“La musica è verità allo stato puro”. Il mantra di Caterina Coco l’ha resa grande. Le ha permesso di volare dalla sua Zafferana Etnea, dove il nonno le inculcava la passione per i canti popolari, alla Scala di Milano, dove ha collaborato dal 2014 al 2018, e collabora tuttora: “Mi sono resa conto che i più grandi direttori d’orchestra – spiega la Coco in una intervista a “La Sicilia” – hanno una particolare caratteristica comune: l’umiltà e un immenso spirito di ricerca e gratitudine verso la musica. Solo trasmettendo questi messaggi è possibile creare un contatto autentico con l’orchestra e con il pubblico”.

Caterina ha appena 28 anni. Ma è già una professionista fatta e finita. E’ reduce dal tour con Biagio Antonacci e Laura Pausini negli stadi, un’esperienza che la ha permesso di crescere ulteriormente: “E’ stata una grande occasione. Durante le undici tappe negli stadi italiani un momento indimenticabile è stato la prima volta che ho suonato in quartetto al San Nicola di Bari insieme a Laura e Biagio. Vedere tutta quella gente ha scatenato in me un’emozione inspiegabile, un misto di gioia, entusiasmo e stupore. Un altro momento incredibile è stato l’accensione di 50mila torce allo stadio di San Siro per un’atmosfera che definire magica è riduttivo”.

La Coco ha studiato per una decina d’anni all’istituto musicale Vincenzo Bellini di Catania. Dopo aver maturato i primi contatti con la musica nel coro della chiesa, a Zafferana, prende in mano il violino che aveva nove anni. Quello strumento, “il più umano di tutti gli strumenti”, diventa il filo conduttore della sua vita e della sua carriera. Tra le decine di collaborazioni quelle con Cesare Cremonini, durante Radio Italia Live in piazza Duomo a Milano, e con Mina, con la quale ha registrato un album. Oggi è abilitata all’insegnamento: “Sin dall’inizio ho avuto un rapporto di curiosità e confidenza con il violino – ha detto ancora Caterina -. Ma la stessa curiosità mi ha portato ad avere uno sguardo più analitico sullo strumento e sulle sue possibilità per lavorare sulla tecnica. Lavorare sulla tecnica dà l’opportunità di arricchire la “tavolozza dei colori” da utilizzare per dipingere nella maniera più fedele possibile l’idea che si ha in mente”. “Ciò che alimenta la mia passione per la musica – conclude l’artista di Zafferana – è la curiosità di conoscere i vari linguaggi e le infinite sfumature con cui è possibile trasmettere un’emozione, un’atmosfera, un ricordo”.