Il dizionario inglese di Musumeci è fermo alla “l” di lockdown. Il presidente della Regione è tornato a minacciarlo durante una conferenza stampa sugli “invasi aziendali”, in compagnia del nuovo assessore all’Agricoltura, Toni Scilla. Da qualche giorno in Sicilia si può far visita alle piante, ma non ai parenti. Oltre ad aver recepito la “zona rossa” – infatti – la Regione ha applicato ulteriori restrizioni. Ma a quanto pare non basta. Non ancora. E il colonnello Nello, dicendo di aver guardato dei video in cui parecchia gente s’assembra, è pronto a calcare la mano anche nei confronti di tutti quelli che si comportano bene e che da prima di Natale non mettono il naso fuori di casa: “Siamo molto allarmati perché i siciliani non hanno capito la gravità del momento – ha ribadito Musumeci -. Basta guardare le foto e i filmati per rendersi conto della indisciplina di una minoranza di cittadini. Siamo preoccupati – ha aggiunto il governatore -. Se il contagio non dovesse abbassarsi alla fine del mese adotteremo ulteriori misure restrittive d’intesa con il governo nazionale e non escludo che si possa arrivare ad un lockdown come quello della scorsa primavera. Il diritto alla vita è prioritario”.

Per parlare in questi toni, Musumeci avrà senz’altro qualche evidenza scientifica. Anche se il tentativo di incutere terrore non è nuovo. Come non è nuovo il disimpegno su altri fronti: ad esempio, dove stanno i controlli? Nessuno discute il fatto che le città, specie le più grandi, siano piene di siciliani menefreghisti e imprudenti, talvolta barbari e incivili, che mettono a repentaglio la salute degli altri. Ma se avesse analizzato fino in fondo quei video, il presidente si sarebbe accorto dell’assoluta penuria di forze dell’ordine e vigili urbani. Ha contattato sindaci e prefetti per conoscerne il motivo? S’è chiesto perché Orlando, a Palermo, ha mollato la presa coi report quotidiani sulle sanzioni? Ha dato seguito alla preoccupazione già esternata alla vigilia della seconda “zona rossa”, quando rivolse “un appello a prefetti e sindaci affinché forze dell’ordine e polizia municipale” potessero “essere mobilitate per questo tipo di attività”?

Musumeci, che continua a vigilare imperterrito sugli spostamenti dei suoi concittadini, ha interagito con gli altri livelli istituzionali per capire se c’è qualcosa che non funziona? O è sempre e solo colpa dei governati e mai dei governanti? Scaricare le responsabilità politiche su chi c’era prima, è una prassi consolidata dei partiti e delle istituzioni. Riversare le responsabilità dei comportamenti errati di poche centinaia di persone su milioni di siciliani, invece, è un atteggiamento intollerabile che non si rifà a nessuna buona pratica. Non vale più nemmeno il detto “colpirne uno per educarne cento”. Qui si vuole colpire tutti, lasciando che i cani sciolti continuino comunque a scorrazzare.

Un atteggiamento evidenziato anche dal capogruppo del Partito Democratico, Giuseppe Lupo: “È vero, continua ad esserci una minoranza di cittadini che non rispetta le regole, ma da un presidente della Regione che agisce anche nella veste di commissario Covid ci aspettiamo qualcosa in più dell’ennesimo scaricabarile. Musumeci non può continuare ad accusare ‘l’altro di turno’ per tentare di nascondere le proprie inefficienze”. “È dovere di tutti rispettare le regole ed essere prudenti – aggiunge Lupo – ma invece di assistere immobile a ciò che accade, Musumeci si dia da fare ed avvii una nuova fase di collaborazione e confronto con l’Ordine dei Medici ed i medici di Medicina generale per una gestione condivisa della pandemia e per mettere la parola fine al caos della Sanità in Sicilia. A meno che non sia convinto che l’unico modo per arginare il Covid sia chiuderci tutti in casa, ammettendo implicitamente di aver perso su tutti i fronti la sfida sanitaria ed organizzativa”.

Movimento 5 Stelle: “Colpa sua se aumentano i contagi”

“Musumeci continua ad attribuire la responsabilità dell’altissimo numero dei contagi ai suoi concittadini, anziché alle sue fallimentari strategie di contrasto. Certo, ci sono siciliani che non hanno osservato nel migliore dei modi le disposizioni anti-contagio, ma la maggioranza è ligia al dovere civico, barricata in casa in attesa di notizie positive. Scaricare esclusivamente sui siciliani, indistintamente, le inefficienze del governo regionale, non solo è ingiusto, ma lontano anni luce dalla realtà”. A dichiararlo sono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle componenti della Commissione Salute all’Ars Francesco Cappello, Giorgio Pasqua, Antonio De Luca e Salvatore Siragusa. “Da mesi – spiegano i deputati – chiediamo confronti e proviamo a suggerire strategie migliori ma lui e il suo assessore continuano a sbagliare. I siciliani non siano alibi e ostaggio delle scelte inadeguate scellerate del suo governo. Il presidente della Regione è bravissimo a scaricare il barile dando la colpa agli altri in una gara sciagurata a chi è più sceriffo tra lui e Cateno De Luca. Musumeci non riesce mai ad attribuire responsabilità a sé stesso dato che è lui il commissario straordinario per la lotta al contagio, così come lo è il suo assessore, o ancora ai commissari straordinari che egli stesso ha nominato nelle tre città metropolitane. Prova ne sia che sono proprio queste tre città a segnare il numero più alto dei contagi nonostante gli enormi sforzi sanitari ed economici messi in campo. Musumeci farebbe bene a fare mea culpa e rivedere le politiche sanitarie da lui messe in campo da quasi un anno e per sua stessa ammissione, praticamente fallimentari”.

Il deputato Giorgio Pasqua ha richiesto in queste ore alla Commissione Sanità la convocazione di un’audizione urgente sul tema della situazione attuale dei contagi, dei tamponi. Il deputato ha chiesto la convocazione di tutti i componenti del comitato tecnico scientifico che supportano l’assessorato regionale alla sanità, dei commissari straordinari del COVID e lo stesso assessore alla Sanità Ruggero Razza.