Migranti. L’America alle prese
con una Lampedusa che non c’è

“Nimby”, si dice in inglese. L’acronimo significa: “Not in my back yard”. Cioè, non nel mio giardino. Mai nel cortile di casa mia. In fondo è una storia semplice. Succede a Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, Stati Uniti. Di là del mare e dell’oceano. Nel nuovo mondo. “La vigna di Marta” come suonerebbe il nome tradotto in italiano, è un luogo speciale. Lo sfondo perfetto per la saga amara dei Kennedy. E da loro in poi, l’isola pensatoio delle élite liberali americane. Mica una Lampedusa qualunque. Mica un’appendice della Sicilia, isolata suo malgrado nel mezzo del decadente Mediterraneo, regina senza corona di un’accoglienza fatta, se va bene, di solidarietà, volontariato e di buoni propositi. Che servono a tappare falle nazionali ed europee sui flussi migratori per poi inabissarsi nell’inesorabile degrado di..

La Meloni oggi è a Palermo
Tira la volata a Schifani e FdI

Tappa siciliana per il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, capolista a Palermo per la Camera dei Deputati, martedì 20 settembre alle ore 19 a piazza Politeama, per sostenere i candidati di Fratelli di Italia in vista dell'imminente doppia tornata elettorale, nazionale e regionale a supporto della candidatura di Renato Schifani e presentare il programma di Governo. In questa ultima settimana di campagna elettorale dovrebbe ritornare in Sicilia anche il segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta, atteso tra mercoledì e giovedì in Sicilia orientale.

Guardateli: dai rancori all’inciucio il passo è breve

Un indomabile rancore verso Gianfranco Miccichè, colpevole di avere decretato la fine del suo governo. E un incontenibile livore verso i giornali che hanno raccontato le malefatte del suo cerchio magico: gli scandali del Bullo, le volgarità del Balilla, lo strapotere di Ruggero Razza, imperatore della Sanità. Nello Musumeci ieri a Catania ha dato sfogo alla sua rabbia. Lo ha fatto davanti a Renato Schifani, il candidato del centrodestra che, con ogni probabilità, gli succederà a Palazzo d’Orleans. Il quale – bisogna dirlo – ha incassato senza fiatare. Anzi. Ha ricoperto di genuflessioni il vecchio governo e ha promesso che chiamerà Razza a Palazzo d’Orleans. Ah, se anche i giornali fossero come Schifani: Musumeci non avrebbe il rimpianto di avergli dato 15 milioni della Regione e di non averli trasformati..

Tutti ai piedi dell’imperatore per la favola della sanità

Le Faccette nere catanesi oggi saranno tutte lì, come una falange, ad applaudire Ruggero Razza, l’imperatore della Sanità che non si rassegna a lasciare il regno ricchissimo e opulento – otto miliardi in bilancio – di piazza Ottavio Ziino. Ci sarà il pizzetto, usurato e revanscista, di Nello Musumeci che non ha mai accettato la detronizzazione, anche se Giorgia Meloni, lo ha risarcito con un biglietto di prima classe per Roma, destinazione Palazzo Madama. E ci sarà il pizzetto dannunziano di Enzo Trantino, venerabile maestro e santone di tutti i neofascisti cresciuti all’ombra dell’Etna. Dicono che sarà un focus, una kermesse, un incontro. Nel corso del quale Razza, allievo prediletto di Trantino e potentissimo braccio destro di Musumeci, illustrerà le meraviglie realizzate nei cinque anni del suo mandato. E affermerà..

Gli 007 americani: così la Russia
ha finanziato i partiti nel mondo

Dal 2014 a oggi la Russia ha finanziato con 300 milioni di dollari partiti politici e candidati in oltre 20 Paesi per accrescere la propria influenza all'estero: a dirlo è un rapporto degli 007 americani. Un alto funzionario di Washington ha fatto sapere che gli Usa "ritengono che queste siano stime minime e che la Russia ha probabilmente versato segretamente ancora più fondi che non sono stati rintracciati". Secondo quanto si apprende, le informazioni declassificate del report di intelligence sono state condivise con altri Paesi. Gli Usa, viene evidenziato, si aspettano che nei prossimi mesi la Russia si affiderà sempre di più ai suoi mezzi di influenza coperta per tentare di minare le sanzioni internazionali per la guerra in Ucraina e mantenere la sua influenza nel mondo. Continua sull'Huffington Post

Don Puglisi, Brancaccio. Lettera di un magistrato al sindaco

Gentile Signor Sindaco di Palermo, È un Magistrato della Repubblica che Le scrive questa lettera aperta. Lo so. Adesso penserà che coloro che hanno il mio ruolo dovrebbero stare zitti, legati come sono al dovere di riservatezza delle toghe. Secondo questa teoria - che piace tanto ai politici - quelli come me dovrebbero solo fare (sollecitamente) i processi e scrivere sentenze, ordinanze e decreti. Punto. Mi permetterà di dissentire in parte da questa opinione (condivisa anche da alti esponenti del CSM). Rivendico il mio buon diritto di partecipare, con pensieri e parole, a quella che da tutti viene chiamata Democrazia e che - secondo la nostra Costituzione - non può escludere nessuno dalla possibilità di sentirsi parte di una comunità. D’altronde, ricorderà che la parola greca πόλις (da cui l’idea..

Letta-Meloni, duetto senza pathos
Sembrano Sandra e Raimondo

Vabbè, la buona notizia è che, almeno per ora, non c’è più l’allarme democratico, il fascismo che avanza, e nemmeno il rischio che venga cacciato Mattarella. A rallegrare la campagna più noiosa di sempre – succede così, quando la campagna elettorale dura tutto l’anno, quando arriva quella vera, c’è l’effetto deja vu – è tornata la sit com “Sandra e Vianello”, già vista ad Atreju, alla Luiss, in svariate occasioni. Pericolo sventato, che poi Sandra sia più simpatica di Raimondo è un rischio accettabile, ma a lei fa gioco perché lo schema bipolare la sdogana, lui cerca una polarizzazione da voto utile. L’ultima puntata, in onda su Corriere tv, racconta, più che di un duello tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, di un duetto civile (in fondo, meglio così), senza..

Meloni vincerà, governerà
e non cadrà il mondo

Non so quanto siano fondati i retroscena con cui si accredita l’eventualità del milionesimo governo ammucchiata, Giorgia Meloni in fuga dalle responsabilità di governo o alla ricerca di una condivisione delle stesse, per la portata delle prove cui è attesa e per il piccolo calibro degli alleati: Matteo Salvini mai andato oltre la tecnica e la teoria dell’assemblea di istituto, e però circondato da sospetti di intelligenza (termine in questo caso spendibile) col nemico russo, e Silvio Berlusconi gioiosamente tornato dodicenne, a fare i pigiama party e la contabilità del suo successo su TikTok. Poco fondati, direi. Più ispirati a una diffusa disperazione di tendenza apocalittica per la vittoria di un partito postfascista cento anni dopo la Marcia su Roma e per il ritorno alla guida del governo di un..

L’esordio al trono di Re Carlo
“Prometto di servirvi sempre”

Charles Philip Arthur George Windsor ha rivolto il primo discorso da sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth. Dal salotto blu di Buckingham palace, lo stesso dove la madre ha pronunciato molti dei suoi messaggi natalizi, Re Carlo III parla seduto a una scrivania spoglia, con un mazzolino di piselli odorosi e rosmarino, simbolo di rimembranza, vicino ad un vaso con tre corgi scolpiti nella base, in omaggio all'amore della madre per questi cani, e con una foto della madre, la Regina Elisabetta II, scomparsa ieri. Queste le parole del suo messaggio alla Nazione: Continua sull'Huffington Post

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