Giuli contro Veneziani e il “nannimorettismo” di destra

Gli intellettuali, si sa, hanno un rapporto difficile con il potere politico. Marcello Veneziani non fa eccezione. Il potere culturale lo detiene, per merito e costanza. Scrive sui giornali, va in tv, un paio di libri l’anno, spesso pregevoli e ben recensiti, una cornucopia di conferenze in giro per l’Italia, è ascoltato, riverito, ha un pubblico trasversale, essendo un destro che sa che cosa piace al lato sinistro, un ammiratore di Vico che fa l’occhiolino a Nietzsche. Come saggista è una macchina da guerra. Ma il rapporto con il governo, con la maggioranza di centrodestra, con la classe dirigente raccolta intorno a Giorgia Meloni, con gli onorevoli ministri e sottosegretari, con la cupola dell’amichettismo, come si dice oggi nel palazzo, già celebrato da Francesco Guicciardini e dannato da Pier Paolo..

Il giudice, nel dubbio, blocca il matrimonio di Sgarbi

No alla nomina di un amministratore di sostegno, ma sì a una perizia per valutare le capacità cognitive nella gestione degli affari economici e personali. Si conclude così la prima fase del processo civile avviato a Roma da Evelina Sgarbi, figlia di Vittorio, secondo la quale il padre non sarebbe più in grado di seguire i propri interessi. Il Tribunale di Roma ha deciso che sono, dunque, necessari approfondimenti per capire il reale stato di salute mentale del critico d'arte. Come consulente tecnico d'ufficio è stata nominata la psicologa psicoterapeuta Lili Romeo, che dovrà accertare - scrive il tribunale - "se lo stesso presenti condizioni psicologiche, psicopatologiche o cognitive tali da incidere sulla capacità di autodeterminarsi in relazione al compimento di atti di straordinaria amministrazione e all'esercizio dei diritti personalissimi"...

Askatasuna, don Ciotti e le voci
che non condannano i violenti

E allora CasaPound? L’obiezione è così banale che l’hanno fatta e persino scritta in fin troppi, non c’è bisogno di fare i nomi. Non serve a nulla, nella sua ovvietà, se non a questo: è la foglia di fico ideologica per evitare di ammettere che lo sgombero di Askatasuna è sacrosanto. Ma questo è basico, poi c’è un’altra scappatoia dell’ovvietà: è quella di coloro, gente molto ben pensante of course, che non riescono a condannare la cosa in sé, c’è sempre una complessità, una diversità da tutelare che va oltre il semplice e piatto principio di legalità. Molte firme sulla Stampa, voce di Torino – una città “refrattaria ai riflessi d’ordine”, si legge, qualsiasi cosa possa significare – e allo stesso tempo vittima. L’immancabile don Ciotti: “Il tema è delicato,..

Mattarella invoca un miracolo: che qualcuno ancora voti

Più di qualcuno è rimasto deluso perché venerdì, rivolgendosi alle alte cariche, Sergio Mattarella non ha sfidato l’America né bacchettato il governo, tantomeno ha parlato di legge elettorale o della manovra economica. Il presidente si è sbilanciato invece sulla scarsa affluenza al voto che nelle ultime Regionali è precipitata al 45 per cento degli aventi diritto. E visto che li aveva tutti davanti, da Giorgia Meloni a Elly Schlein, da Giuseppe Conte a Matteo Salvini, comprese vecchie glorie come Mario Draghi e Fausto Bertinotti, il capo dello Stato ha invocato una riflessione sul fenomeno astensionista che ai suoi occhi rappresenta un guaio in quanto, di questo passo, un’infima minoranza di cittadini deciderà per gli altri. Le istituzioni saranno sempre meno partecipate. La democrazia resterà in sospeso. Se Mattarella ha ragione,..

Il modello retorico di Putin
ricorda tanto quello di Hitler

A partire dall’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 non sono mancate le voci che hanno paragonato Vladimir Putin ad Adolf Hitler. Lo ha fatto lo stesso presidente Volodymyr Zelensky. Recentemente la testata ucraina Euromaidan Press ha presentato in un tweet uno schema sintetico che evidenzia inquietanti parallelismi tra il discorso al Reichstag del primo settembre 1939, – con il quale il dittatore tedesco annunciava l’attacco alla Polonia, l’innesco della Seconda guerra mondiale – e le affermazioni del dittatore russo durante la lunga conferenza stampa (più di quattro ore) tenutasi il 19 dicembre 2025. La comparazione è spesso accolta con fastidio, relegata nel novero delle fuorvianti reductio ad hitlerum, frutto di una volontà di polarizzare, esacerbare il conflitto, sfuggire alla possibilità di trovare una soluzione alla guerra in corso, evitare..

Un’andreottissima Giorgia nella lunga notte di Bruxelles

Il diavolo, come si sa, è nei dettagli e dunque è presto per un bilancio complessivo. Ma nella notte di Bruxelles, Giorgia Meloni ha incassato un doppio successo: niente uso degli asset russi per sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia, ma un prestito da 90 miliardi ricorrendo al debito comune. E niente firma dell’accordo con il Mercosur: se ne riparlerà a gennaio, dopo che sarà stata strappata qualche garanzia per gli agricoltori italiani (e francesi). Il bottino della premier, che con la sua azione spinge l’Europa su posizioni più vicine a Donald Trump, (anche lui vuole mettere le mani su quegli asset) e non acuisce lo scontro già fortissimo con Vladimir Putin, è sorprendente in quanto del tutto inatteso alla vigilia. Della serie: “Nessuno l’ha vista arrivare”. Da giorni..

Prestito di 90 miliardi a Kiev
L’Europa ha trovato l’unità

Hanno prevalso, nelle parole più utilizzate dai leader, il "buon senso", il "pragmatismo" e la "stabilità" finanziaria. Ha prevalso la volontà di sostenere l'Ucraina. Ma a non prevalere, in maniera netta e clamorosa, è stata la linea che Ursula von der Leyen e Friedrich Merz avevano indicato da giorni, quella dell'uso degli asset russi. Al termine di uno dei vertici più lunghi e delicati degli ultimi tempi, l'Europa ha trovato una quadra nel segno dell'unanimità, e ha scelto di sostenere Kiev per il 2026 e 2027 con un prestito da 90 miliardi, attraverso debito comune. "Ha prevalso il buon senso", ha esultato la premier Giorgia Meloni, che fino all'ultimo ha frenato sull'ipotesi dell'uso dei beni congelati di Mosca. Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i capi..

La cosa azzurra. Ecco le truppe di Occhiuto contro Tajani

“Una scossa liberale”, al centrodestra e alla sua Forza Italia che “galleggia all’8-9%”. Non ne vuole sapere di “correnti polverose”, ma Roberto Occhiuto parla da leader nel tempio romano del berlusconismo. Un discorso lungo, accorato, sulle liberalizzazioni, la riforma della giustizia da “intestarci”, i diritti civili da ridiscutere. Davanti a ventuno parlamentari di FI presenti, viene citato il sindaco di NY Mamdani e mai Antonio Tajani, anche se il leader azzurro “è una bravissima persona", certifica Matilde Bruzzone in Berlusconi. “Serve più umanità in politica”, confessa la moglie del nipote del Cav, come “quella di Pepe Mujica”. Rivoluzione uruguayana a Palazzo Grazioli. Non sarà una nuova corrente, come si affrettano a dire tutti i presenti, ma ragazzi c’è un’aria frizzantina a Roma. I tempi non sono più quelli di Silvio..

Pensioni. Giorgetti è diventato un Fornero al quadrato

Ancora una volta il governo punta sulle pensioni per fare cassa. Sono in arrivo una stretta sul riscatto degli anni di laurea per coloro che maturano i requisiti per il pensionamento anticipato (ossia con 42 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica) dopo il 2030 e un allungamento delle cosiddette finestre di uscita. In tema di previdenza complementare, da gennaio 2026 scatta il silenzio-assenso per l’adesione ai fondi pensione contrattuali per i lavoratori dipendenti di prima assunzione, esclusi i lavoratori domestici. Ma possono anche decidere di devolvere il Tfr ai fondi privati. Novità anche per le piccole e medie imprese che da gennaio 2026 sono tenute al versamento del Tfr dei lavoratori al Fondo presso l’Inps anche se al momento della loro costituzione erano sotto i 50 dipendenti e hanno poi..

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