A spingere Schifani sull’orlo del burrone – anche se la crisi di governo sembra magicamente rientrata dopo la pace con La Russa – sono state un’inchiesta giornalistica e le indagini delle procure su Cannes e sul turismo. “Un danno d’immagine”, come ammesso dallo stesso presidente, che le opposizioni hanno cavalcato solo in parte. Ad eccezione di Gianfranco Miccichè, unico iscritto al gruppo Misto, che ieri, per il gusto di provocare, ha dato al governatore “un consiglio spassionato”: cioè quello di scegliersi un assessore al Turismo che non sia di Fratelli d’Italia. Una provocazione in piena regola, dato che FdI controlla il Turismo ovunque, da Roma a Palermo. Un primato che lo stesso Ministro Lollobrigida, da cui è partita l’indicazione di mettere (e probabilmente di riconfermare) Scarpinato in giunta, rivendica con orgoglio: “In questi anni Fratelli d’Italia, con i suoi uomini e donne, ha curato con dedizione un settore che vale il 13% del PIL in questa nazione, crea occupazione e vi lavorano imprenditori dalle grandi competenze e capacità”, aveva scritto sui social.

Sul pacchetto da 6 milioni che la Regione, in questi anni, aveva destinato a una società con sede in Lussemburgo (l’ultimo da 3,7 è stato revocato in autotutela dopo la “scazzottata mediatica” fra Schifani e Scarpinato) non metterà il becco neanche la commissione Antimafia, che preferisce non accavallarsi alla magistratura. Mentre il suo presidente, Antonello Cracolici, adotta un approccio garantista: “Le dimissioni di Scarpinato – dice in qualità di deputato del Pd – credo siano una valutazione che debba fare il governo che a mio avviso non è partito con il piede giusto”. Il Partito Democratico – che rimane un po’ troppo avviluppato nelle questioni interne e dimostra di avere come unico orizzonte il prossimo congresso nazionale – aveva chiesto al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, la convocazione di un’apposita seduta parlamentare “affinché ognuno possa spiegare la propria posizione nella sede istituzionalmente preposta”. Ma è acqua fresco rispetto alle vicende di Cannes. E un modo abbastanza superficiale per diradare le ombre rispetto alla gestione di un immenso portafogli: dei 415 mila euro versati alla trasmissione di Rai 1 “Ballando con le Stelle”, certamente la spesa più coreografica, si sono accorti soltanto i Cinque Stelle.

In altre epoche avrebbero gridato allo scandalo, ora i grillini si fermano alle raccomandazioni: “Schifani, non cambi idea, cambi l’assessore. Il gioco delle tre carte che secondo la stampa starebbe preparando, è una clamorosa presa in giro ai siciliani e a se stesso – ha detto il capogruppo del M5s all’Ars, Antonio De Luca -. Se Scarpinato è responsabile dell’affaire Cannes, allora è inidoneo per qualsiasi casella della sua giunta. spostarlo non gli salverebbe la faccia, dimostrerebbe solo la sua debolezza e la sua grande, pericolosa subalternità a FdI”. Ma non è soltanto una questione di volti e di poltrone. Bensì di una verità più profonda da ricercare. Di una gestione che appare dissennata, e di cui persino la procura di Palermo – partendo da un interrogatorio della musicista Marianna Musotto, denunciata dall’ex assessore per una mazzetta – ha scelto di approfondire: per capire a chi andavano i soldi e secondo quale criterio. L’intera vicenda presupporrebbe più di una seduta parlamentare o della mozione di censura rivendicata dai Cinque Stelle nei confronti di Scarpinato: “Faremo di tutto per portarla in aula prima possibile”.

Ma le mozioni di sfiducia non servono a cacciare gli assessori, bensì a censurarli. E censurarli non significa farli redimere, tanto meno costringono il presidente della Regione a metterli fuori squadra. Ciò che servirebbe all’aula e alle opposizioni è uno scatto d’orgoglio e una pretesa di verità. La stessa che il partito di Cateno De Luca, fin dall’insediamento, sta coltivando sui bilanci. Meno su Cannes e sulle altre vicende controverse (le parcelle d’oro, il bando sulla riscossione dei tributi) che hanno annebbiato il percorso del centrodestra in questo avvio di legislatura. Anche se una nota dei deputati Sicilia Vera e Sud chiama Nord – sulla connessione fra la Sicilia e la Absolute Blue di Nassogne – apriva a considerazioni quanto meno interessanti: “Se gli atti erano regolari, come affermato in un primo momento dall’assessore Scarpinato, perché procedere alla revoca? Alla luce di quanto accaduto dobbiamo prendere atto che l’assessore Scarpinato con la sua condotta ha evidentemente coperto atti non legittimi”. Da qui la richiesta a Schifani si escluderlo dalla giunta. Cosa che non avverrà.

De Luca, protagonista di alcuni siparietti in aula già dall’inizio della legislatura (ma fra i “grandi elettori” di Galvagno alla presidenza dell’Ars), tiene la barra dritta sui documenti economico-finanziari. Ha già impallinato alcune norme contenute nelle variazioni di bilancio che, nella lettura dell’ex sindaco di Messina, avrebbero portato “ad un ulteriore lottizzazione a carico dei comuni siciliani per tromboni e trombati della politica”. Poi ha denunciato “la svendita della Sicilia” dopo l’accordo con lo Stato che prevede una mancia da 200 milioni in cambio di una rinuncia, vita natural durante, a qualsiasi forma di compensazione finanziaria sulle accise. E adesso si sta battendo contro “l’ansia da prestazione” dell’assessore Falcone, che avrebbe voluto avviare la discussione sulla Finanziaria senza prima passare dall’approvazione del Defr, il Documento di economia e finanza.

Da relatore dei gruppi d’opposizione è riuscito a far approvare un ordine del giorno per fare in modo che alcune sue proposte (23) venissero accolte dal governo in sede di discussione sul bilancio. E adesso viene il bello: i suoi gruppi, infatti, hanno presentato oltre cento emendamenti alla Legge di Stabilità. Particolare attenzione è stata posta nei confronti degli enti locali, con la previsione di risorse aggiuntive finalizzate al risanamento ambientale e rivitalizzazione urbana. Alcuni emendamenti riguardano il finanziamento di graduatorie per i comuni e le imprese che non hanno trovato piena soddisfazione per insufficienza delle risorse disponibili. Un altro emendamento è invece finalizzato al rifinanziamento di tutte le iniziative approvate dal parlamento siciliano negli anni scorsi con risorse a valere dei fondi extraregionali della programmazione 2014/2020. Una battaglia sacrosanta che proviene da una convinzione antica: cioè che i bilanci della Regione siano farlocchi.

Sulla Finanziaria le tre opposizioni potranno dimostrare ai siciliani la loro pasta. La capacità di resistere alle tentazioni del palazzo – i famosi emendamenti aggiuntivi per ottenere contributi a pioggia sui territori di competenza – e di condurre una battaglia positiva sull’etica e sui comportamenti, ancor prima che sugli strumenti individuati dalla maggioranza per veicolare il consenso. Sin dal giorno dell’insediamento De Luca ha tenuto a ribadire il gap rispetto a Pd e Cinque Stelle, ma non potrà non collaborare con loro per portare a casa dei risultati. I dem sono appena rimasti orfani del segretario Barbagallo, volato a Roma per sedere stabilmente fra i banchi di Montecitorio; anche il Movimento, che col Pd si era alleato nel corso della scorsa legislatura, ha perso per strada alcuni pezzi da novanta, e non è più così allergico al potere. Serviranno le giuste connessioni per evitare di appiattirsi sulle posizioni della “casta” e costringere Schifani a rigare dritto. Il governatore parte da una maggioranza solida, composta da almeno 39 deputati su 70. Ma finora, più che soffrire le opposizioni, ha dimostrato di patire se stesso.