Schlein e Meloni sì insultano
perché conviene a tutte e due

Fa un certo effetto sentire emeriti prof, come Massimo Cacciari, che prendono sul serio Elly Schlein e sfoderano teorie filosofiche per darle ragione quando incolpa la destra degli attentati a Sigfrido Ranucci. Idem per quei megafoni governativi i quali si sono precipitati a sostenere che sì, effettivamente la sinistra è peggio di Hamas, addirittura “più fondamentalista” di quei sanguinari tagliagole (come ha sostenuto Giorgia Meloni). Chiunque capisca un po’ di politica non perde tempo ad approfondire quanto ci sia di vero o di falso in affermazioni del genere, perché è chiaro che libertà e democrazia non corrono rischi, altrettanto evidente che la sinistra non è infarcita di terroristi. Sono eccessi verbali o, se si vuole, sparate buone per i comizi. E qui sta, forse, la spiegazione più vera senza bisogno..

Elly e Giorgia, scontro totale
Accuse e parole di fuoco

Il duello è oramai senza esclusione di colpi, in una sorta di campagna elettorale permanente: la scintilla del nuovo, durissimo, scontro tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein la accende la segretaria dem, che dal palco del congresso del Pse lancia l'allarme sulla "libertà a rischio" quando l'estrema destra è al potere. Immediata e piccatissima la risposta della presidente del Consiglio, che taccia le esternazioni della leader del Pd come "delirio puro". E il botta e risposta a distanza, per lo più via social, si porta dietro le rispettive tifoserie, con la maggioranza che fa subito quadrato attorno alla premier mentre il Pd respinge gli attacchi di chi, come ribatte la stessa Schlein, sa solo fare "vittimismo" e non dà "risposte" al Paese. Nel mezzo Carlo Calenda prende la parola, sempre..

Libri. Ritratto di matriarche in un interno siciliano

Donne di Sicilia. Madri e figlie impilate come matrioske. In attesa, chissà, che venga il loro turno sul ponte di comando. E le zie. Ché non si può affrontare il tema del matriarcato o, quanto meno, del condizionamento femminile sulla letteratura e sulla società siciliana senza tirare in ballo le celeberrime zie di Leonardo Sciascia. Una sorta di triumvirato, Angela, Nica e Marietta. Lui le amò teneramente tutta la vita, memore del tempo e delle cure che gli avevano dedicato durante l’infanzia. E dell’educazione ricevuta, i cui dettagli “antifascisti” – si era negli anni Venti dell’Italia fascista - raccontò nel capitolo Breve cronaca del regime, quasi all’inizio del romanzo autobiografico Le parrocchie di Regalpetra, pubblicato nel 1956. Certo, “lo scrittore è memoria”, diceva sempre Sciascia. Lo ripeté anche a me,..

Bomba distrugge l’automobile
di Ranucci, giornalista di Rai3

L'auto di Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, e quella di sua figlia sono esplose e sono state completamente avvolte dalle fiamme. Ne dà notizia lo stesso giornalista sui social. "Due ordigni - si legge nel post - hanno distrutto le automobili parcheggiate davanti casa a Campo Ascolano, alle porte di Roma. Le deflagrazioni sono state così forti da scuotere l'intero quartiere". Al momento dell’esplosione il giornalista era a casa. La figlia, venti minuti prima, aveva parcheggiato la sua macchina accanto a quella del padre. Poi il boato, poco dopo le 22. “Pensano fosse un ordigno rudimentale - spiega Ranucci al telefono a Repubblica, piuttosto scosso - potenzialmente avrebbe potuto uccidere una persona se passava in quel momento”. La trasmissione Report, condotta da Sigfrido Ranucci, sui suoi profili social..

Noi e lo Zen. Le parate non servono, bisogna ricostruire

Tutto ciò che contribuisce a tutelare la sicurezza dei cittadini di Palermo è utile, purché non si riduca solo a un esercizio di repressione. Le misure di controllo — zone rosse, DASPO, maggiore presenza delle forze dell’ordine, coordinamento più efficace — possono avere un effetto immediato, ma non bastano a cambiare le condizioni che generano la violenza. I risultati ottenuti dal presidente della Regione e dal sindaco nell’incontro con il ministro dell’Interno potranno rassicurare, per un momento, chi vive nel centro della città. Ma restano soluzioni parziali, che agiscono sulla superficie del problema e rischiano di offrire alla politica un alibi di efficienza, senza incidere sulle cause profonde. Il nodo vero è capire se i provvedimenti annunciati potranno servire anche allo ZEN e agli altri quartieri esclusi, dove la paura..

A chi la ricostruzione di Gaza?
Tajani prenota pale e picconi

Anche Tajani si è ingazato. E’ Tony da campo, e si allarga. Dopo i moderati si “prende” la ricostruzione di Gaza. Informa sul piano di pace Trump, ma ai banchi del governo ci sono solo ministri di Forza Italia. La Lega è assente. Il portavoce di FI, Raffaele Nevi, il Leonardo di “Salvini paraculetto”, suggerisce: “Forse dormono ancora”. L’ex ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola, in Aula, lo definisce “un Tajani Pride”. E’ la 69esima volta che Tajani riferisce alle Camere e la prossima settimana torna a indossare la felpa alla Bertolaso, pronto ad accogliere un altro charter di palestinesi. Si è buttato sulla sanità. Promette ospedali da campo, tende. E’ stato il Foglio a scrivere dei consigli di Marco Minniti a Meloni, e Tajani, il giorno dopo, ha..

Trump e un giorno della vittoria
che la nostra memoria conserverà

La diretta da Israele di ieri, ostaggi liberi e Trump accolto come Ciro il Grande alla Knesset, è stata il più grandioso spettacolo politico immaginabile. Once in a lifetime, come dicono gli inglesi e gli americani. Ore e ore di attesa e di giubilo. Prima la liberazione delle ultime vittime ancora vive del 7 ottobre, i mezzi della Croce Rossa in movimento, gli elicotteri per il trasporto verso gli ospedali, verso le famiglie, le prime fotografie, i sorrisi, gli abbracci tra di loro e con soldati e soldatesse dei giovani rapiti dal concerto interrotto dall’orrore, dal pogrom, quelli che hanno resistito all’ordalia, le cure e il debriefing militare, i sorrisi e gli abbracci con i famigliari, la folla gaudente e piangente nella piazza intitolata agli ostaggi che cantava e ballava. Poi..

Zen. Radiografia di un ghetto utile alla Palermo borghese

Il quartiere San Filippo Neri per tutti conosciuto come ZEN, acronimo di Zona Espansione Nord, è un quartiere di edilizia popolare nato appunto nella parte Nord della città costituita dalla piana dei Colli. L’esigenza nasce nel dopoguerra a causa degli intensi bombardamenti, soprattutto nel centro storico, i cui effetti si vedono ancora oggi dopo 80 anni, in cui gli sfollati raggiungevano le 100.000 persone. Con il solito ritardo indolente, tipicamente palermitano, lo ZEN 1 nasce nel 1966, a più di 20 anni dai bombardamenti, e siccome tutto il progetto ha stentato nella realizzazione le case vennero quasi subito occupate abusivamente, in un contesto di carenze strutturali relativamente alle fogne e ai servizi a rete. A seguire, dopo il terremoto del Belice, sorse lo ZEN 2 con una situazione similare se..

Il flop della Lega in Toscana ha un nome: Vannacci

Il Carroccio supera a stento il 4%, doppiata da Renzi e battuta dalla candidata di Potere al Popolo. E dà la colpa al generale e a Salvini che lo ha scelto: “Chiedete a loro”

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