Ma la scelta delle Kessler in Italia non sarebbe possibile

Quando la notizia della morte di Alice ed Ellen Kessler, icone dello spettacolo europeo del dopoguerra, ha iniziato a circolare, l’attenzione si è spostata quasi subito sul contesto in cui il decesso è avvenuto. Le gemelle, 89 anni, hanno scelto il suicidio assistito: una procedura che in Germania, in assenza di una legge specifica ma in forza di una sentenza della Corte costituzionale, può svolgersi in modo discreto e privato. Così il caso ha riaperto il confronto tra Paesi che regolano il fine vita in modi differenti. Sul territorio tedesco, dicevamo, il suicidio assistito è stato depenalizzato nel 2020, quando la Corte costituzionale federale ha dichiarato incostituzionale la norma che lo vietava. In assenza di una cornice legislativa, l’accesso alla procedura si è strutturato attraverso l’attività di associazioni come la..

La Corte dei Conti martella
il Ponte: ecco un altro stop

Arriva un nuovo stop della Corte dei conti al Ponte sullo Stretto di Messina. In una nota la magistratura contabile informa che la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, all'esito della camera di consiglio seguita all'adunanza di oggi, non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione il decreto del 1° agosto 2025, n. 190, del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con il ministero dell'Economia e delle Finanze, recante "disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Approvazione III atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la società Stretto di Messina spa. Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note entro trenta giorni.

Povera Elly, era più facile battere Berlusconi che Meloni

Non fosse che per la veneranda età di molti ai quali ci si rivolge, si potrebbe ribattere, ai reduci di mille battaglie uliviste e renziane prodighi di consigli a Elly Schlein, “medice cura te ipsum”. Come ricordava un pezzo di Alfonso Raimo qui – e ora alla lista bisogna aggiungere pure Achille Occhetto! –, la stagione ulivista-prodiana e poi quella renziana da tutto è stata caratterizzata tranne che dall’unità della sinistra, prima nell’opposizione e poi nell’azione di governo. Oltre alla disunità, non bisogna mai dimenticare che lo schieramento progressista fu, nella storia, tutt’altro che prodigo di vittorie. Se, nella cosiddetta Seconda Repubblica, vincere le elezioni significava consentire alla propria alleanza di disporre di maggioranza alla Camera e al Senato, le uniche due sono state quelle di Romano Prodi, nel 1996..

FdI propone il condono
Tajani tira il freno a mano

Condono sì, condono no. Manca una settimana alle elezioni regionali in Campania e Fratelli d’Italia prova piazzare la zampata in zona Cesarini per strappare la vittoria. O, almeno, questa è la lettura delle opposizioni, insorte dopo l’inserimento della sanatoria edilizia del 2003 tra gli oltre cinquemila emendamenti presentati al Senato al testo della legge di bilancio. Ieri, venerdì 14 novembre, sui banchi della commissione Bilancio di Palazzo Madama sono arrivati 5.742 emendamenti: si va dalle norme per velocizzare gli interventi sulle metropolitane di Milano, Roma e Napoli fino al “bonus tombe” - la detrazione dell’imposta lorda per le spese relative alla ristrutturazione di tombe, sepolcri, cappelle e altri manufatti realizzati su aree di concessione cimiteriale -, passando per l’istituzione di un fondo per la cybersicurezza e l’introduzione della patrimoniale per..

Ma di Cuffaro, dentro questa Regione, non ce n’è uno solo

In queste storie che da parecchi giorni interessano l’opinione pubblica, la Democrazia cristiana non c’entra. Quel partito ha concluso la propria esperienza nel 1994. Ne rimane la memoria, si può continuare a manifestare il giudizio per i meriti e le responsabilità che ha avuto in più di cinquant’anni. La Democrazia cristiana appartiene alla storia. Quella che porta il suo nome oggi è una formazione diversa, legata al nostro tempo, delimitata territorialmente, priva delle radici del partito di De Gasperi, di Moro e di Piersanti Mattarella, animata da un tentativo del tutto improbabile di far rivivere un’esperienza compiuta. Qualche volta sono stato chiamato a partecipare ad iniziative della Nuova Democrazia cristiana per raccontare le vicende del passato alla luce della mia esperienza. In quelle circostanze non ho mai nascosto la convinzione..

Crosetto, il candidato al Quirinale che piace quasi a tutti

L’ultimo strappo, Guido Crosetto, l’ha consumato qualche ora fa. Matteo Salvini frenava sulle armi americane da acquistare e da girare a Kiev e lui, senza strepiti ma con un marcato gesto polemico, ha annullato il viaggio programmato a Washington. “Cosa vado a dire agli americani? Che siamo indecisi a tutto?”. Sempre nelle stesse ore, il ministro della Difesa ha risposto picche alla richiesta del leader leghista di aumentare i soldati impegnati dal 2008 nell’operazione “Strade sicure”. “Aumentarli? No. Anzi, devono tornare a fare i soldati”. E più sberle Crosetto mena a Salvini, più è distante il suo aplomb istituzionale dalla grintosa e ringhiosa postura di Giorgia Meloni, più il ministro della Difesa piace alle opposizioni. Tant’è, che davanti al terrore in purezza di ritrovarsi al Quirinale tra quattro anni l’underdog..

Gratteri e il falso su Falcone
Lollo: “Se indaga come cita…”

Se questa è giustizia. Parla il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Nicola Gratteri che cita un Giovanni Falcone inesistente? “La prima cosa che deve fare un magistrato è verificare la notizia di reato ma se un magistrato non verifica neppure l’intervista che cita, peggio mi sento”. L’intervista che non c’era, l’intervista patacca? Dice Lollobrigida: “Mi chiedo con quale criterio Gratteri abbia condotto le sue indagini che hanno portato ad arresti non poca gente. Con quale criterio Gratteri ha indagato?”. Le inchieste giudiziarie di Gratteri? “Sono state inchieste sensazionali che hanno riempito le pagine dei giornali e i tg”. Gratteri ha detto al Foglio di aver ricevuto l’intervista patacca da persone autorevoli e il ministro risponde: “Mi sbalordisce che un magistrato come Gratteri che ha avuto, e che ha, ruoli di responsabilità..

Cronache dal multiverso: Di Pietro
col governo contro i magistrati

“Ma che c’azzecca Antonio Di Pietro con questi qui?”. L’ex magistrato di Mani Pulite ironizza su se stesso entrando in Parlamento. Poi fissa al bavero della giacca la spilletta pro riforma della giustizia e inizia lo show: “Da pm ero contrario alla separazione della carriere, ora ho cambiato idea ma non sono un traditore”. Davanti ai suoi nuovi “compagni di viaggio”, i fondatori del comitato per il Sì della Fondazione Einaudi e i parlamentari di Forza italia, ruba la scena tra battute e affondi: “Alcuni critici dicono che questa riforma aumenta i poteri dei procuratori, altri che li diminuisce: ma non è che vi rode soltanto?”. Il Di Pietro che non t’aspetti molti lo attendevano da parecchio. È l’uomo di punta del fronte del Sì, da contrapporre all’Associazione nazionale magistrati,..

Donne e governo. Giuli picchia su Daria ed esalta Beatrice

“Fossimo stati alla prima bozza di manovra, sarebbe crollato il Mic”, dice al Foglio il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Che poi aggiunge: “Il ministero ha al centro la tutela, il consolidamento e la messa in sicurezza dei beni culturali”. Che inizialmente l’algoritmo-Perrotta avrebbe azzerato? “La prospettiva era di azzerarli”. E i tagli al cinema? “In Cultura, i settori del cinema e dello spettacolo sono i due contrafforti. I tagli, in quel caso, sono stati concordati per salvare il cuore del dicastero, e cioè i beni culturali. Stop”. O come dire: zac. Eppure il tutto s’incardina nel rapporto complesso – è un eufemismo – tra il ministro e Daria “Maria Antonietta”. Tra il titolare della Cultura Giuli e la ragioniera dello Stato Perrotta. Due che credono d’intendersi ma non s’intendono..

Il pasticcio brutto della privacy
Conte e Schlein come Tafazzi

Capisci che qualcosa è andato storto quando Federico Mollicone – deputato meloniano passato alla storia per le sue battaglie campali contro Peppa Pig – si erge dal pulpito della libertà di stampa accusando Report di voler far cadere il governo, e annuncia la presentazione di una mozione “a tutela della vera imparzialità e del vero pluralismo”. Cioè la maggioranza di governo che, siccome qualcuno attacca il governo, decide che chi lo fa non è imparziale e stabilisce lei i confini: pare un corso base di libertà di stampa nel Cile di Pinochet. Capisci che qualcosa è andato storto quando Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, risponde che giammai il suo giornalismo è di parte, prima di imboccare una via a cavallo tra il lirismo e gli sceneggiatori di Boris: “Il fatto..

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