Saverio Romano non ha alcuna voglia da farsi travolgere dagli eventi. O di farsi condizionare da quella che – sul piano elettorale – è una sconfitta. La mancata elezione a Bruxelles, a vantaggio del forzista Giuseppe Milazzo, e la fase finale della campagna elettorale, hanno lasciato qualche scoria al leader del Cantiere Popolare. Ma i venti di rimpasto che sferzano il governo Musumeci non lo riguardano. Non direttamente: “Ribadisco la mia fiducia in Musumeci – attacca l’ex Ministro dell’Agricoltura – ma gli chiedo allo stesso tempo di rilanciare l’azione del governo. Serve una condivisione su temi e contenuti coi partiti che l’hanno sostenuto”.

Ma la fibrillazione riguarda i nomi. Nelle ultime ore è circolata l’ipotesi di un suo ingresso in giunta. Il capogruppo dei Popolari e Autonomisti all’Ars, Carmelo Pullara, ha smentito. Qual è la sua versione?

“Siamo interessati a ben altro. E Pullara è assolutamente in linea col mio pensiero”.

Cordaro, Lagalla… tutti confermati?

“Non mi interessa parlare di rimpasto. Quello è il tema che più sta a cuore a Micciché, il quale è impegnato a saldare qualche debito contratto in campagna elettorale”.

Qual è la sua priorità?

“Capire quali obiettivi ha conseguito questo governo, quali restano da conseguire. E poi colmare il divario sociale fra occupati e disoccupati, fra chi sta bene e chi sta peggio. Penso che alla Sicilia serva, inoltre, un piano shock che riguardi le infrastrutture, con particolare attenzione alle imprese siciliane per un loro diretto coinvolgimento. Questa è l’unica ricetta”.

E poi il rimpasto?

“A quello si potrà arrivare dopo, se c’è qualcuno stanco magari… Prima viene lo sfrondamento della burocrazia, perché i cittadini non ne possono più di lacci e di lacciuoli che impediscono lo sviluppo. Occorre guardare al futuro dei propri giovani, anziché al presente di un pezzo di classe dirigente che vede in questo esecutivo soltanto l’opportunità di avere una poltrona. Musumeci eviti di tenere il sacco a chi mette la palla in rete soltanto per ragioni di partito. E apra a chi vuole davvero rilanciare l’azione di governo”.

Ammetterà che con questi numeri all’Ars non è facile…

“Che questo governo non avesse la maggioranza era chiaro sin dall’inizio. Suggerisco al presidente della Regione di cercare la mediazione al più alto livello, anche dentro l’assemblea, per evitare di cadere nella trappola assembleare del compromesso al più basso livello. Quello che consente a gruppetti o singoli deputati di ottenere prebende e sottogoverni vari. E’ una cosa che non fa bene alla politica. Sono convinto che Musumeci sia lontano da queste pratiche, ma è bene ricordarglielo. Per me e gli altri amici è un elemento dirimente rispetto al nostro sostegno incondizionato”.

Sembra di capire dalle sue parole che con gli “alleati” di Forza Italia ci siano ancora conti in sospeso. In campagna elettorale Milazzo disse testualmente che “Romano a me e Gianfranco ci vuole morti”. Come l’ha presa?

“Quella è stata una strategia messa in campo dalla corrente di Miccichè per serrare le fila nel gruppo che sosteneva Milazzo. Hanno alzato i toni per non dare la possibilità al candidato Romano di penetrare tra le fila della Forza Italia organizzata”.

Vi siete mai chiariti?

“Non c’è stato alcun chiarimento. Un’attenta lettura dei dati, a mio avviso, dovrebbe suggerire a Micciché maggiore prudenza. Su 260 mila voti di lista, io e la candidata sostenuta dall’Udc (Dafne Musolino) abbiamo totalizzato 125 mila preferenze. Se detraiamo questi voti al totale, il risultato di Forza Italia è sulla media di quello nazionale, per nulla lusinghiero. Purtroppo, fin quando non c’è la sommatoria politica – che dipende dalla prospettiva comune – questo risultato va detratto. Miccichè ha fatto male la campagna elettorale e sta gestendo ancora peggio il post”.

Si spieghi.

“Mi riferisco al fatto che non si può passare dall’insulto al “volemose bene”, tralasciando i contenuti. Più volte ho preso le distanze dagli insulti, così come prendo le distanze dai “volemose bene”. Con la Lega si lavora se ci sono obiettivi comuni da realizzare. Se non ci sono – e ora non mi pare ce ne siano dato che il Carroccio governa coi Cinque Stelle – resta un partito alternativo al mio modo di vedere e di pensare”.

Il suo referente al centro resta Berlusconi?

“Voglio immaginare che il presidente tenga fede al su intento, al suo progetto di rilanciare il partito dei moderati, di cui il perno principale è, ovviamente, Forza Italia. Ma in quel partito dei moderati noi non possiamo essere né ospiti né marginali”.

Se Forza Italia resta con la Lega, e Musumeci si federa con Salvini, che fine fa il patto di Cefalù?

“Anche all’indomani delle elezioni ho sottolineato che la mia posizione politica restava ancorata all’incontro di Cefalù. Mano mano, però, sono rimasto solo. Da un lato c’è Miccichè che passa dall’insulto folcloristico al “volemose bene”, dall’altro lato sento voci che vorrebbero Musumeci federato con la Lega. Penso che toccherà a me, insieme ad altri – c’è un’abbondante comunità che mi ha votato – presidiare il centro perché questo spazio non va lasciato libero. Dovrebbe essere occupato dalla buona politica che è fatta di proposte, idee, iniziative. In giro, però, vedo soltanto organizzazioni di truppe che non hanno né una strategia comune né un obiettivo da raggiungere”.

E’ stato il voto di Palermo a determinare la sua sconfitta? Cosa non ha funzionato?

“Voglio essere onesto fino in fondo. Soprattutto con me stesso. Attorno a me si è coalizzato un mondo che difficilmente avrebbe votato la Forza Italia di Miccichè. L’inasprirsi dei toni della campagna elettorale alla vigilia del voto, a mio avviso, ha portato chi voleva esprimere un voto d’opinione nei miei confronti, a scegliere altre liste. Perché hanno ritenuto il campo di Forza Italia troppo litigioso. In ogni caso, pur non avendo conseguito il risultato, la mia affermazione è stata un successo”.

E’ vero che non ha ancora perso la speranza di andare a Bruxelles?

“Il sistema dei resti è stato calcolato sulla base dei 76 seggi, anziché sui 73, cioè quelli realmente attribuiti all’Italia in attesa che la Brexit diventi giuridicamente efficace. Fin quando non lo è, il calcolo va fatto con la vecchia normativa. Secondo quel modello, a Forza Italia scatterebbero altri due deputati al Sud e nelle Isole. Uno di quelli sarei io. Abbiamo già inoltrato un’istanza alla commissione elettorale centrale per chiedere la rettifica in autotutela. Se non dovesse farlo, abbiamo 30 giorni di tempo per chiedere al Tar di riconoscere questo diritto”.

E’ fiducioso sull’esito del ricorso?

“Molto fiducioso, perché parlando con autorevoli costituzionalisti mi hanno sottolineato la forza delle mie argomentazioni”.