Nessuno sa esattamente cosa fanno i navigator – tanto meno cos’hanno fatto nei tre mesi della pandemia – così noi abbiamo provato a farcelo spiegare da Patrizia Caudullo, responsabile Anpal per la Sicilia. Ma prima alcune premesse necessarie: Anpal è l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che opera sotto l’egida del Ministero guidato dalla catanese Nunzia Catalfo; nonché il datore di lavoro dei navigator, con cui ha stipulato un contratto da 27.338 euro l’anno fino al 30 aprile 2021. Ma è anche il regno di Mimmo Parisi, l’italo-americano che Luigi Di Maio, agli albori del reddito di cittadinanza, mise a capo della struttura che avrebbe coordinato le azioni legate alla misura più imponente del Conte-1: il reddito, appunto. Solo che Parisi questo compito l’ha assolto poco e male, dato che di lui si parla soltanto per le richieste di rimborso – l’ultima, legata a una casa ai Parioli, nel cuore di Roma – che non per i risultati conseguiti sul campo.

Ma il tema non è Parisi, bensì le 780 euro erogate a disoccupati e/o divanisti, nella speranza di farli transitare dall’assistenzialismo al mercato del lavoro. E’ proprio questo il passaggio incriminato, che mette a nudo le difficoltà del sistema Italia – da un punto di vista culturale e occupazionale – ad assorbire uno strumento che altrove ha  funzionato bene. In Italia no. Il nostro Paese, che da oltre un decennio si trascina pieno di acciacchi, non ha ancora sconfitto la povertà. Non ha vissuto sulla propria pelle quella “svolta” che il Movimento 5 Stelle aveva immaginato e auspicato. I numeri e i commenti lo dimostrano: secondo i dati forniti da Anpal Servizi, al 10 febbraio (un paio di settimane prima del focolaio di Codogno), sono riusciti ad ottenere un contratto di lavoro soltanto 40 mila percettori, il 2,2% del totale. La Sicilia è la seconda regione per numero di beneficiari, e anche per numero di navigator, ossia i tutor che avrebbero dovuto “collegare” disoccupati e aziende.

In tutta Italia, mediante il concorsone che si è tenuto l’estate scorsa a Roma, ne sono stati selezionati 2.980. Di cui 429 (attualmente 427) sono stati assegnati ai Centri per l’impiego siciliani, gli ex uffici di collocamento. Hanno una preparazione specifica – sono laureati in Economia, Psicologia, Sociologia e Giurisprudenza – e dopo aver affrontato una formazione di quattro mesi, hanno iniziato a lavorare gomito a gomito con il personale in servizio dei Cpi. Gente che va per i cinquant’anni e talvolta per la pensione. Qui torniamo alla questione di partenza: di cosa si occupano – davvero – i navigator e quanti posti di lavoro sono riusciti a procurare. Il quadro generale è impietoso e, dalle colonne di Repubblica, numerosi assessori regionali, tra cui la lombarda Melania Rizzoli (Lega), si sono lamentati: “Cosa hanno fatto in questi mesi? Hanno preso lo stipendio”.

Patrizia Caudullo non è d’accordo: “Qui in Sicilia hanno lavorato tantissimo – spiega la responsabile regionale di Anpal -. La Regione si è trovata di fronte 429 laureati giovani, formati, motivati, e li ha utilizzati al meglio. Inizialmente affiancandoli agli operatori dei Centri per l’impiego e dandogli la chiave d’accesso alla piattaforma del Sistema informativo lavoro (Silav), con la possibilità di convocare i beneficiari, inviare mail, organizzare appuntamenti per spiegare come funzionasse il reddito. Poi, durante la pandemia, le mansioni sono state suddivise: mentre agli operatori è toccata la parte amministrativa” (ad esempio, sono intervenuti nell’istruttoria della cassa integrazione in deroga), “i navigator si sono impegnati nell’attivazione dei piani per ogni singolo beneficiario del reddito di cittadinanza e nelle proposte di vacancy (offerte di lavoro), offerte formative e politiche attive. Il panorama in questo momento non offre granché”.

“Li abbiamo dotati di una connessione, di un tablet e di un telefonino, per mezzo dei quali sono riusciti a intervistare 51.804 persone” continua la Caudullo. Intervistare, in gergo, vuol dire avviare dei colloqui professionalizzanti, per cogliere le inclinazioni dei singoli beneficiari e studiare l’ingresso nel mondo del lavoro. Ma a questo punto sono scattati dei meccanismi di “blocco”, non riconducibili alla volontà e all’impegno dei tutor. Il governo, infatti, ha sospeso le “condizionalità” (fino al 17 luglio) che obbligavano i percettori del reddito a rispondere a una proposta di lavoro entro la terza chiamata (anche se distante dal luogo di residenza); ma, soprattutto, una grossa fetta delle persone intercettate non possedeva i requisiti per le finalità previste. Non era in possesso della licenza di terza media, ossia dell’obbligo scolastico che rappresenta la chiave d’accesso legale al mondo del lavoro: “Purtroppo – spiega la dottoressa Caudullo – molti dei beneficiari, 12 mila del bacino degli intervistati, non sono mai passati dai servizi sociali né dai centri per l’impiego, per cui vanno coinvolti praticamente da zero nel nostro sistema sociale. I tutor sono riusciti a intercettare una mole ingente di 18enni, 20enni, 25enni che non hanno mai concluso la scuola dell’obbligo e che gli operatori dei Cpi, da soli, non avrebbero mai potuto intercettare. In questa fase abbiamo svolto un’attenta opera di inclusione sociale. Molte persone hanno deciso di assolvere all’obbligo scolastico (è allo studio una convenzione con Cipia: il centro provinciale per l’istruzione degli adulti). Chi ha deciso di non rispondere, invece, dal 17 luglio sarà richiamato in ufficio e, con la reintroduzione delle condizionalità, dovrà mettersi a regola. Pena la decadenza del beneficio”.

Fra gli altri numeri snocciolati dalla Caudullo, fanno impressione le 1.118 persone che hanno accettato un’offerta di lavoro sulle quasi 13 mila proposte pervenute (appena l’8,6%, comunque meglio del dato nazionale): “Spesso si dice che è a causa del reddito di cittadinanza che i beneficiari non accettano il lavoro – spiega la responsabile Anpal – Ma se i datori offrono 800 euro al mese per 40 ore di lavoro settimanali, non penso sia compatibile col sistema Paese”. Mentre in 940 beneficiari (su 1.946) hanno accolto la proposta di una politica attiva del lavoro (ad esempio, i cantieri di lavoro predisposti dai Comuni, rimandati a causa del Coronavirus). In 3.242 (su 13.904) si sono iscritti a percorsi formativi. Inoltre, il dato che fa più piacere alla nostra interlocutrice, sono i 1.570 lavoratori in nero che hanno deciso di accedere a un servizio d’orientamento per creazione d’impresa: alcuni corsi di formazione sono gratuiti, finanziati dai fondi europei e accessibili online. “Numeri alla mano, emerge l’assoluto impegno dei navigator – spiega la dottoressa Caudullo – Questa ondata di gioventù, che all’inizio era stata accolta con un minimo di diffidenza da parte degli operatori storici, non merita di essere denigrata”.

I numeri – anche alla voce offerte di lavoro – rimangono un po’ piatti. Ma la Sicilia non è mai stata la terra promessa, e soprattutto in questa fase di pandemia le aziende stanno soffrendo parecchio, come sottolinea pure Gianni Vindigni, responsabile del Centro per l’Impiego di Ragusa e visto per poco più di un mese alla guida del dipartimento regionale al Lavoro: “Anche nella nostra realtà c’è stato qualche incrocio fra domanda e offerta di lavoro, ma prima del Covid. Adesso il periodo è poco propizio: le imprese non possono inserire nuovi profili, né organizzare percorsi di tirocinio formativo, dato che buona parte del personale è rimasto a casa o in cassa integrazione, sia ordinaria che in deroga. A rigor di logica, non si può”. L’altro elemento che sottolinea Vindigni è come i navigator non abbiano “l’obbligo dell’assiduità e della presenza in ufficio. Hanno un contratto a progetto (fino ad aprile 2021) e si possono organizzare come meglio ritengono, anche in smart working”.

Per chi non lo sapesse – e sono rimasti in pochi – i navigator percepiscono uno stipendio mediamente alto (1.700 euro), anche se negli ultimi mesi hanno perso il rimborso spese da trecento euro. Molti, però, hanno chiesto e ottenuto (in virtù del contratto da co.co.co.) il bonus da 600 euro rivolto ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. I mostri non sono loro, ma forse gli inventori della galassia del reddito. Che qualche giorno fa anche la Corte dei Conti sembra aver messo in discussione. Il motivo? I risultati sotto le aspettative…