Sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti del sindaco di Messina, Cateno De Luca, “perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale (Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate)”. La decisione, informa il Viminale, è stata assunta dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, “a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari”. “Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione – spiega il Viminale – le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni ai media da parte del sindaco di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale, per il rispetto che è dovuto da tutti i cittadini, alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti”.

De Luca ha risposto per le rime in un video pubblicato su Facebook: “Io la denuncia me la prendo perché mi darà modo di difendermi nelle sedi opportune. Voi avete consentito di far passare i mezzi dallo Stretto di Messina senza le prescritte autorizzazioni e controlli. Il 23 marzo, quando ho occupato lo Stretto di Messina, le forze dell’ordine hanno denunciato dieci persone perché erano su tre macchine non in regola dopo che erano stati svolti i presunti controlli a Villa San Giovanni. Inoltre le ho chiesto, signor Ministro, di avere una formale spiegazione sul perché la Renault 4 è passata indisturbata per tutto lo Stivale e ha attraversato lo Stretto. Ma lei una spiegazione non l’ha data e io ho definito questo un “depistaggio di Stato”. Quello che aveva stabilito il governo – ha detto inoltre il sindaco di Messina – è stato costantemente violato. Avremo modo di parlarne in tribunale. Tenga conto che se questo è un “avvertimento” per il sottoscritto, ne prendo atto ma vado avanti. Non mi fermo. Non è pensabile che chi sta sopra le nostre teste possa continuare a dileggiare sindaci, comuni e popolazione. Lei faccia il suo lavoro che io continuo a fare il mio”.

De Luca, inoltre, trova uno sponsor d’eccezione a Roma. Si tratta del segretario della Lega, ed ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Che su Facebook non fa mancare la propria solidarietà nei confronti di Cateno: “Uno difende (coi modi disponibili) i suoi cittadini, l’altra produce moduli e burocrazia (e denuncia il sindaco per vilipendio). Noi stiamo col sindaco!”.

Si blocca la situazione a Villa San Giovanni. Rientrano i siciliani
Gli ultimi siciliani rimasti all’addiaccio per tre giorni, in condizioni strenue e quasi senza cibo, hanno lasciato questa notte Villa San Giovanni e sono rientrati in Sicilia, diretti alla quarantena nelle proprie abitazioni. Con le telecamere a debita distanza, si è conclusa così l’odissea alimentata, in primis, dal governatore Nello Musumeci, che domenica sera, dopo mezzanotte, aveva fatto risuonare l’allarme via social, mostrando una lunga coda di auto agli imbarcaderi (“Questa gente non può entrare, noi siciliani non siamo carne da macello”, aveva tuonato su Facebook prima di dare dell’irresponsabile al Ministro dell’Interno Lamorgese ed essere smentito, nei fatti, dai numeri del Viminale).

Ci aveva messo il carico il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che lunedì si era presentato sulla Rada San Francesco, per impedire “fisicamente” l’approdo del traghetto (ma a bordo c’erano soltanto ventisei auto). Il grosso della comitiva, compresi bambini e anziani, erano rimasti stipati per una notte intera nel piazzale Anas di Villa San Giovanni, in attesa di qualche indicazione utile. I primi centocinquanta viaggiatori – soprattutto famiglie – erano riuscite a evadere da quel “carcere” martedì sera, scortati dal sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che cautamente s’è preso cura di loro. Gli altri sono rimasti un’altra notte in città e, secondo le indicazioni di Prefettura e Regione Calabria, avrebbero soggiornato all’Hotel Excelsior, all’insaputa del sindaco. Che ieri, dopo aver “liberato in mare” gli ultimi siciliani – provvidenziale la corsa extra predisposta dal Ministero dell’Interno – è venuto a conoscenza della situazione: “Ho avuto conferma della presenza di qualcuna di queste persone (una trentina, ndr) in un albergo della nostra città. Pare che la direttiva sia arrivata dalla Regione Calabria, ma voglio capire chi ha dato l’ordine e perché il sindaco non è stato avvisato. Pretendo un risarcimento dei danni subiti, perché questa situazione potrebbe ingenerare il rischio dell’aumento dei contagi in città”.

Da siciliano il problema è diventato calabrese. “Le vigenti disposizioni non prevedono, né consentono, alcuna autorizzazione, da parte del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in merito agli spostamenti dall’estero, sul territorio nazionale e nello Stretto di Messina verso l’Isola – specificava, nel tardo pomeriggio di ieri, una nota della Regione siciliana -. I requisiti, e le modalità, sono infatti stabiliti dal decreto del presidente del Consiglio del 22 marzo e dai decreti interministeriali della Salute e delle Infrastrutture del 18 e 24 marzo”. Il passo di lato era già avvenuto. Sia Musumeci che De Luca, da un paio di giorni, s’interessano d’altro.