Grande successo a palazzo dei Normanni per Piergiorgio Odifreddi. L’incontro intitolato “La laicità dei numeri”, organizzato dalla fondazione Federico II, ha radunato in Sala Mattarella il pubblico delle grandi occasioni. L’accademico piemontese, in due ore di narrazione appassionata e vivace, ha trattato molti temi, tra cui la contrapposizione fra scienze e umanesimo, passando per il fil rouge che lega scienze e teologie. A tal proposito gli è venuto in soccorso “Sulle spalle di un gigante. Isaac Newton”, un libro scritto dallo stesso Odifreddi, di cui sono stati evocati alcuni passi. All’interno del testo, il matematico e filosofo inglese viene presentato come un segreto compagno di viaggio. Un nostro contemporaneo, con le ossessioni e il metodo implacabile di un genio assoluto, probabilmente il più grande di sempre. E così, anche le più ardue equazioni riguardanti le leggi del moto, la gravitazione universale, le orbite dei pianeti e il calcolo infinitesimale parranno al lettore meno impervie.

All’incontro di palazzo Reale sono intervenuti il direttore della Federico II, Patrizia Monterosso, e il presidente della fondazione, Gianfranco Micciché.

“I nostri focus – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – rappresentano uno spazio civico di confronto: questa volta intendiamo approfondire il punto di vista logico-matematico nei processi della conoscenza. È emblematico il pensiero di Odifreddi che si allontana da paradigmi pseudo-ufficiali, fuori da ogni assolutismo culturale”.

Odifreddi, autore tra gli altri saggi de “Il matematico impertinente”, definisce l’impertinenza come “non appartenenza”. Chi non appartiene ai paradigmi culturali, religiosi di matrice dogmatica suscita i risentimenti e le stizze di coloro che appartenendo, lo tacciano di arroganza e insolenza. Così i paradigmi assolutistici emarginano, per esempio in ambito religioso, chi non crede. “Considero l’impertinenza – sostiene Piergiorgio Odifreddi – come un buon modo, e a volte l’unico possibile, di affrontare i problemi in maniera pertinente”.

Odifreddi è un sostenitore del termine “bright”, dall’inglese “acuto” o “brillante”, reso sostantivo per la prima volta dal biologo Richard Dawkins per indicare coloro che possiedono una visione naturalistica del mondo. Un modo per richiamare la luce della ragione accesa dall’Illuminismo, contrapposta a “ottuso e “oscuro”, riferito a chi guarda al mondo con una visione mistica e soprannaturale. Dal 2003 esiste il Movimento Bright (fondato da Geisert e Futrell), nato per diffondere una visione del mondo razionalista, laica e naturalista, basata esclusivamente sulla scienza, in opposizione a dottrine politiche e/o religiose fondate su credenze ascrivibili all’ambito del soprannaturale o spirituale.

“Se in molti paesi l’atteggiamento religioso è considerato normale – sostiene Odifreddi -, anomala rappresenta la condizione naturale dell’uomo, indicata con termini negativi (come ateo, agnostico). E’ giunta l’ora di smetterla di chiamare non credenti o atei coloro che semplicemente non accettano superstizioni e miti”.