Le piccole imprese rischiano di morire soffocate a causa dell’emergenza sanitaria. E il cuore economico della Sicilia potrebbe smettere di pulsare. Prestazioni ridotte, nel migliore dei casi. Ma spesso e volentieri l’attività è stata sospesa a causa delle imposizioni del governo Conte e dei suoi numerosi decreti. Tante aziende, dopo uno stop di qualche settimana (e non è finita), sono sul lastrico. Specie quelle a conduzione familiare o, comunque, con un numero esiguo di dipendenti (meno di cinque). Ieri la Regione ha regalato loro un pannicello caldo: un accordo sulla cassa integrazione in deroga che, in base alla ripartizione nazionale, ha fatto piovere sulla Sicilia 108,1 milioni di euro. Non basteranno mai a soddisfare le 40 mila richieste che nei prossimi giorni intaseranno i Centri per l’Impiego. La stima dei lavoratori che dovrà/potrà beneficiare dell’ammortizzatore sociale, comunque valido a decorrere dal 23 febbraio e per nove settimane, si aggira sulle 250 mila unità. Secondo Nicola Scaglione, segretario regionale di Cisal Sicilia, servono almeno altri 300 milioni di euro.

Numeri che preoccupano i beneficiari dell’unica misura fin qui tangibile adottata dal governo di Roma (la prossima settimana si apriranno le candidature per la mancia da 600 euro alle partite Iva). Conte ha stanziato circa 3,3 miliardi prima di ripartirli alle varie regioni. L’assessore Scavone, che negli ultimi giorni ha consultato le parti sindacali e datoriali (addirittura 49 sigle) è riuscito a ottenere il massimo. Per il momento. “E’ un risultato straordinario anche da un punto di vista metodologico” ha commentato. Lo stesso presidente del Consiglio, nelle comunicazioni di ieri alle Camere, ha annunciato, magari più in là, una nuova iniezione da 25 miliardi per garantire il sostegno alle piccole e medie imprese. Nel frattempo bisogna accontentarsi delle briciole. “La firma dell’accordo sulla Cassa integrazione in deroga per i lavoratori siciliani è una buona notizia per migliaia di persone, ma è solo il primo passo” ha precisato Scaglione. E’ un pensiero comune.

A beneficiare del sussidio sono i lavoratori subordinati – compresi i pescatori delle acque interne – esclusi i dirigenti e i lavoratori domestici. Il trattamento di Cigd, limitatamente ai lavoratori del settore agricolo per le ore di riduzione o sospensione delle attività, è equiparato a lavoro ai fini del calcolo delle prestazioni di disoccupazione agricola. Limitatamente ai lavoratori del settore pesca si farà riferimento, invece, alle ore non lavorate o alle giornate di mancata pesca. I periodi per i quali verrà richiesto il trattamento in deroga potranno essere anche non continuativi. Musumeci ha parlato di “un risultato soddisfacente, che permette, grazie a procedure più semplificate e concertate con tutti gli interessati, di accelerare la corresponsione di un sostegno al reddito ai lavoratori sospesi e a rischio di espulsione dai processi produttivi a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. Tra le novità più significative l’accesso alla Cassa integrazione degli operatori del Terzo settore”.

Nell’accordo Stato-Regione è previsto anche un percorso per garantire l’accelerazione dei pagamenti da parte dell’Inps. “Servono un paio di giorni per mettere a punto i moduli e si parte – ha detto Scavone a “La Sicilia” –. Grazie al dialogo costruttivo con la ministra Catalfo, la Sicilia è la quarta regione d’Italia per risorse assegnate”. Ma questo iniziale, e dovuto, entusiasmo non mette al riparo da possibili sorprese. Non sarebbe stato meglio quantificare prima le richieste, e poi magari procedere alla ripartizione dei fondi? Forse. Ma l’urgenza presuppone celerità. Eppure il trattamento degli ammortizzatori sociali non può (non deve) lasciare indietro nessuno in un momento così complicato. “L’inevitabile acuirsi della crisi – ha detto Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia – ci lascia prevedere la crescita delle domande e del fabbisogno economico, attualmente attestato a 300 milioni. Il fondo del Cura Italia dovrà essere necessariamente implementato e anche il governo regionale dovrà fare la sua parte con l’utilizzo a questo fine dei fondi di coesione residui”.

Sono tutti d’accordo sul fatto che la misura vada ampliata. Ma in pochi hanno capito di quali armi potrà disporre la Regione, in questa fase, per venire incontro a datori e dipendenti. Non basta la moratoria dei mutui e sui prestiti contratti dalle imprese con Irfis e con le banche. Il governo Musumeci pensa di stanziare circa 150 milioni di euro, in varie forme, come garanzia al credito per affrontare l’emergenza liquidità. E un nuovo pacchetto di misure, che verranno concordate questa sera in giunta, riguardano l’assessorato alle Attività produttive. Nessuno può tirarsi indietro. “Chiederò un assegno di sopravvivenza per tutti coloro che rimarranno fuori dalla Cig in deroga – ha detto ancora l’assessore al Lavoro Scavone – sia le categorie escluse per legge, sia gli “ultimi”. E come Regione metteremo sul piatto risorse aggiuntive”. Staremo a vedere.