“Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei”. Lo ha annunciato al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo arrestato, ieri, insieme al costruttore mafioso Agostino Sansone con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Davanti al Gip hanno hanno negato l’esistenza del patto elettorale illecito, sostengono che la trascrizione dell’intercettazione che li ha fatti finire in carcere non sia del tutto fedele al contenuto della conversazione, dicono di conoscersi da anni, ribadiscono che quel “se sono potente io, siete potenti anche voi” era solo un modo per millantare potere.

Il caso Polizzi, intanto, è finito sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. L’accusa di voto di scambio politico-mafioso ha provocato uno scossone dentro il partito (con il ritiro di Adelaide Mazzarino, con cui faceva ticket) e l’imbarazzo di Gianfranco Micciché, che ha chiesto scusa: “Ma ci costituiremo parte lesa”. Polizzi si era candidato anche cinque anni fa, stavolta con lo schieramento opposto: faceva parte della lista Uniti per Palermo, a supporto del già sindaco Leoluca Orlando. Collezionò 617 voti, ma non riuscì ad essere eletto. Il dipendente di Riscossione Sicilia (con oltre mille preferenze) si era guadagnato uno scranno a Sala delle Lapidi nel 2012, con l’Udc, che ai tempi sosteneva il candidato del centrodestra, Massimo Costa.

Insomma, un saltimbanco un po’ troppo spregiudicato. Che nel 2008 aveva rivestito l’incarico di consigliere provinciale, sempre in quota Udc. Il primo a scaricarlo è stato Roberto Lagalla, candidato del centrodestra: “Il nome non mi dice niente ed è possibile che l’abbia incrociato nella campagna elettorale. Non ho rapporti personali né diretti – ha detto l’ex rettore a Live Sicilia -, visto che si tratta di un candidato della lista a sostegno della nostra coalizione, di rilevante peso nazionale. La selezione dei candidati attiene tutta ai partiti, ferma restando la valutazione dei requisiti”. Polizzi, in alcune intercettazioni, raccomanda al suo interlocutore, Agostino Sansone, la compagna di ticket: cioè Adelaide Mazzarino, moglie di Eusebio D’Alì, vicepresidente dell’Ast: “E’ la candidata di Miccichè, a lei devi votare” dice Polizzi. Che aggiungeva: “Con mio zio Eusebio ho fatto un sacco di cose all’Ast, quando hai bisogno all’Ast…”.

Un passaggio che irrita Claudio Fava: “E’ imbarazzante che il governo Musumeci non abbia sentito l’obbligo morale in questi mesi di sollevare dall’incarico l’intero consiglio d’amministrazione dell’Ast dopo l’inchiesta giudiziaria della procura di Palermo: nessuno stupore che i nomi di alcuni di quegli amministratori ce li ritroviamo adesso anche in questa nuova indagine”. Ma che, soprattutto, convince la Mazzarino a fare un passo indietro e ritirare la candidatura: “Queste cose non mi appartengono neppure lontanamente e mettono un macigno sopra la mia passione. Sono talmente sconcertata per la notizia appresa da non avere più la voglia di proseguire, anche perché, riprendendo le parole del coordinatore Gianfranco Miccichè, mai accetterei voti del genere. La mia campagna elettorale finisce qui. Mi spiace solo non potere dare il mio solito contributo al partito nel quale ho sempre creduto con tutta me stessa”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Gianfranco Micciché, coordinatore regionale di Forza Italia: “Questa persona – ha detto all’Agi, riferendosi a Polizzi – era stato candidato in tanti altri partiti in svariate occasioni. Non potevamo immaginare che si trattasse di una persona di questo tipo. Noi ogni volta chiediamo i certificati penali, il certificato antimafia, per cui da questo punto di vista più di tanto non si può fare. Io mi arrabbio comunque, però onestamente mi è sembrato di vedere da parte di tutti i protagonisti di questa vicenda una buona fede assoluta. Il mio responsabile della lista si è presentato stamane a casa mia con le dimissioni, era molto avvilito, e io le ho rifiutate perché mi rendo assolutamente conto che lui non c’entra nulla. Un errore si può fare”.

Dice ancora ad AGI: “Ho immediatamente comunicato che ci costituiremo parte civile nel momento in cui ci dovesse essere un processo. Non ho mai incontrato questa persona, è stata una di quelle candidature che ci vengono proposte”. Eppure nelle intercettazioni Polizzi avrebbe fatto anche il suo nome nella vicenda Ast: “Su questo sono certo che si tratta di millantato credito. Ho parlato anche con Dalì che mi ha detto che non esiste nessun tipo di contatto con questa persona. Si erano incontrati per la candidatura al Comune, non per altro, e gli credo. In ogni caso per il buon nome non solo di Forza Italia, ma della politica in assoluto, chiedo scusa a tutti i nostri elettori per l’errore commesso di cui mi pento. Stavolta ci siamo incappati, ma ci costituiremo parte civile, a dimostrazione della nostra buona fede. Dopo di che, attendiamo di capire quanto di tutto questo sia assolutamente reale”.