In attesa di Stato e Regione – che hanno promesso, rispettivamente, 43 e 100 milioni di euro da dirottare in aiuti alimentari per le famiglie indigenti – i Comuni siciliani, nonostante i bilanci siano già provati, sono in campo per dare una mano. Pensate a Catania: dopo aver dichiarato il dissesto, il sindaco Salvo Pogliese ha messo a disposizione un milione e settecentomila euro che verranno suddivisi in buoni: da un lato per alleviare il caro affitti, dall’altro per pagare le utenze (acqua, luce e gas). Ma non è tutto: il Comune dell’Elefantino ha aperto una raccolta fondi su gofundme. Tutto il ricavato sarà girato al Banco Alimentare per l’acquisto dei generi di prima necessità che già a partire da questa settimana saranno consegnati ai bisognosi.

Anche Palermo ha un meccanismo collaudato di aiuti. Oggi, dopo aver raccolto 15 mila adesioni in poche ore (fino a quattro registrazioni al minuto), il sistema della Centrale unica di aiuti alimentari è stato stoppato per una prima scrematura delle richieste. Quelle incomplete verranno integrate, le altre decadranno. Chi ha già il reddito di cittadinanza, ad esempio, non ha diritto all’assistenza. Il capoluogo, che attende di ricevere otre 5 milioni dal governo centrale, potrebbe dover sfamare circa 50 mila persone, e non è affatto banale. La catena di aiuti alimentari viene condotta in collaborazione con Caritas, Banco Alimentare e Banco delle opere di carità.

Lo sforzo economico più importante, in queste ore, è del sindaco di Messina, Cateno De Luca, che ha già portato in giunta una delibera per la Messina Family Card, con importi molto più consistenti rispetto al milione e settecentomila euro promesso da Roma. “Finanzieremo i buoni con 31,5 milioni trovati nel bilancio e 600mila euro di rate di mutuo — anticipa il primo cittadino — I poveri che conosciamo sono 4 mila, ma se ne aggiungeranno di nuovi. Li assisteremo per aprile e maggio con un buono di 500 euro a nucleo familiare, più 200 per ogni componente aggiuntivo”.

A Siracusa il sindaco Francesco Italia ha avviato un piano d’aiuti per duemila famiglie bisognose, mentre il sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassì, ha già promosso una raccolta solidale che lo vede impegnato in prima persona: ha devoluto metà della sua indennità di carica (per il mese di marzo) e incentivato il Comune a diventare parte attiva della campagna (con un contributo iniziale di diecimila euro). “Aiutiamo chi non ha mai chiesto aiuto” si rivolge a “lavoratori occasionali oggi privi di reddito e di ammortizzatori sociali, anziani soli, soggetti immunodepressi e ad alto rischio: persone che non hanno mai chiesto aiuto ma che vivono ora una crisi nuova a cui dobbiamo dare risposta”. E’ stato creato un centralino a cui potranno essere rivolte le richieste d’aiuto. E’ possibile, inoltre, donare generi alimentari, prodotti per l’infanzia e dispositivi di sicurezza, che non fanno mai male.

La ripartizione dei 100 milioni Comune per Comune