Partiamo da quel che non c’è. Da un lato l’autocritica, in questo centrodestra alla Catalano, che si limita a dire “colpa della divisioni”. Eccerto, “meglio uniti che divisi”, vale sempre, come se l’unità fosse una disciplina comportamentale e non una costruzione politica (e magari anche culturale). La sindrome del precipizio da leadership declinante per il leader della Lega, la sindrome dell’alta quota per la leader di Fdi: paralizzati dalla tenzone sulla leadership che si consuma sul terreno del governo Draghi, l’uno preoccupato della vittoria dell’altro, hanno innescato una spirale da gioco a perdere, di cui fa parte la leggerezza nella selezione della classe dirigente e il disimpegno nella risoluzione di beghe da strapaese da Verona a Catanzaro. Continua su Huffington Post
Alessandro De Angelis per HuffPost
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giuseppe contematteo salvini
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