Il cappello di Galvagno
sulla Corte dei Conti

L’avvocato catanese Pietro Ivan Maravigna è stato eletto ieri, a scrutinio segreto, componente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Sul suo nome sono confluiti a Sala d’Ercole 37 voti su 65 votanti. Le cronache parlamentari riferiscono che “il suo profilo è stato caldeggiato da Gaetano Galvagno”, il presidente dell’Ars sotto inchiesta per corruzione e peculato. Non conosco la storia dell’avvocato Maravigna, ma sono certo che siamo di fronte a un giurista di altissimo valore professionale e di cristallino rigore morale. Disturba non poco, però, la sfrontatezza con la quale Galvagno – che ha problemi con la giustizia penale e, forse, potrà averne qualcuno anche con la magistratura contabile – abbia fatto sapere ai giornali che la nomina è stata patrocinata da lui. Un sovrappiù che non sparge..

S’è preso la rivincita
su Tajani e Chinnici

Chi lo dice ad Antonio Tajani che Totò Cuffaro, buttato dalla finestra, è già rientrato dalla porta? Chi lo dice al segretario di Forza Italia che il tanto sputacchiato segretario della Dc oggi è l’unico punto fermo del governo presieduto da Renato Schifani? Nel maggio del 2024, alla vigilia delle elezioni europee Totò “vasa vasa” voleva federarsi con Forza Italia. Ma ci fu il veto di Caterina Chinnici, appena passata dalle file mortizze del Pd al partito, per lei molto promettente, di Forza Italia. Tajani, come si ricorderà, preferì accontentare la figlia del giudice ucciso dalla mafia e ostracizzare il leader Dc. Il quale ha ingoiato il rospo e, senza creare scompigli o meditare vendette, ha dato all’azzurro Schifani la solidità che Forza Italia e gli altri alleati non sono..

Vedrete, questa frattura
sarà sanata dalle mance

Macché crisi. A due anni dalle elezioni nessuno ha interesse a sfasciare il comodo governo di Renato Schifani. Meno che meno il partito di Giorgia Meloni, che pure ha messo in piedi il teatrino di disertare la giunta e di non avallare la conferma di Salvatore Iacolino alla Programmazione della Sanità. Fratelli d’Italia non ha né la forza né l’autorevolezza per sopportare i contraccolpi che una rottura del quadro politico comporterebbe. Gli scandali hanno già decapitato il vertice e il commissario Sbardella fa davvero fatica a mantenere compatte le truppe. La prova di forza su Iacolino l’ha voluta l’ex assessore Ruggero Razza, orfano di punti di riferimento dopo la caduta del suo amico Croce dall’Asp di Trapani. Ma la solidarietà dei camerati non è andata oltre il teatrino di Palazzo..

La casta si diverte
e la Sicilia paga

Ma dove sono finiti i sacri custodi della legalità? Tra i mosaici e gli stucchi dorati di Palazzo dei Normanni non si pavoneggiano solo i settanta deputati, con i loro sprechi e i loro sfrontati privilegi. Si muove anche, con paludata compostezza, una pletora di questori e super burocrati ai quali spetta il compito di accertare come vengono spesi i milioni di euro che l’Ars amministra in totale autonomia. Da quando la magistratura ha denunciato l’allegra gestione del presidente Galvagno, i controllori avrebbero dovuto aprire di più gli occhi. Ma non c’è scandalo che, in quel Palazzo, abbia il potere di cambiare le cose. Si scialacquava prima e si continua a scialacquare pure dopo. Senza limiti, senza pudore. E senza nessuno che chieda a Galvagno conto e ragione delle sue..

Per le Cannariato
la festa non finisce

Tutte le Marcelle Cannariato – o le Lady Dragotto, scegliete voi – possono dormire sonni tranquilli. Non hanno più motivo di sgomitare né di farsi largo in via Benedetto Civiletti, davanti alla casa di Gaetano Galvagno, magari col rischio di finire in una foto scattata dalla Guardia di Finanza. La festa continua. Il presidente dell’Ars, sotto inchiesta per corruzione e peculato, ha chiesto e ottenuto dai tre questori di Palazzo dei Normanni una integrazione di cinquecento mila euro al fondo contributi; a quel pozzo senza fondo, cioè, che gli consente di distribuire soldi a clienti e parenti, ad amici ed elettori. Fonti autorevolissime sostengono che Galvagno, in questi primi tre anni di legislatura, ha macinato circa quattro milioni di euro. Ciò che sorprende è la velocità con la quale i..

L’accozzaglia comincia
dalle doppiezze del Pd

Campo largo o accozzaglia? Il Pd, inchiodato al 20 per cento, insiste nel rivendicare la leadership della coalizione che nel settembre 2027 tenterà di conquistare sia la presidenza della Regione che il governo del Paese. Ma il risultato delle Marche non preoccupa la Meloni e non suscita alcun allarme nel centrodestra. Anzi, ci dice che con queste opposizioni l’alternanza è diventata obiettivamente una velleità. Soprattutto in Sicilia. Dove, sotto il simbolo del Pd, esistono due fazioni in contrapposizione. Ci sono due linee politiche: la riformista e la movimentista; ci sono due gruppi parlamentari: quello degli inciuci e quello delle mance; e ci sono pure due antimafie: quella delle pagnotte e quella che cerca di portare pulizia e legalità nelle istituzioni. Un partito così disunito potrà mai capeggiare una coalizione e..

Perché il canone Rai
è un “pizzo di Stato”

Aldo Grasso, l’inarrivabile critico televisivo del Corriere della Sera, ha emesso ieri la sua sentenza definitiva. Dopo avere analizzato gli ultimi programmi ha concluso affermando che ormai la Rai è da considerare “un radar sul nulla”. “E’ una tv commerciale che da tempo ha smarrito la sua missione con impudicizia senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade”, ha scritto. “Tutto sembra frivolo, falsificato, privo di sostanza e di interesse”. Se ne accorgono anche i telespettatori. Che domenica, ad esempio, sono fuggiti in massa da quel baraccone governato, senza capo né coda, da Mara Venier. Viale Mazzini ne prenda atto: la gente non ne può più delle faccette e delle marchette, di dibattiti privi di opinioni e di pensiero. E soprattutto non sopporta più di dovere pagare,..

I soldi di Schifani
non finiscono mai

Ogni santo giorno Renato Schifani appende le sue luminarie. Luci di scena con le quali annuncia al popolo di Sicilia investimenti e finanziamenti, contributi e sussidi, mance e prebende. Va a Catania, dai salesiani, e promette milioni per risanare il quartiere di San Cristoforo. Si sposta a Ragusa per la Fiera dell’agroalimentare e garantisce che sulle contrade delle serre arriverà presto una pioggia di denaro pubblico. E’ diventato una sorta di Re Mida: quel che tocca diventa oro. Potete star certi che la settimana prossima a Ribera, per la Festa dell’Amicizia promossa dalla Dc di Totò Cuffaro, annuncerà stanziamenti a valanga per le arance. Ma da dove piglia tutti questi soldi? O nei sotterranei di Palazzo d’Orleans esiste una zecca clandestina oppure è già entrato in campagna elettorale con uno..

Rai, dopo il balzello
faccette & marchette

Lunedì scorso ho trovato nella Pec un’intimidazione della Rai che mi obbligava, per il 2025, a pagare un canone di 247 euro. Più che un canone, un balzello. Durante il weekend, dopo avere esaminato con acribia i programmi che la Tv di Stato mi ha dato in cambio della somma già pagata, sono giunto alla conclusione che quei soldi mi dovrebbero essere restituiti immediatamente, hic et nunc. Tra sabato e domenica la Rete ammiraglia mi ha offerto i sorrisi ingessati di Milly Carlucci, gli ammiccamenti sessisti di Guillermo Mariotto, l’amichettismo della Venier, il film muto di tale Enzo Miccio, il disarmante giochino di Mammuccari, l’ottantesimo talk-show sul labirinto giudiziario di Garlasco e una sfacciata promotion dedicata a Enrico Brignano in partenza per una nuova tournée. Chiamano servizio pubblico un acido..

Il Pd tiene a battesimo
l’antimafia pagnottista

Non bastava l’antimafia degli affari, quella che è arrivata dopo il dolore e lo sdegno per le stragi, dopo l’impegno civile e le lenzuola bianche. Il Pd ha tenuto a battesimo anche l’antimafia delle pagnotte. Alla festa dell’Unità di Palermo ha debuttato Maurizio Scaglione, il faccendiere che in un anno ha ricevuto dalla Regione affidamenti diretti per mezzo milione di euro. Controlla quattro società di comunicazione e pubblica un giornaletto che fa da trombettiere al presidente Schifani e a chiunque gli firma un contratto di consulenza. Per superare l’immagine opaca del pagnottista, ha scritto con Elio Sanfilippo, vecchio esponente del Pci, un libro contro il pizzo. Che ieri ha presentato alla festa del Pd. Giorni fa, sul suo sito, aveva dato per certa la partecipazione allo show del procuratore di..

Gerenza

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