Il nuovo Palermo è ancora una scatola vuota – non pensate male: i soldi ci sono, mancano i giocatori e lo stadio – ma il refrain più diffuso dell’estate sono le polemiche a distanza tra il presidente Dario Mirri e il suo (ex) vice, l’italo-americano Tony Di Piazza. I due convivono da quasi un anno ma non si sono mai presi. E Di Piazza, dopo essersi dimesso dal proprio incarico e aver annunciato la cessione del 40% delle quote di Hera Hora, la holding che controlla il Palermo, non si è ancora mosso di un millimetro. Questa volta, però, ha mandato in avanscoperta il suo legale, Francesco De Martino, reduce da un’intervista al Giornale di Sicilia: “Se non ci fossero stati Paparesta e Di Piazza – è il concetto dell’avvocato – Mirri sarebbe riuscito a vincere il bando? E’ vero che aveva già perfettamente in testa cosa fare prima di incontrarci, ma senza Di Piazza ce l’avrebbe fatta?”. L’ex arbitro Paparesta è stato il “gancio” fra Mirri e Di Piazza, quello che ha reso possibile la collaborazione. “Ho ascoltato la conferenza stampa del presidente- ha detto ancora De Martino – e non mi aspettavo che sminuisse così le figure di Paparesta e Di Piazza. A mio parere ci vorrebbe più riconoscenza”.

La stessa conferenza stampa in cui, per la prima volta, Mirri ha ammesso che un problema in questo Palermo c’è. Ossia la convivenza sempre più problematica tra le due anime del club. E la ricerca di visibilità di Di Piazza, sempre più ai margini. “Era previsto che sulle scelte più importanti, nella società ci fosse un’intesa unanime – spiega il legale -. C’è una scrittura privata risalente a luglio con la quale le parti avevano convenuto tutti questi accordi. Questa scrittura privata sanciva inoltre l’ingresso di Di Piazza in Hera Hora, perché è con questo accordo che si è impegnato a versare ciò che ha versato. Era previsto un ruolo operativo per Paparesta, era previsto che nelle decisioni più importanti ci fosse un accordo tra tutti ed era previsto anche il ruolo di Sagramola, con un tetto di spesa oltre il quale sarebbe dovuto passare dal consiglio di amministrazione”.

E’ evidente, però, che i Mirri siano andati avanti da soli. Sfruttando l’assenza di Di Piazza, che apprendeva le notizie dagli Stati Uniti, come un qualsiasi tifoso all’estero. E che invece avrebbe voluto essere maggiormente coinvolto nelle dinamiche del club, di cui si occupa in tutto e per tutto l’amministratore delegato Rinaldo Sagramola. L’ultimo conflitto riguarda il centro sportivo, che il club vorrebbe far sorgere a Torretta: meno distante da Piana degli Albanesi, l’altra opzione che Viale del Fante ha valutato. Nella relazione consegnata a Di Piazza, però, il piano-B non è nemmeno contemplato, e da parte del paisà non ci sarebbe alcuna apertura per procedere all’investimento che, fra l’altro, è previsto dal bando dell’Amministrazione comunale che, quasi un anno fa, Hera Hora si era aggiudicato in scioltezza.