Lo smart working è andato troppo per le lunghe. Così il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha deciso di richiamare tutti (o quasi) in ufficio. Per questo ha scritto una lettera all’assessore Bernadette Grasso, responsabile della Funzione pubblica: “Si invita la signoria vostra – riporta la missiva, resa nota da “Repubblica” – ad assumere con estrema urgenza le iniziative necessarie al fine di consentire il progressivo rientro in tutti gli uffici regionali, ivi inclusi quegli degli enti vigilati e delle società partecipate, dei rispettivi dipendenti, con una percentuale di presenza giornaliera comunque non inferiore al 50 per cento della dotazione complessiva, già a partire dalla prossima settimana, fermo restando il rispetto delle vigenti prescrizioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del personale”.

Secondo un censimento effettuato dalla Regione nei giorni scorsi, il 19,5 per cento dei dipendenti è in congedo, in esenzione o a casa con la 104, mentre il 64,5 per cento è in telelavoro. Di questo non ne beneficiano le pratiche che – in attesa che diventi esecutiva la legge sulla sburocratizzazione appena arrivate all’Ars – sono bloccate negli uffici da mesi, se non addirittura anni. Da qui il monito di Musumeci, che segnala “disservizi e ritardi non più tollerabili”.

Ma non sarà facile convincere i sindacati dei dipendenti regionali, che parlano di “una richiesta condivisibile, ma solo se prima saranno garantite le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini in tutti gli uffici, da quelli centrali ai più periferici: guanti, mascherine, gel, sanificazioni, barriere, distanze fra postazioni e sistemi di prenotazione per l’utenza, oltre alla pulizia dei sistemi di climatizzazione. Attendiamo anche che l’Aran Sicilia si decida finalmente a regolare lo smart working, così come sta facendo l’Aran nazionale”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del sindacato Siad-Cisal.

“Ricordiamo a tutti – dicono Badagliacca e Lo Curto – che il ricorso allo smart working non è stato il capriccio di qualche direttore generale, ma un obbligo imposto dal Governo nazionale per preservare la salute di tutti gli italiani nel bel mezzo di una pandemia che ha provocato migliaia di vittime. Il rientro alla normalità è doveroso,
ma ancor prima lo sono il rispetto delle regole e la tutela della salute: ci auguriamo che Musumeci abbia la certezza che in tutti gli uffici regionali, dai più grandi ai più piccoli, siano state eseguite le sanificazioni e distribuiti i dispositivi di protezione individuale, perché a noi invece non risulta. Per non parlare del fatto che le distanze sociali hanno ridotto gli spazi: gli assessorati hanno stanze così grandi da accogliere tutti i dipendenti e non solo il 50%?”.

“Le norme nazionali prevedono inoltre garanzie precise per disabili, fasce deboli e genitori – concludono i due sindacalisti – Chiediamo all’assessore Grasso la convocazione di un incontro per studiare un protocollo ad hoc che garantisca non solo le percentuali, ma anche il rispetto delle leggi di garanzia vigenti”.