Cos’è rimasto del modello Bagheria declamato da Di Maio e Cancelleri? Poco o nulla, se non un sindaco, giovane e risoluto, rinviato a giudizio dalla Procura di Termini Imerese con svariati capi d’accusa: dal falso ideologico alla turbata libertà degli incanti, dalla rivelazione del segreto d’ufficio all’abuso d’ufficio vero e proprio. Patrizio Cinque, che dopo l’esplosione della sua vicenda giudiziaria ha fatto un passo di lato rispetto al Movimento 5 Stelle, sta vivendo un momento complicato. Il suo nome, assieme a quello di altre 24 persone – tra cui funzionari e dirigenti – compare nella lista dei rinviati a giudizi, ossia coloro che subiranno un processo.

L’aspetto più preoccupante di una storia che preoccupante è dir poco, riguarda le telefonate fatte dal sindaco al cognato – e qui scatta il presunto abuso d’ufficio – per avvertirlo di un procedimento aperto a suo carico, e relativo a una casa abusiva di sua proprietà. Non è tutto. Cinque avrebbe fatto pressioni sull’ex commissario della città metropolitana di Palermo, Manlio Munafò, perché il palazzetto sportivo di Bagheria fosse affidato in partnership al suo Comune e a una società di pallacanestro, mentre il sindaco si è sempre difeso dicendo di aver chiesto l’affidamento ai comuni, con quello di Bagheria capofila. E poi c’è anche un’accusa di irregolarità nella gestione del servizio di raccolta dei rifiuti.

Una vicenda controversa in cui il primo cittadino, giovane e risoluto, dovrà trovare risposte convincenti. La Procura lo ha tartassato e lui fin qui si è difeso come ha potuto: “Dimostrerò la mia estraneità i fatti. Il Gip ha già ridotto i capi d’imputazione, spero che il Gup faccia lo stesso”.

Ma nonostante le accuse, i capi d’imputazione, la poca trasparenza, Patrizio Cinque rimane in campo. E vuole fare di sé stesso un modello, anziché del modo in cui governa Bagheria. Tant’è che assieme a una cordata di imprenditori del Movimento 5 Stelle, suoi ex colleghi dato che lui dal partito si sarebbe in teoria tirato fuori, ha acquistato un ecomostro sul mare di Aspra. Lo stesso ecomostro che il M5S prometteva di abbattere perché deturpava la costa.

Ma siccome solo gli imbecilli non cambiano mai idea – così disse Aldo, di Aldo, Giovanni e Giacomo in un celebre sketch – ecco che Cinque, assieme ai soci della Nuova Poseidonia (fra cui Catarina Licatini, deputata alla Camera per i grillini), ha acquisito all’asta la proprietà di questo scheletro di cemento che è lì dagli anni Settanta. Pare che, anziché abbatterlo, Cinque voglia provare anche a guadagnarci: “Anche io in passato ero convinto che sarebbe stato giusto demolirlo – ha detto il primo cittadino – ma invece con un investimento privato si può attrarre turismo”. Un colpo mortale alle pretese ambientaliste di un certo Movimento che vorrebbe (ma spesso non ci riesce) fare della coerenza un cavallo di battaglia. “Credo fortemente – ha aggiunto Cinque – nel potenziale di attrazione della mia città”. E se la prende anche col Pd, che su questa storia ha cominciato a ricamare sopra: “La smettano di fare campagna elettorale. Qualcuno usa questa storia perché vuole delegittimarmi, visto che sono l’unico sindaco di Bagheria che sta facendo le demolizioni sugli immobili abusivi”. Tutti, ma non il suo. E se qualcuno del Movimento s’arrabbia, farà meglio a farsela passare. Perché il primo cittadino, giovane e risoluto, risulta tuttora sospeso dal partito.