Finale tormentato per la campagna elettorale di Palermo. A meno di 48 ore dall’apertura delle urne, infatti, la polizia ha arrestato con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso il candidato al Consiglio comunale di Fratelli d’Italia, Francesco Lombardo, e il mafioso Vincenzo Vella, boss di Brancaccio, già condannato tre volte per associazione mafiosa. Lombardo, il 28 maggio, avrebbe incontrato il mafioso e gli avrebbe chiesto il sostegno alle elezioni. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Due giorni fa per lo stesso reato erano finiti in cella un candidato al consiglio comunale di Forza Italia, Pietro Polizzi, e un costruttore mafioso.

Entrambi, sia Lombardo che Polizzi, non compaiono però nella lista degli ‘impresentabili’ stilata dalla commissione parlamentare antimafia di Nicola Morra, che soltanto ieri ha provveduto a ufficializzarla: i palermitani ‘compromessi’ sono quattro: per il centrodestra Totò Lentini, Giuseppe Milazzo e La Mantia; Giuseppe Lupo per il Pd. Per Francesco La Mantia della lista “Noi con l’Italia” in sostegno di Roberto Lagalla, l’Antimafia segnala la condanna per riciclaggio; Totò Lentini che guida la lista ‘Alleanza per Palermo’ (anche questa in appoggio a Lagalla) è finito nella black list per tentativo di concussione (dibattimento in corso); Giuseppe Lupo del Pd (sostiene Franco Miceli) per corruzione; Giuseppe Milazzo di Fratelli d’Italia (Lagalla) per concussione (dibattimento in corso). “Non ho parole. Sono fra gli impresentabili senza mai essere stato condannato in primo grado – è il commento di Milazzo, anch’egli candidato con FdI -. Io non ho nulla da vergognarmi, e posso guardare i miei figli a testa alta”.

Relativamente al caso Lombardo, Fratelli d’Italia “ha già dato mandato ai propri legali di costituirsi come persona offesa dal reato riservandosi di costituirsi parte civile qualora l’ufficio della Procura eserciti l’azione penale. Chiunque si avvicini a Fratelli d’Italia deve sapere che la criminalità organizzata è il nostro primo nemico”. Ma a Palermo la notizia non è passata in sordina. Roberto Lagalla è apparso da subito scosso: “Non posso che rivolgere un plauso alla Squadra mobile di Palermo e alla Procura della Repubblica per la tempestività dell’operazione. Questi casi dimostrano che non è la mafia a condizionare la politica ma singole mele marce che cercano ipotetiche scorciatoie elettorali. Adesso basta. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni da primo cittadino di Palermo”.

Sui resti del centrodestra banchetta Anthony Barbagallo, segretario del Pd: “E ora Roberto Lagalla fermi la sua folle macchina. Il secondo arresto per 416-ter a Palermo nel giro di 48 ore, l’ultimo giunto a poche ore dal silenzio elettorale prima del voto di domenica, è un fatto di una gravità inaudita senza precedenti nella storia. Che il clima elettorale fosse pesante lo abbiamo detto in tempi non sospetti. La questione etica e morale viene continuamente calpestata a fronte della folle corsa al voto da parte del centrodestra. Ora però è il momento – prosegue – di prendere atto della realtà e di fare non uno ma 100 passi indietro. Lagalla chieda scusa ai palermitani, all’intera nazione e si ritiri in buon ordine. Lo faccia per il bene e per l’immagine di Palermo”.

“Evidentemente il centrodestra a Palermo pensa che i voti non abbiano odore e che quelli della mafia magari valgano doppio. Ha fatto bene Lagalla a non andare al ricordo di Giovanni Falcone: Palermo non lo merita come sindaco”, ha dichiarato Claudio Fava, ex presidente della commissione Antimafia e candidato alle primarie del centrosinistra. “Quanto sta succedendo è inaccettabile – aggiunge Nuccio Di Paola, capogruppo del M5s all’Ars -. Non si può candidare chiunque pur di fare incetta di voti. I candidati vanno passati ai raggi X prima di metterli in lista, in gioco c’è il destino di Palermo. E se quella venuta fuori fosse solo la punta dell’icerberg? Con che animo i palermitani andranno domenica alle urne?”.