Mi chiedo e chiedo al governo se sia possibile avere un quadro attendibile delle risorse di bilancio, della situazione economica e finanziaria, dei fondi extra regionali. Qui non siamo al mercato, siamo al Parlamento e i parlamentari meritano rispetto a partire dall’assessore”.

Al termine di una breve interruzione, i lavori sono finalmente cominciati. Ma il primo dato che emerge dall’aula, all’articolo 3, è il valore dei fitti passivi della Regione, che Roma ci chiede progressivamente di ridurre: quest’anno, rispetto a un valore complessivo di 39,8 milioni, verranno risparmiati 986 mila euro (il 2,5%). Claudio Fava, deputato dei Cento Passi, ha chiesto lumi ad Armao: “Com’è possibile che il suo capo di gabinetto, su specifica richiesta della commissione Antimafia, abbia chiesto trenta giorni di tempo per fornirci i dati dei fitti passivi, e oggi, invece, vengono pubblicati nel testo della Finanziaria con appena 24 ore di preavviso? O il suo capo di gabinetto ha mentito al sottoscritto, oppure lei mente all’aula. Delle due l’una”.