Sulla sanità Schifani
ha scoperto l’orologio

Renato Schifani ha scoperto il tempo, quello scandito dall’orologio. Non gli daranno il premio Nobel ma in una Regione disordinata come la nostra è già un successo. Quando Palazzo d’Orleans doveva nominare i diciotto manager della sanità il tempo non esisteva, era un’utopia: passavano i mesi e il decreto non veniva mai fuori; aziende sanitarie e ospedali erano alla canna del gas ma Schifani lasciava che gli insaziabili partiti si dilungassero comodamente in lunghe ed estenuanti trattative. Ora la musica è cambiata. Il presidente non solo striglia, ma lancia addirittura degli ultimatum. La nomina dei direttori sanitari e amministrativi dev’essere fatta entro il 2 settembre, altrimenti… La prima pagella sarà stilata fra tre mesi. E tra un anno i manager che non avranno ridotto le liste d’attesa decadranno automaticamente. E’..

Caro Edy, però
parlaci anche di te

Ora che ha intrapreso la strada lunga – quella che porta ai temi nazionali e alle grandi questioni internazionali – Edy Tamajo certamente non si fermerà più. Andrà sempre più su. Analizzerà i nodi irrisolti del Medio Oriente e il precipizio che si è aperto al confine tra la Russia e l’Ucraina. L’uomo forte di Forza Italia ha tutte le carte in regola per parlare da leader: dove non interviene Giorgia Meloni interverrà lui; quando non parla Antonio Tajani, si pronuncerà lui. Ma verrà il giorno in cui, da semplice assessore regionale, spiegherà ai suoi centoventi mila elettori per quale motivo ha rinunciato al seggio di Bruxelles conquistato in maniera così trionfale? Dirà – ai pochi o tanti elettori che si sono sentiti traditi – quali sono stati i patti..

Tamajo mette in crisi
i paggetti della Corona

E’ stato un pomeriggio di tormento per i giornalisti della Corona. Gli è capitata tra le mani una dichiarazione con la quale Edy Tamajo, l’uomo forte di Forza Italia, avanza una critica alla legge sull’autonomia differenziata, fortemente voluta dalla Lega e approvata, con sofferenza, dalla maggioranza di centrodestra. La dichiarazione va pubblicata, ci mancherebbe altro. Ma i paggetti di Palazzo d’Orleans non riescono a scrivere che la tesi di Tamajo non è quella di Renato Schifani e che tra i due c’è già una prima frattura. E allora titubano, si impappinano, tremolano. E si attorcigliano in uno spasimo che ricorda il supplizio di Tantalo o i contorcimenti del ragionier Fantozzi. Il mito di un presidente della Regione invincibile gli si scioglie tra le mani come un gelato alla fragola. Ma..

Chi striglierà
lo strigliatore?

Lo vogliono invincibile, eterno e anche strigliatore. Ai giornalisti della Corona questo Schifani così duro e puntuto, con la mascella tesa e l’occhio pronto alla rappresaglia, piace da impazzire. Forse perché l’idea di un presidente che striglia e non perdona serve a nascondere la realtà di un governo regionale che oggi gira a vuoto sulla sanità come ieri girava a vuoto sulla siccità e sulle altre emergenze di questa infelicissima Sicilia. Lo Schifani che strigliava la spelacchiata impresa di Favara per i ritardi nel restauro del Castello Utveggio è lo stesso che non ha nemmeno posato l’occhio sui ritardi – quelli sì disastrosi – con i quali la Regione butta praticamente a mare i milioni previsti dal Pnrr. Ma ai paggetti di Palazzo d’Orleans delle opere pubbliche non frega assolutamente..

Quelli che lo vogliono
invincibile ed eterno

Nel tribolato mondo dell’informazione s’avanza una schiera di intrepidi e aitanti giovanotti. Li chiameremo i “giornalisti della Corona”. Sono quelli che a forza di frequentare il palazzo si sentono parte attiva del palazzo. Imboccano il portone di Palazzo d’Orleans ed è come se entrassero a casa propria. Incontrano il Bullo ed è come se incontrassero un fratello. E quando, in fondo al corridoio, si materializza l’immagine, augusta e diafana, di Renato Schifani restano con le manine alzate. In adorazione, come se avessero visto la Madonna. Storditi dal miracolo, cominciano poi a farfugliare teorie bislacche sull’invincibilità di un presidente che invece fa acqua da tutte le parti. Elencano meriti e medaglie e, con sprezzo del pericolo, provano a ipotizzare addirittura un secondo mandato. I “giornalisti della Corona” lo vogliono così: invincibile..

Il pagnottista
dell’esclusiva

Lo chiamano “Er pagnottista dei castelli”, ma con i famosi castelli romani non ha nulla a che vedere. E’ il prodotto tipico della slabbrata politica siciliana. Lo chiamano così perché, oltre ad avere spillato una barca di soldi al Consorzio delle autostrade – quello diretto da Calogero Fazio – è riuscito ad attaccarsi come una cozza anche al Consorzio dei castelli siciliani: Taormina, Castelbuono. Lui è il boss dell’informazione a gettone: tu gli procuri un appalto e lui ti ricopre di incenso e di saliva. E’ successo con l’assessore alle Infrastrutture – quel fru fru di Alessandro Aricò – e succede soprattutto con Renato Schifani. Il presidente della Regione rilascia almeno una decina di dichiarazioni al giorno. Ma se finisce nelle mani del Pagnotta la dichiarazione diventa una “intervista esclusiva”...

Non basta accodarsi
Manca l’autorevolezza

Marina e Pier Silvio danno una sterzata a sinistra in nome dei diritti? Lui si accoda. Antonio Tajani lancia lo Jus scholae per regolarizzare i figli d’immigrati che hanno studiato in Italia? E lui rilascia una dichiarazione con la quale promette di sostenere perinde ac cadaver il segretario di Forza Italia. Renato Schifani si arrampica sugli specchi pur di piacere allo stato maggiore del partito berlusconiano. Sa di avere il fianco scoperto. Non solo per gli inciuci con Ignazio La Russa, col Balilla e con i patrioti più oscurantisti dell’universo meloniano. Soprattutto per la sua disastrosa gestione del governo regionale: troppi rancori, troppe piccinerie, troppe amicizie border line. Del resto, quale autorevolezza può mai avere un presidente che calpesta le aspettative dei deputati forzisti per soddisfare i capricci dei riccastri..

Un azzeccagarbugli
sulla cenere dell’Etna

Come i magliari o gli azzeccagarbugli, è convinto che basta un giro di parole per modificare la realtà. A proposito della cenere dell’Etna – una catastrofe per i comuni del Catanese – il presidente della Regione, Renato Schifani, aveva invocato lo stato d’emergenza. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, lo aveva corretto. E, con una rapida lezione di diritto amministrativo, gli aveva pure spiegato che, essendo la cenere un fenomeno ordinario proprio perché si ripete da quando esiste il vulcano, non si può parlare di emergenza, semmai di mobilitazione. Ieri Musumeci ha firmato il decreto, seguendo ovviamente la linea della mobilitazione. E Schifani che fa? Per conquistare il solito francobollino sui giornaletti che pendono dalle sue labbra, rilascia a razzo una dichiarazione: “Accolte le nostre richieste”. E’ il trionfo...

Due stili diversi
di sottogoverno

Basta allontanarsi un filino da Renato Schifani e il sottogoverno diventa ciò che deve essere: la scelta assennata di uomini onesti e cristallini, di professionisti autorevoli e soprattutto competenti. La conferma arriva dalla nomina di Gaspare Borsellino, un giornalista di prima fila, nel Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Nomina sottoscritta dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, su una proposta concordata tra il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla e il presidente della Regione, Schifani. Se un incarico così prestigioso è stato assegnato a Borsellino, fondatore dell’agenzia di stampa Italpress, e non a un pagnottista o a un riccastro incontrato all’ultima festa, si deve al fatto che stavolta il reuccio di Palazzo d’Orleans non ha deciso da solo. Ha dovuto confrontarsi con gente di ben altra pasta e..

La pioggia chiude
i riti della siccità

E’ arrivata la pioggia. Finalmente la Sicilia non avrà più bisogno di Renato Schifani né degli attrezzi di scena con i quali il presidente della Regione ha recitato la commedia della siccità. Finalmente cala il sipario sulla cabina di regia e sulle altre imposture con le quali Palazzo d’Orleans ha cercato di nascondere la propria incapacità di gestire l’emergenza. Finalmente si chiude la recita sui dissalatori da riportare in vita o sulla rete colabrodo che perde per strada la metà dell’acqua che trasporta. Finalmente il lago di Pergusa tornerà a riempirsi e a incantare turisti e poeti. Finalmente il Simeto ritroverà il mare. E Schifani potrà dedicarsi a tempo pieno ai suoi amati riccastri, alle sue feste, alla sua devota zarina, ai suoi intrighi di palazzo, ai suoi pagnottisti, alle..

Gerenza

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