Un affresco della corruttela nel mondo della sanità, in Sicilia, l’ha offerto Vincenzo Pupillo, l’ex addetto alla vigilanza sugli appalti per i lavori, i servizi e le forniture della pubblica amministrazione. Competenze suddivise fra il servizio 1 e 2 del dipartimento tecnico dell’assessorato alle Infrastrutture: Qualche giorno fa, intervistato da Business Insider, Pupillo ha parlato di Antonino Candela e Fabio Damiani, rispettivamente ex manager dell’Asp 6 di Palermo e direttore della Cuc (la centrale unica di committenza) della Regione siciliana. Ma all’epoca dei fatti era ancora direttore per gli acquisti e le forniture dell’Asp 6 e lavorava gomito a gomito con Candela: “Un giorno del 2016 l’allora capo del dipartimento tecnico, Vincenzo Palizzolo, mi informò che dovevo lasciare l’incarico di responsabile della vigilanza. Appresi che pendeva su di me una richiesta di ricusazione firmata tra gli altri da Antonino Candela e da Fabio Damiani. Il documento era stato inviato in modo riservato a Palizzolo, all’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio e a quello alla Salute Baldassare Gucciardi. La ricusazione è un istituto di diritto processuale a garanzia dell’imparzialità e della terzietà del giudizio, non mi risulta che trovi applicazione nella pubblica amministrazione. La cosa singolare è che la richiesta proveniva da due dirigenti sul cui operato avevo in corso un’ispezione per provate irregolarità. Erano cioè i vigilati a chiedere la rimozione del vigilante”.

Il motivo della contesa, emerge dall’intervista, fu una “relazione ispettiva del novembre 2014 su un appalto per lavori di manutenzione nel presidio ospedaliero di Palazzo Adriano, paese poco distante da Corleone, che ricade nel distretto sanitario dell’Asp 6. All’origine dell’ispezione, scattata formalmente nel 2012, c’era un esposto dell’azienda appaltatrice, la Mecoin, che lamentava di aver subito, a suo dire in modo irregolare, la risoluzione del contratto. Per il completamento dei lavori era stata chiamata la Siar, che a giudizio dell’impresa esclusa non avrebbe avuto i requisiti per continuare l’appalto. Nell’agosto 2014 il mio superiore, l’allora dirigente generale del dipartimento Fulvio Bellomo, mi chiese di trasferire al responsabile del Servizio 1 – l’architetto Domenico Palermo, di fresca nomina – le attività ispettive che mi erano state assegnate, accompagnando ciascuna di esse con una relazione”. In quelle relazioni Pupillo segnalò “le illegittimità che avevo riscontrato e i nomi di coloro che avevano firmato le autorizzazioni. Nel caso di Palazzo Adriano spiccavano quelli di Candela e Damiani”.

I due “si risentirono molto e trasmisero una nota al capo del dipartimento e agli assessori competenti, che reputai diffamatoria – prosegue Pupillo nel suo racconto -. In sostanza chiedevano che non si tenesse conto della mia relazione ispettiva e che fossero assunti nei miei riguardi idonei provvedimenti disciplinari”. Nel 2017 Pupillo, che viene ascoltato dalla commissione regionale Antimafia, guidata all’epoca da Nello Musumeci: “Ricordo che il presidente Musumeci, appena li tirai in ballo (Candela e Damiani, ndr), mi chiese se per mia garanzia volevo che la seduta fosse segretata. Gli risposi che non era necessario, perché ogni mia dichiarazione era supportata da documenti. Il giorno dopo però scoprii, curiosando nel sito dell’Assemblea regionale siciliana, che la Commissione, facendo appello all’articolo 14 del suo regolamento, aveva deciso di non redigere il resoconto sommario della mia audizione”. Dopo l’audizione, inoltre, “Palizzolo mi tolse dalla vigilanza e mi nominò responsabile del prezziario dei lavori pubblici”.

Qualche giorno fa, dopo le accuse di corruzione a Candela (divenuto nel frattempo il soggetto attuatore della task force anti-Covid) e Damiani (direttore generale dell’Asp di Trapani), la Guardia di Finanza ha trovato 70 mila euro nella cassetta di sicurezza dello stesso Damiani. Il denaro non rientra tra quello sequestrato dal Gip (110 mila euro, già “congelati” altrove), ma è stato comunque reso indisponibile per l’ex manager. Il quale, assieme a Candela, è coinvolto nell’inchiesta che si riferisce a quattro grossi appalti pilotati della sanità.