Bonino picchia, Renzi lo grazia Bonafede resiste alla sfiducia

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 06-06-2018 Roma Politica Camera dei Deputati - Voto di fiducia al governo Conte Nella foto Alfonso Bonafede Photo Roberto Monaldo / LaPresse 06-06-2018 Rome (Italy) Chamber of Deputies - Vote of confidence in the Conte government In the photo Alfonso Bonafede

L’Aula del Senato ha bocciato entrambe le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Per quanto riguarda il documento presentato dal centrodestra, i voti a favore sono stati 131, contro 160 contrari e 1 astenuto. La mozione di +Europa, invece, ha avuto 158 no, 124 sì e 19 astenuti. “Sono soddisfatto, ora al lavoro”, ha commentato Bonafede dopo la votazione. “Ho sempre rigettato l’idea di una giustizia divisa tra giustizialismo e garantismo – ha aggiunto -. La stella polare è la Costituzione. Importante che la maggioranza abbia trovato sintesi”. Ad aver garantito la sopravvivenza di Bonafede, e di conseguenza del governo, è stato il voto di Italia Viva, che alla vigilia ha provato a rifletterci, ma poi ha scelto di non mandare tutto all’aria: “Voteremo contro le mozioni di sfiducia – aveva annunciato Matteo Renzi durante le dichiarazioni – ma riconosciamo al centrodestra e Emma Bonino di aver posto dei temi veri. La sua mozione non era strumentale”.

L’attacco più duro al Guardasigilli era stato quello della Bonino: “Ora, signor Ministro, il sospettato è diventato lei e a diffondere il sospetto è stato un magistrato cui lei aveva proposto incarichi pare importanti in via Arenula. Quattro anni fa – ha insistito la Bonino rivolgendosi al Ministro della Giustizia – lei disse che, se c’è un sospetto, anche chi è pulito deve dimettersi. Se lo ricorda? No? Peccato. Come tutti i propagatori della cultura del sospetto, non immaginava un giorno di diventarne vittima. Chiediamo le sue dimissioni per la ragione esattamente opposta: non perché lei è sospettato, ma perché non vogliamo un Ministro della giustizia che sia il rappresentante della cultura del sospetto”.

La vicenda che riguarda Nino Di Matteo “è stata ormai a dir poco sviscerata in ogni sua parte”, aveva detto Bonafede a inizio giornata. E “sono stati ampiamente sgomberati tutti gli pseudo-dubbi”. Sulla scelta del capo del Dap che portò il ministro della Giustizia a scegliere Francesco Basentini invece di Nino Di Matteo non ci fu “nessun condizionamento. Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione”. “E’ totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi”, ha sottolineato Bonafede. I giudici che hanno scarcerato i detenuti in questi ultimi mesi lo hanno fatto in base a leggi “in vigore da 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato”.

Paolo Cesareo :

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