Il fermento romano di queste ore potrebbe provocare qualche scossa nella politica siciliana. E stabilire non solo il destino di Nello Musumeci, che ha un seggio garantito a Roma (nel caso, gli toccherà correggere alcune vecchie dichiarazioni riguardo al “baratto istituzionale”); né quello dei suoi assessori, che, in caso di rinuncia al bis, scioglieranno il ‘cerchio magico’ per rifugiarsi nei partiti d’appartenenza (tranne Armao, che troverebbe le porte di Forza Italia sbarrate). Ma queste ore sono decisive per la galassia di parlamentari – gli “stampellisti” – che la campagna acquisti di Ruggero Razza, quando l’assessore recitava ancora la parte del leone, aveva portato in dote al governatore.

Che fine faranno, ad esempio, quelli di Attiva Sicilia? I fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, che avevano strappato la vicepresidenza dell’Ars (con Angela Foti) ancor prima di dichiarare il proprio amore a Diventerà Bellissima (con cui si sono federati), rischiano di rimanere a spasso. Chi potrà garantire una conferma all’Ars anche per loro? Molto dipenderà dal futuro del movimento di Musumeci (che sembra già liquefatto); di come Razza e soci vorranno gestire la fase-due dopo la rinuncia a palazzo d’Orleans. I fedelissimi della prima ora – vedi Aricò, Intravaia e qualcun altro – troveranno spazio nelle liste di FdI. Ma gli ex grillini?

Dopo aver trascorso metà legislatura a fare la guerra al governo di centrodestra, si sono convertiti sulla via di Damasco. Da fieri oppositori di Armao, hanno imparato ad apprezzarne i bilanci e gli accordi con lo Stato. Tra i saltimbanchi trovano posto Elena Pagana, la più giovane deputata dell’Ars, moglie dell’assessore alla Salute. Sergio Tancredi, che paragonava il Green pass al timbro nazistanei campi di concentramento. Matteo Mangiacavallo, che all’ultimo giro s’è presentato a Sciacca come candidato sindaco (sostenuto anche da FdI). E ha perso dopo aver messo Forza Italia fuori dalla coalizione. Dell’errore e della deriva si è accorta per tempo Valentina Palmeri, che ha scelto di staccarsi dal gruppo e sposare la causa ambientalista. Gli altri, compresa la vicepresidente dell’Assemblea Angela Foti, sono rimasti lì, e adesso galleggiano nell’incertezza: abbandonando il Movimento 5 Stelle, s’erano lasciati alle spalle il tetto dei due mandati. Ora che hanno la possibilità di competere per palazzo dei Normanni senza limiti, sperano che qualcuno li adotti. Potrebbero sempre presentare il simbolo, e pesarsi nelle urne. Ma il coraggio se uno non ce l’ha, mica se lo può inventare.