Marcello Caruso, nella versione un po’ insolita di capo partito (ruolo che solitamente spetta a Renato Schifani) ha presentato ieri i candidati azzurri alle prossime Europee. Dei sei siciliani che andranno a difendere le effigie di Berlusconi, cercando di guadagnarsi il seggio a Bruxelles – ne è previsto soltanto uno, stando ai sondaggi – l’unico forzista autentico è Marco Falcone, attuale assessore all’Economia (e volendo Bernardette Grasso, sindaco di Capri Leone, con un passato in Grande Sud). Il resto della squadra, invece, è frutto dello stesso processo che ha portato Caruso alla guida del partito siciliano. Ossia una sorta di contaminazione/trasformismo che ha investito, non da ora, la politica siciliana.

Caruso è stato richiamato da Schifani dopo aver ricoperto per un periodo il ruolo di segretario provinciale di Italia Viva a Palermo (sì, stava con Renzi). Oggi è piombato nella segreteria nazionale del partito, al fianco di Antonio Tajani, mentre in Sicilia continua a fare il bello e il cattivo tempo: da capo della segreteria particolare del presidente della Regione, da consigliere fidatissimo, a volte persino da usciere (a Palazzo d’Orleans accoglie gli ospiti del presidente). Ma il ruolo che lo nobilita maggiormente è quello di commissario regionale di FI, subentrato a Gianfranco Micciché dopo lo strappo avvenuto in avvio di legislatura. Ed è proprio da quel pulpito, immemore dei trascorsi (suoi e dei presenti) che ieri Caruso ha dato fiato, udite udite, a “una squadra di candidati che è lo specchio del radicamento e della competitività di Forza Italia in Sicilia, del suo contatto con i territori e con le nostre comunità. Un gruppo di candidati che esprime la competenza e la forza del nostro partito e che contribuirà al successo nazionale che in tanti stiamo costruendo in queste settimane”.

Ma la parola chiave è radicamento. Come quello di Caterina Chinnici, ad esempio, giunta nel partito appena un anno fa, dopo essersi messa fuori dal Pd perché la Schlein era troppo di sinistra e il gruppo dei Socialisti, in Europa, pure. Non ha mai spiegato la Chinnici i motivi per cui ha scelto di aderire a Forza Italia, dato che non può essere solo per “l’amicizia e la stima reciproca” con Tajani. Anche ieri – dopo aver fatto sbottare Schifani per aver posto un veto sull’alleanza con Cuffaro – s’è guardata bene dal giustificare questa capriola degna dei migliori trasformisti.

Ha assistito alla scena, ha raccolto gli applausi e stretto mani. Si è limitata a un post su Facebook: “Lotta alla criminalità organizzata, tutela dei giovani, delle donne, dei bambini e controllo del corretto impiego dei fondi europei. Chiederò ai tanti siciliani e sardi che in questi anni sono stati al mio fianco di sostenermi ancora per continuare su questa strada”. Sarà la capolista nella Circoscrizione Isole, e grazie alla sua storia di donna coraggiosa, dalla memoria familiare lacerata, potrà ambire alla terza riconferma in quel di Bruxelles. Ah ecco, forse il motivo era questo: Forza Italia, probabilmente, le avrà dato delle speranze di rielezione che il Partito Democratico non avrebbe potuto garantirle. Perché, facendo due conti che potrebbero apparire irrispettosi nei confronti dei diretti interessati, difficilmente Falcone e Tamajo (i più quotati della lista) rinuncerebbero a un posto nel governo regionale per andare a occuparsi di Pac e migranti in Europa. Chinnici potrebbe ambire al seggio anche da terza.

Radicamento, dicevamo. Come quello di un’altra donna, Margherita La Rocca Ruvolo, sindaco di Montevago, ex presidente della commissione Salute all’Assemblea regionale, molto critica – fino a qualche mese fa – rispetto all’asse Schifani-Cuffaro e alla gestione delle nomine dei manager di Asp e ospedali. Il suo nome è stato accostato a quello dei ‘franchi tiratori’ (presunti) che, in aula, hanno affossato la riforma delle province tanto cara al presidente della Regione. Anche nel caso di La Rocca Ruvolo, si tratta di una parlamentare d’importazione: è stata reclutata dall’ex commissario, Gianfranco Micciché, a ottobre 2020. Prima vestiva i colori dell’Udc.

E non può dirsi completamente radicato, nonostante sia in forte ascesa, neppure Edy Tamajo. Assessore alle Attività Produttive, oltre 21 mila voti alle ultime Regionali, il ras di Mondello ha sempre goduto di un consenso vasto. Anche quando – non più tardi di tre anni fa – vestiva i colori di Italia Viva. Era passato con Renzi dopo essere stato eletto all’Ars, nel 2017, con il simbolo di Sicilia Futura e la benedizione di Totò Cardinale. E’ un uomo di centro, abile stratega, che Schifani sosterrà fin quando non si sarà accorto delle sue ambizioni. L’appuntamento con l’Europa servirà a pesare lui e Falcone, a decidere chi sarà lo spirito guida di Forza Italia nel futuro prossimo. La sfida, per il momento, prosegue sotterranea: i due si sono beccati a colpi d’annuncite per promettere stabilizzazioni e impegno a favore dei lavoratori precari.

L’altro candidato di spicco di Forza Italia è Massimo Dell’Utri – soltanto omonimo dell’altro Dell’Utri, l’originale – coordinatore regionale di Noi Moderati, il partito di Lupi e di Saverio Romano. Lui, dichiaratamente, è un “esterno”. Non s’è visto alla conferenza stampa di presentazione perché impegnato per la campagna in Sardegna, ma spera di poter convogliare su di sé i voti dell’elettorato moderato (che è conteso da tanti altri: da Cesa a Cuffaro a Lombardo). “Questa è un’operazione politica e non elettorale – ha spiegato Saverio Romano -. Non è una lista di scopo, ma abbiamo uno scopo, anche attraverso questa lista, che è quello di rendere più forte il Partito Popolare Europeo”. Una dichiarazione diplomatica, come si usa fare di solito, per giustificare unioni e sodalizi a un passo dalle urne (anche nel 2019 la componente popolare, proprio con Romano, era al fianco di FI, ma mancò il seggio per poche centinaia di voti e il giorno dopo ognuno per la propria strada).

A differenza dei proclami di Tajani, che auspica il raggiungimento del 10 per cento su scala nazionale, il commissario Caruso non si pone obiettivi “anche per motivi scaramantici”. “Ma è chiaro a tutti – spiega la spalla di Schifani – che questa lista è nel panorama siciliano altamente competitiva e porterà sicuramente a casa un risultato ben al di sopra delle due cifre, dando un contributo significativo a confermare Forza Italia nazionale come elemento centrale nella politica italiana ed europea”. Grazie al naturale radicamento dei suoi componenti.