Non capita spesso che i politici per i loro incontri scelgano un luogo della cultura. Lo ha fatto Stefano Bonaccini, uno dei candidati alla segreteria nazionale del Partito democratico, accettando l’indicazione di Domenico Venuti, sindaco di Salemi, di tenere il suo primo incontro in Sicilia nella sede della Fondazione Orestiadi di Gibellina. Bonaccini ha parlato avendo alle spalle una grande opera di Schifano, ai lati quelle di Consagra, Angeli, Scialoja, Accardi, Beuys e due installazioni di artisti africani.

Quelle opere, alcune delle tante esposte nel Granaio e nel Museo delle Trame del Mediterraneo, popolano uno dei luoghi che non vengono frequentati spesso dai protagonisti della vita pubblica. Quei luoghi, che contengono parte del patrimonio della Fondazione, hanno offerto a Bonaccini ed a quanti sono venuti ad ascoltarlo una immagine diversa da quella, a volte stereotipata e purtroppo molto diffusa, della Sicilia.

Quel patrimonio è solo una piccola, importante parte di una storia e di una cultura millenaria che hanno lasciato alla nostra terra esiti di straordinario valore. Se chi ha ruoli politici conoscesse e frequentasse i siti e gli spazi che li contengono, oltre a trarre uno stimolo per un arricchimento personale, prenderebbe consapevolezza del contributo che possono dare alla crescita anche economica della Sicilia.

Ho accolto volentieri Bonaccini, e spero di poterlo fare anche con altri esponenti della vita pubblica, perché la Fondazione e le opere che contiene sono un patrimonio di tutti i cittadini e tutte le forze politiche devono sentirsi di esse custodi, promotrici della loro valorizzazione. L’incontro con il presidente dell’Emilia Romagna in quella sede, nella provincia di Trapani, a pochi chilometri da Castelvetrano e da Campobello di Mazara, ad una settimana dalla cattura di Messina Denaro, ha avuto, oltre tutto, un valore fortemente emblematico. Ha voluto dire che questa parte della Sicilia non è nel dominio della mafia e che l’Isola possiede nell’arte, nella cultura, nei parchi e nei reperti archeologici l’antidoto più efficace alla criminalità organizzata, un aspetto considerevole di quella bellezza che, senza inutile retorica, può contribuire a salvare questa nostra terra isolandola e facendo vincere la legalità sul crimine.

Molti anni fa Ludovico Corrao diede alla Fondazione il nome della trilogia di Eschilo, richiamando in particolare l’ultima tragedia, le Eumenidi, quella che segna il passaggio da una società ferina, regolata dai delitti e dalle vendette, ad una che accetta e pratica il rispetto delle divinità e delle leggi.

Oreste, che per vendicare il padre Agamennone aveva ucciso gli autori di quel delitto, la madre Clitennestra e il suo amante Egisto, nell’Areopago di Atene abbandona la strada del sangue e accetta di vivere in una comunità ordinata, consentendo il passaggio alle prime forme della civilizzazione occidentale.

C’è da sperare che in Bonaccini resti ricordo e traccia di ciò che ha potuto magari solo scorgere durante il breve incontro e che altri responsabili della vita pubblica possano aver voglia di utilizzare i luoghi dell’arte per dialogare con i loro amici. Può darsi che la platea di quanti, c’è da darne atto e lo faccio volentieri, mostrano attenzione alla Fondazione Orestiadi e alle altre istituzioni, colgano in pieno il valore della cultura ed evitino, è successo proprio nello stesso giorno dell’incontro richiamato, di considerare l’Assessorato alla cultura alla stregua di una delle figurine Panini, scambiandola con un’altra. Si è ritenuto in questo modo di chiudere una vicenda imbarazzante consentendo ad una delle forze di maggioranza di uscire dalla vicenda, come dire, a saldo zero, lasciando nella sua disponibilità il settore del turismo che, a quanto pare, non solo in Sicilia è ritenuto una sorta di monopolio e dando l’impressione di considerare la cultura e la sua gestione come aspetti secondari per le scelte del governo della Regione.