Di Francesco Scarpinato, il maresciallo dell’esercito diventato assessore regionale al Turismo, ormai si sa tutto. O quasi. Si sa che il presidente Schifani non lo voleva. Ma si sa anche che, ricevuto l’ordine perentorio dallo stato maggiore di Fratelli d’Italia, l’ha dovuto accettare: meglio una figuraccia da don Abbondio, tremulo e ubbidiente, che accettare la crisi e perdere tutto in una notte. Si sa anche che il giovane Scarpinato è stato voluto, fortissimamente voluto a quel posto da Manlio Messina, il Balilla che aveva inventato il sistema per dirottare carrettate di denaro pubblico a Mediaset, a Urbano Cairo e al suo amico Patrick Nassogne, titolare di una comoda società nel paradiso fiscale del Lussemburgo e grand commis al festival cinematografico di Cannes. E si sa pure che dietro il Balilla, per tre anni assessore della giunta Musumeci, c’era e c’è Francesco Lollobrigida, potentissimo cognato di Giorgia Meloni.

Tutto sarebbe filato liscio – per Mediaset, Cairo e Nassogne – se Mario Barresi, inviato di punta de La Sicilia, non avesse tirato fuori lo scandalo della seconda passerella alla Croisette deliberata dal povero Scarpinato, su indicazione di Manlio Messina, con la modica spesa di 3,7 milioni di euro. Schifani cade, come sempre, dal pero ma quando si rialza indossa il vestitino del moralista e revoca in autotutela la festa programmata per una scoppiettante e luccicante primavera in Costa Azzurra, tra cinema e belle donne. Tutto in nome, va da sé, di una Sicilia da reclamizzare, da propagandare e da portare sugli schermi di mezzo mondo.

Scarpinato diventa, per Schifani, un mostro da allontanare e con il quale parlare a debita distanza. Già non lo voleva prima di formare la giunta, figurarsi ora che lo ha trascinato in uno scandalo del quale scrivono i giornali e per il quale s’indigna il cosiddetto “popolo degli onesti”. L’assessore cerca di spiegare ma il presidente non lo riceve. E’ gelo. Tra i due si alza un muro di ghiaccio. Il messaggio è chiaro: Scarpinato non riscuote più la fiducia di Palazzo d’Orleans, si dimetta senza perdere altro tempo.

Ma la strada delle dimissioni non è in discesa. Scarpinato, nel suo piccolo, è l’altra faccia del Balilla: “Mamma comanda e picciotto va e fa”, recitava Alberto Sordi in un famoso film di Lattuada. Il Balilla è sì un gerarca minore, ma anche un tantino spregiudicato. Ricevuto il primo schiaffo, non porge l’altra guancia. E lo dimostra subito cogliendo al balzo un dettaglio: che Schifani cade sempre dal pero e non viene mai informato di nulla. La delibera maledetta – sostiene l’impertinente Balilla – è stata istruita quando io ero già andato via e Scarpinato non si era ancora insediato: in quei giorni l’assessore ad interim era lui, il presidente Schifani: se la prenda dunque con se stesso.

Apriti cielo. Chi laverà cotanta offesa? Quoque tu, Balilla? Il governatore si aggira per i corridoi del palazzo come un personaggio shakesperiano trafitto dal tradimento: “Tomorrow in the battle think on me”. Si elevano i cori degli assessori e dei partiti che, facendo parte del governo, non vogliono rischiare di rimanere a piedi. Ma il Balilla non molla. E non molla neanche Scarpinato. Si sfiora di nuovo la crisi. Schifani vola a Roma, a Palazzo Madama, da Ignazio La Russa, il suo dante causa, il gerarca superiore che l’ha designato come futuro presidente della Regione. E di colpo, come per miracolo, le ali si abbassano, i rancori rientrano, i livori svaniscono. Scarpinato resterà in giunta. Per battezzare il demonio basterà un semplice trasferimento d’ufficio: il maresciallo dell’esercito andrà ai Beni Culturali, al posto di Elvira Amata che dai Beni Culturali andrà al posto di Scarpinato. Tutti salvi: il gioco milionario del Turismo resterà in mano ai gerarchi, maggiori e minori, di Fratelli d’Italia, i padroni resteranno padroni e i don Abbondio resteranno inchiodati alle loro paure e ai loro tremori. E’ la politica, bellezza! Quando tutto sembra precipitare verso il nulla, basta uno scambio di figurine e torna subito il sereno. “Domani nella battaglia pensa a me”: le vere tragedie si attagliano ai re, come Riccardo Terzo. Non alle comparse del teatrino allestito, per la delizia dei siciliani, nelle stanze dorate di Palazzo d’Orleans.

Nella foto, l’assessore al Turismo Francesco Scarpinato