Cronache dal multiverso: Di Pietro
col governo contro i magistrati

“Ma che c’azzecca Antonio Di Pietro con questi qui?”. L’ex magistrato di Mani Pulite ironizza su se stesso entrando in Parlamento. Poi fissa al bavero della giacca la spilletta pro riforma della giustizia e inizia lo show: “Da pm ero contrario alla separazione della carriere, ora ho cambiato idea ma non sono un traditore”. Davanti ai suoi nuovi “compagni di viaggio”, i fondatori del comitato per il Sì della Fondazione Einaudi e i parlamentari di Forza italia, ruba la scena tra battute e affondi: “Alcuni critici dicono che questa riforma aumenta i poteri dei procuratori, altri che li diminuisce: ma non è che vi rode soltanto?”. Il Di Pietro che non t’aspetti molti lo attendevano da parecchio. È l’uomo di punta del fronte del Sì, da contrapporre all’Associazione nazionale magistrati,..

Donne e governo. Giuli picchia su Daria ed esalta Beatrice

“Fossimo stati alla prima bozza di manovra, sarebbe crollato il Mic”, dice al Foglio il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Che poi aggiunge: “Il ministero ha al centro la tutela, il consolidamento e la messa in sicurezza dei beni culturali”. Che inizialmente l’algoritmo-Perrotta avrebbe azzerato? “La prospettiva era di azzerarli”. E i tagli al cinema? “In Cultura, i settori del cinema e dello spettacolo sono i due contrafforti. I tagli, in quel caso, sono stati concordati per salvare il cuore del dicastero, e cioè i beni culturali. Stop”. O come dire: zac. Eppure il tutto s’incardina nel rapporto complesso – è un eufemismo – tra il ministro e Daria “Maria Antonietta”. Tra il titolare della Cultura Giuli e la ragioniera dello Stato Perrotta. Due che credono d’intendersi ma non s’intendono..

Il pasticcio brutto della privacy
Conte e Schlein come Tafazzi

Capisci che qualcosa è andato storto quando Federico Mollicone – deputato meloniano passato alla storia per le sue battaglie campali contro Peppa Pig – si erge dal pulpito della libertà di stampa accusando Report di voler far cadere il governo, e annuncia la presentazione di una mozione “a tutela della vera imparzialità e del vero pluralismo”. Cioè la maggioranza di governo che, siccome qualcuno attacca il governo, decide che chi lo fa non è imparziale e stabilisce lei i confini: pare un corso base di libertà di stampa nel Cile di Pinochet. Capisci che qualcosa è andato storto quando Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, risponde che giammai il suo giornalismo è di parte, prima di imboccare una via a cavallo tra il lirismo e gli sceneggiatori di Boris: “Il fatto..

Sarkozy esce dal carcere
Da ieri è in libertà vigilata

Il Tribunale francese concede la liberazione anticipata dal carcere a Nicolas Sarkozy. L'ex presidente lascerà la prigione di Parigi oggi stesso, dopo venti giorni trascorsi a La Santé: aveva iniziato a scontare una pena di cinque anni per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento della sua campagna elettorale del 2007 con fondi provenienti dalla Libia. Sarà posto sotto sorveglianza giudiziaria, non potrà contattare il ministro della Giustizia, Gérald Darmanin, e non potrà lasciare il territorio francese, ha aggiunto la corte. "Il tribunale dichiara ammissibile la domanda di rilascio" e lo "pone sotto sorveglianza giudiziaria", ha affermato il presidente della Corte d'appello. Il tribunale parigino ha stabilito che non vi è "alcun rischio di occultamento di prove, pressioni o collusione". "La detenzione continuata non è giustificata", ha affermato. La sentenza della..

Sicurezza: più manette per tutti
Così la sinistra insegue la destra

Ogni un po’ riparte il dibattito sulla sicurezza, se sia un problema di destra o anche di sinistra. Ed è proprio la sinistra a riaprilo quando di problema se ne pone un altro: come sconfiggere la destra che, nel frattempo, sulla sicurezza ha costruito una politica di stampo mitologico. Negli ultimi tre anni, il governo di Giorgia Meloni si è inventato una cinquantina di nuovi reati, o nuove aggravanti, e ha aumentato i detenuti di circa tremila e i detenuti minorenni di un terzo. Di fronte a questi brillanti risultati, a sinistra ci si chiede: e noi? Che cosa conta di fare la sinistra per innalzare le pene, moltiplicare le condanne, stipare le celle e farci finalmente sentire tutti più sicuri? Stavolta, poiché sono argomenti su cui qui ci siamo..

Landini sciopererà da solo
L’ironia della premier Meloni

È sciopero generale venerdì 12 dicembre. È stato convocato dalla Cgil per protestare contro la manovra del governo che considera “sbagliata, ingiusta e da cambiare”. L'annuncio a Firenze, nel corso dell'assemblea dei delegati del sindacato. “Faccio appello a tutti, donne e uomini, lavoratrici e lavoratori – ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – perché il 12 dicembre siano con noi in piazza. Faremo manifestazioni in tutti i territori d'Italia, per dimostrare che c'è la maggioranza di questo Paese, che lo tiene in piedi con il proprio lavoro, che vuole essere ascoltata”. Landini ha ribadito le critiche al disegno di legge di bilancio presentato in Parlamento e più ampiamente alla politica economica del governo, critiche che sono alla base della proclamazione dello sciopero. “La prima emergenza in questo..

Pd. La dissimulazione onesta di Silvia Salis contro Elly

Non è certo un Eva contro Eva quello che divide Elly Schlein e Silvia Salis. Ella, cioè Elly, l’ha negato, ma la smentita – povera lei – è risultata una conferma. Perché la competizione, come l’attrazione, non esiste mai finché qualcuno non la nega. E nella negazione, eccola che prende forma: due figure dello stesso campo, due destini che s’incrociano e un solo spazio disponibile per la leadership del centrosinistra. Ambizione contro ambizione. Salis, ex campionessa di lancio del martello e oggi sindaca di Genova, ha lanciato una raccolta firme online intitolata “Promuoveremo educazione, affettività e rispetto”, per introdurre l’educazione sentimentale contro la violenza di genere nelle scuole italiane. Una buona battaglia civile, ma anche – dicono i suoi – un modo per “tenere insieme i contatti”. Non solo firme:..

TikTok. Come la politica si è lasciata sbriciolare dai social

Corsi e ricorsi. Post, canzoni, balletti. Non c’è elezione e, per estensione, momento della vita politica senza social. Chi canta canzoni in Puglia, chi pubblica meme a tema Halloween, chi si butta con un carico di spontanea goffaggine su una nuova piattaforma, chi cerca testimonial pop per battaglie referendarie, chi diventa virale perché “cringe”. Una vecchia pratica della politica, che vuole arrivare ovunque e si adatta agli strumenti del momento, con successi alterni. È la tiktokizazzione, bellezza! Dopo 8 secondi distogliamo lo sguardo. Lo dice una ricerca dell’Università dell’Ohio. Esagerano? Chissà. Lo span di attenzione è sempre più ridotto, nel 2000 era 12 secondi. Sarà questa, forse, la statistica che strateghi politici e candidati hanno stampato nei loro uffici. Un monito prima di ogni post. Il risultato è una rincorsa..

Vestivamo alla Mamdani. Compagni, abbiamo vinto a N. York

Compagni, abbiamo vinto a New York. Pare che Elly Schlein stia davvero pensando di andarci, a Manhattan. Forse a gennaio, quando Zohran Mamdani, il neo-sindaco trentaquattrenne socialista e sciita, si insedierà nel suo nuovo ufficio tra Broadway e Park Row. La segretaria del Pd lo ha detto ieri ad alcuni amici – anzi, lo ha esclamato – in un accesso d’entusiasmo, quasi ridendo ma non troppo, mentre nel suo partito già scorrevano i post di giubilo e le dichiarazioni ufficiali: “Splen-dida vittoria di Zohran Mamdani! Con un messaggio chiaro contro il caro vita…”. Una scarica elettrica attraversa il Nazareno, riaccende le speranze e le illusioni e si amplifica nel suono delle rotte aeree per l’Atlantico. “Modello Mamdani”. “Ripartiamo da Mamdani”. Parole che tuttavia fanno riaffiorare il ricordo delle maschere di..

Gerenza

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