Un assessore col turbo
Arriverà al tostapane

Non c’è che dire, il campione è lui, solo lui. Edy Tamajo, assessore alle Attività Produttive, sparge contributi e sovvenzioni in ogni angolo della Sicilia: da Palermo a Catania, da Carini a Lercara Friddi, da Priolo a Termini Imerese. Distribuisce milioni per abbattere il costo dei mutui, per aggiornare le tecnologie e accorpare le imprese, per incoraggiare l’innovazione e la competitività, per l’agricoltura e la pesca. Il suo sogno è quello di montare su un elicottero e di lanciare centoni e bigliettoni sui borghi montani e le borgate marinare, ovviamente a partire da Mondello e Sferracavallo. Quando ha capito che le imprese erano già traboccanti di soldi ha inventato gli aiuti per le lavastoviglie. Continuando così arriverà ai tostapane. E a quel punto sarà una festa soprattutto per i pagnottisti...

Auteri, la solitudine
del capro espiatorio

Quelli che hanno il carbone bagnato mascherano l’imbarazzo con interviste di alto profilo. “Mai più fondi alle associazioni nelle leggi di spesa”, dice a Repubblica il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Ma i gerarchi che pilotano l’allegra macchina del Turismo puntualmente tacciono: forse sperano che a pagare il conto dei milioni assegnati ad amici e parenti, sia solo Carlo Auteri, il deputato regionale che dopo avere incassato una carrettata di piccioli per conto della mamma ha ritenuto di chiudere lo scandalo minacciando il collega La Vardera. Il silenzio che si avverte di più è, ovviamente, quello del Balilla. Il fondatore e grande manovratore della corrente turistica di Fratelli d’Italia non ha pronunciato nemmeno la parola a lui più cara: suca. O è diventato all’improvviso bene educato o comincia a capire che..

Chi fermerà la grande
abbuffata del Turismo?

I contributi dell’assessorato regionale del Turismo – ormai lo sanno pure le pietre – vanno quasi tutti a parenti, amici e grandi elettori. Il caso del deputato Carlo Auteri, vice capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, è uno scandalo che arriva dopo dieci, cento, mille altri scandali. La grande abbuffata, diciamolo, va avanti da almeno cinque anni. Gli uomini della Guardia di Finanza – lo ricorderete certamente – hanno sequestrato quintali di documenti ma nessuna magistratura, né quella ordinaria né quella della Corte dei Conti, ha mai alzato un disco rosso per arginare gli sprechi o per cacciare i mercanti fuori dal tempio. Con una conseguenza a dir poco drammatica: che il malaffare è diventato ordinaria amministrazione; che le feste sono diventate orge. Non solo per la corrente turistica di Fratelli..

Letterina dell’Ars
al vicerè di Sicilia

Ormai lo sanno pure i bambinetti dell’asilo: l’Assemblea regionale è un luogo geometrico popolato da fantasmi, malpacisti, politici senza speranze, uomini senza idee e ominicchi senza coraggio. Eppure, cogliendo l’occasione del voto segreto, l’irredimibile Ars ha trovato il modo ieri di bocciare due norme volute dal governo – no ai trenta milioni affidati all’Irfis di Jolanda Riolo, no all’acquisto del palazzo Sicicilcassa – e di recapitare al presidente della Regione un messaggio facilissimo da decifrare. I franchi tiratori, tutti interni alla maggioranza, hanno detto a Schifani che non sopportano più la pratica degli incarichi di sottogoverno affidati alle dame che gli organizzano le cene; che non tollerano le prepotenze del suo cerchio magico né i traccheggi, anche immobiliari, dell’opaco avvocato d’affari che amministra il retrobottega di Palazzo d’Orleans.

Dai sondaggisti
ci guardi Iddio

Di Taylor Swift – la star che avrebbe spostato milioni di voti a favore di Kamala Harris – abbiamo riso abbastanza. La musica è bella, le canzoni creano mille emozioni, ma l’America aveva altro a cui pensare. Non abbiamo riso abbastanza invece per i sondaggi che ci hanno raccontato la favola di un’America divisa a metà tra la vice di Biden e lo straripante Donald Trump. Una tesi campata in aria. La verità è che il sondaggio non esiste: le società americane non hanno azzeccato una sola previsione. Esistono i sondaggisti più o meno onesti. Che spesso accrocchiano i numeri in modo da rendere felici i committenti. Se il presidente di una Regione commissiona un sondaggio sulla propria popolarità, il sondaggista – pagato a peso d’oro – dirà che il..

Turismo, altro scandalo
La Sicilia senza legalità

C’è del marcio all’assessorato regionale del Turismo. Con due paginate grandi come lenzuola, “La Sicilia” di Catania ha scoperchiato stamattina un altro scandalo: quello degli otto milioni ripartiti tra ottanti privati, sempre gli stessi, per sagre e spettacoli riconducibili a ben individuate cricche clientelari. Non bastavano gli sprechi di SeeSicily. Non bastava lo scempio di Cannes. La corrente turistica di Fratelli d’Italia è più che mai attiva e aggressiva, e non smette di utilizzare i soldi della Regione per avere in cambio consensi e – a pensar male – anche qualche utilità che potremmo tranquillamente chiamare tangente. Sorge spontanea una domanda: ma gli organi di controllo – procure, Corte dei Conti – esistono ancora? Sono almeno due anni che esaminano documenti e che promettono di chiudere indagini che, manco a..

I ragazzi giocano:
Cechov, salvaci tu

Noi, ingenui cittadini – o sudditi, fate voi – siamo convinti che Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans siano i luoghi dove si lavora per il bene della Sicilia; dove il viceré Schifani o il gran visir Galvagno si adoperano per garantire un futuro ai nostri figli; dove settanta deputati e tredici membri del governo si affannano per preservare questa terra da una siccità che comincia ad avere, purtroppo, le sembianze della catastrofe. Niente di tutto questo. La Regione è diventata un oratorio parrocchiale dove ciascuno si trastulla con il proprio giocattolo: chi con le province, chi con il reddito di povertà, chi con la sanatoria delle ville costruite sulla spiaggia. Poi c’è Schifani che non rinuncia al teatrino della strigliata e Galvagno che affida le sorti dell’autonomia al bar..

Le due facce
dell’Apocalisse

L’abbiamo usata tante volte a sproposito, è vero; ma stavolta la parola “apocalisse” ci sta ed è lì, a Valencia, dove la furia dell’acqua ha travolto ogni cosa e ha portato morte e disperazione in una intera regione. Proprio come nel libro dell’Apocalisse: “Le isole fuggirono e le montagne non si ritrovarono mai più”. Al diluvio che ha colpito la Spagna si contrappone la siccità che, giorno dopo giorno, desertifica la Sicilia. Qui il cielo è stato avaro e impietoso. Ma è stato altrettanto inefficace il governo del viceré Schifani. Le settanta riunioni operative della cosiddetta cabina di regia non sono servite a niente: è stato scavato qualche pozzo, non si sa nemmeno dove, ma nessuno ha messo ancora mano alla rete colabrodo e non sono state neppure acquistate le..

Il Marchese del Grillo
non rispetta la Consulta

La Corte costituzionale alza il disco rosso sui continui commissariamenti e dice chiaro e tondo che le province devono avere un regolare governo. Ma Renato Schifani se ne frega; impapocchia un discorsetto da azzeccagarbugli e rinvia ancora una volta le elezioni di secondo livello. Forse aveva ragione Davide Faraone: Palazzo d’Orleans non è abitato da un presidente della Regione ma da un Marchese del Grillo: “Io son io e la Consulta non conta un…”. A forza di praticare l’arroganza il vicerè Schifani si è convinto di essere al di sopra delle leggi. E anche della decenza. Non si preoccupa della questione morale: metà del suo regno è nelle mani di un opaco avvocato d’affari. E crede di turlupinare i siciliani parlando e straparlando di una maggioranza “leale e coesa” mentre..

Palermo è perduta
“Aridateci Leoluca”

La raccolta dei rifiuti è un disastro, l’Azienda dei trasporti boccheggia, l’Azienda dell’acqua è senza un amministratore, la gestione dell’aeroporto è in stallo, i cantieri della metropolitana viaggiano con almeno dieci anni di ritardo, la movida è un incubo notturno, le strade sono trappole di fossi ed erbacce, il Biondo è diventato un parcheggio per tromboni, il Teatro Massimo è un circoletto di consulenze e privilegi, via Maqueda è un suk irredento e irredimibile, le periferie sono sempre più lontane e ghettizzate, il traffico è da anni prigioniero di se stesso, davanti al Castello della Zisa le vasche del giardino sono piene di monnezza e mandarini marci: un orrore. Domanda: ma a Palermo c’è un sindaco, c’è un’amministrazione comunale? Aridateci Leoluca Orlando. Nemmeno lui si occupava della città. Ma con..

Gerenza

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