Il santo e il reprobo
alla guida di Palermo

"L'illegalità nei cimiteri è finita". Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha cancellato una vergogna che si trascinava da parecchi anni. Sono state abbattute 72 tombe abusive e si è istaurato un sistema di turnazione che consentirà alla città di non subire più l’umiliazione delle bare accatastate in un capannone. Ma non c’è da far festa. “Se si rimuovono le illegalità significa che in passato la legge è stata violata”, ha sottolineato Lagalla. Il riferimento, va da sé, è al suo predecessore. A quel Leoluca Orlando che avrebbe dovuto dare dignità ai morti e non ha saputo dargliela; che avrebbe dovuto eliminare l’illegalità e invece l’ha tollerata. Ma se chiedete un giudizio ai puri e duri dell’antimafia – impegnati in queste ore a scegliere chi ammettere e chi no alla..

Quella croce di Palermo
che nessuno aveva visto

Mentre il piritollo del Comune piritolleggiava da un capo all’altro del Festino per tessere le lodi degli artisti e pagnottisti invitati al Trionfo di Rosalia; mentre i piritolli dell’antimafia si azzannavano, alla vigilia dell’Anniversario, per stabilire chi è il più puro e duro del quartierino; mentre il bravo ragazzo del giornalino, in preda alla febbre del sabato sera, scriveva di avere visto, oltre la Madonna, anche la luce della Santuzza; mentre nell’aria volteggiavano queste allegre vaghezze il Pastore della Chiesa Palermitana ha dato un pugno al ventre molle dei festaioli e ha detto che la mafia non è solo quella che ha ucciso Giovanni e Paolo ma anche quella che uccide ogni giorno i nostri ragazzi con dosi di crak vendute alla modica cifra di cinque euro. Mentre i piritolli..

Palermo, la città
delle Confraternite

L’archivio diocesano non lascia spazio al dubbio. La prima Confraternita nasce nel 1485 ed è intestata ai Santissimi Oliva e Omobono. Il Cinquecento, poi, è un tripudio di fede: vedono la luce undici confraternite tra le quali quella di Maria Addolorata della Soledad. Mentre il Seicento si apre con Maria Santissima di tutte le Grazie del Sabato. Il secolo più ricco resta però il Novecento: la Chiesa ne benedice quarantasette e molte sono intestate alla Santuzza. Negli anni Duemila le iscrizioni crollano, ma l’elenco non è completo. Manca, per esempio, la Confraternita del Santissimo Festino. Che comprende tante persone perbene, tantissimi devoti, tanti bravissimi artisti e artigiani. Ma anche ruffiani e pagnottisti. Ai quali i reverendissimi Carta e Lagalla, padroni della città, hanno aperto le porte con un bando di..

La “corrente turistica”
ora fa paura ai patrioti

Anche se il tono dello scontro si è alzato di molto, anche se gli “impicci” di Daniela Santachè sono di non agevole soluzione, è difficile che l’azione della magistratura possa compromettere la stabilità del governo retto da Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha intelligenza politica, dispone di una maggioranza ampia e, soprattutto, ha una investitura popolare in grado di garantirle per parecchio tempo forza e consenso. Ma c’è un ma. Le inchieste dimostrano che il sistema di potere creato dai patrioti ha un fianco scoperto e che la madre di tutte le fragilità è la cosiddetta “corrente turistica”: quella che comprende oltre al ministro Santanchè una lunga filiera di assessori regionali. I siciliani, come raccontano le cronache, si sono particolarmente distinti per scandali e spregiudicatezze. Finora hanno avuto..

Giorgia e la Sicilia
Chi si guardò si salvò

Giorgia Meloni avverte sul collo il fiato minaccioso della magistratura. Prima l’avviso di garanzia notificato tramite un giornale a Daniela Santanchè, imprenditrice d’azzardo e ministro del Turismo. Subito dopo l’imputazione coatta, per le rivelazioni sul caso Cospito, decisa da un Gip nei confronti di Andrea Del Mastro, sottosegretario alla Giustizia, per il quale i pm avevano chiesto l’archiviazione. I magistrati, si sa, sono imprevedibili. Quando meno te l’aspetti possono alzare l’albero della gogna e per la politica sono guai. Questo spiega l’attenzione con la quale la premier segue personalmente le vicende siciliane, prima delegate ai suoi due spericolati colonnelli, Ignazio La Russa e Francesco Lollobrigida. La procura di Palermo ha sequestrato negli uffici della Regione alcuni dossier intestati a uomini e ominicchi del suo giro. Chi si guardò si salvò.

Quella insopportabile
spocchia della destra

Credevamo che il governo della destra fosse “patria, famiglia e legalità”. O, se preferite, “patria famiglia e onorabilità”. Credevamo pure che il partito di Giorgia Meloni fosse espressione di un cameratesco senso del dovere, del rigore, della militanza. Scopriamo invece che l’unico principio che guida la classe dirigente dei patrioti è la perdonanza. Vittorio Sgarbi e Morgan si sono prodotti al Maxxi in un avanspettacolo di volgarità, sessismo e doppi sensi? Il ministro Sangiuliano li ha già perdonati e se li tiene stretti al suo fianco. Stessa clemenza e stesse coperture per le scempiaggini societarie di Daniela Santanchè, ministro del Turismo. E non parliamo della Sicilia, dove ogni scandalo – dall’appalto truffaldino di Cannes al colossale spreco di SeeSicily – è stato perdonato e pure premiato. Fino a quando dovremo..

Renato, il presidente
venuto da Tiberiade

Nel teatrino di Palazzo d’Orleans succede anche che Renato Schifani si attribuisca il merito delle piogge che in questi mesi burrascosi hanno avuto il merito di riempire d’acqua le dighe e di allontanare il pericolo di una dannosa siccità. “Il recupero della disponibilità di risorse idriche negli invasi siciliani, dovuto anche alle consistenti piogge dell’ultima primavera – recita un comunicato della presidenza della Regione – ci consente di guardare alla stagione estiva con serenità”. Subito dopo però irrompe, nel comunicato, la voce imperiosa e vanitosa del Governatore. Il quale, con sprezzo del ridicolo, si lancia in una affermazione decisamente fuori tono: l’aumento dei volumi d’acqua in Sicilia – spiega – è il “risultato del nostro lavoro per risolvere le criticità del sistema”. Non gli resta che camminare su quelle acque...

C’era una volta
il metodo Lumia

Stanchi per tutte le cose che avrebbero dovuto fare e non hanno fatto in questi mesi di smarrimento, i brancaleoni di Palazzo d’Orleans si preparano a una lunga estate di riposo. Renato Schifani, che è il capo dell’allegra compagnia, andrà in vacanza contento e appagato: i suoi rancori hanno avuto puntuali riscontri. Per lui il bilancio è altamente positivo. Per la Sicilia un po’ meno. Verrebbe da rimpiangere Rosario Crocetta. Che Schifani non ha saputo imitare: se decideva di silurare un assessore caduto in disgrazia, il governatore venuto da Gela era capace di agire con velocità e risolutezza. In compenso, qualche mente raffinatissima annidata tra i corridoi di Palazzo d’Orleans sembra avere assorbito i metodi di Giuseppe Lumia, il senatore che, dalla stanza accanto a quella di Crocetta, sapeva come..

Non governano,
bambineggiano

Bambineggiano. Non c’è altro modo per descrivere le miserie che gli occupanti di Palazzo d’Orleans spacciano per azioni di governo. Prendete ad esempio la geniale trovata con la quale hanno pensato di affrontare il 19 luglio, giorno del trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio. Per onorare la memoria del giudice Paolo Borsellino e degli uomini di scorta, l’assessore ai Beni Culturali, quello aveva tentato di regalare a Urbano Cairo 400 mila euro, ha stabilito – con un solenne atto burocratico “assunto”, si dice così, d’intesa col presidente Schifani – di dare dignità di monumento a un ulivo piantato lì molti anni fa da mani pietose e volenterose. Un tentativo maldestro di accaparrarsi la benevolenza dell’antimafia militante e prevenire così ogni possibile contestazione. Miserie, si diceva. Degne, sì e no,..

Una coppia di potere
Da Roma a Palermo

Lei è Giusi: è un magistrato, è vice capo di gabinetto di Carlo Nordio e, stando a un articolo del Domani, è la donna più influente del Ministero della Giustizia. Lui, il compagno, è Gaetano: è stato vice presidente della Regione e consulente di molti avventurieri della finanza, da Ezio Bigotti a Stefano Ricucci; come assessore al Bilancio ha compiuto molti disastri e, come semplice cittadino, ha avuto seri problemi con le tasse: tanto che l’Agenzia delle Entrate l’ha trascinato in giudizio e una sentenza della Commissione Tributaria lo obbliga a versare oltre seicentomila euro al fisco. Lei sussurra all’orecchio di Nordio e lui sussurra all’orecchio di Renato Schifani, governatore della Sicilia, del quale è il consigliere più ascoltato. Lei e lui formano una micidiale coppia di potere. Contano in..

Gerenza

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