Toti e la guerra dei 30 anni tra politica e magistratura

Ritorno al passato. Ritorno a uno schema collaudato che risale almeno a 30 anni fa. Avveniva di preferenza in occasione di un’inchiesta giudiziaria contro esponenti dell’area di governo. Sicuro come il fatto che ogni mattina sorge il sole, Silvio Berlusconi attaccava “i giudici comunisti”, con la sola variante dell’insulto da affibbiare, se chiamarli “la vera anomalia”, oppure “il vulnus” o tristemente “il cancro” dell’Italia. Con altrettanta certezza, si poteva prevedere che le toghe rispondessero a tono, denunciando “gli attacchi inaccettabili” da parte del governo, talvolta lamentando lo “sfregio alla democrazia”, nei momenti più caldi “la barbarie”. Trent’anni anni dopo Berlusconi non c’è più, le toghe rosse sono in pensione, ma governo e magistrati continuano a tenere il Paese in un eterno déjà vu.

L’inchiesta a carico di Giovanni Toti fornisce l’innesco. A un mese dalle elezioni europee, il presidente della Liguria finisce ai domiciliari su richiesta della Procura di Genova, con l’accusa di corruzione, atti contrari ai doveri di ufficio e finanziamento illecito ai partiti. L’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia e dalla Guardia di finanza porta alle misure restrittive per altre nove persone. Toti è il riferimento di una parte dei moderati che gravitano intorno al centrodestra. Per anni considerato un astro nascente del berlusconismo, ha cercato una sponda prima nella Lega e secondo ricostruzioni più recenti valutava anche la possibilità di accasarsi in Fratelli d’Italia, dove c’è una ridotta presenza liberale. Continua sull’Huffington Post

Alfonso Raimo per Huffington Post :

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