Così è fallito il putsch di Dibba

Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista a margine della festa del movimento cinque stelle al Circo Massimo, Roma, 12 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Quando si alza in piedi – è in terza fila, “sono uno come gli altri” – sono passate da poco le 23. Si aggiusta i capelli, prende il microfono, si schiarisce la voce, ma non fa in tempo a fiatare che già l’agenzia Dire batte le sue esatte parole. Ancora prima che lui le pronunci. Un miracolo. Titolo: “Di Battista bacchetta i parlamentari”. Virgolettato: “Se non era per Luigi non stavate qui. Si vince e si perde tutti insieme. Nel Movimento funziona così”. E insomma alle 23 di mercoledì, fallita la spallata organizzata (male) insieme a Gianluigi Paragone per rovesciare “il mio amico praticamente un fratello” Di Maio, ecco che Alessandro Di Battista – ormai ribattezzato il D’Alema di Vigna Clara – si esercita in un’acrobatica ginnastica di dissimulazione davanti ai gruppi parlamentari del Movimento. L’articolo completo su ilfoglio.it

Salvatore Merlo per Il Foglio :

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