Buon sangue non corse mai tra Girgenti e ’a Marina. Quattordici chilometri di diffidenza, di sguardi in tralice, di distinguo antropologico-culturali tra gente di mare e terrazzani («Agrigentino? Marinìsi, prego», e viceversa). La polvere di tufo color senape dei Templi della Valle contro l’odore ventoso di salsedine du’ Molu ’i Punénti di Porto Empedocle. Oggi, nel giorno del primo anniversario della sua morte, ci si mette anche Andrea Camilleri, “marinìsi” illustrissimo, che si divertirebbe molto a veder litigare per via di una inaugurazione in contemporanea – di un murale e di una statua – il suo paese con il capoluogo. Lui non c’entra nulla, beninteso. C’entrano il campanile, le piccole rivalità, il sano provincialismo, il gioco d’astuzia.

Il fatto. A Porto Empedocle si è scoperto oggi un murale che raffigura il papà di Montalbano nella celebre posa di una quarta di copertina Sellerio, quella dello scrittore che sembra scrutare seminascosto da una persiana. Autore lo street-artist Ligama, buona firma di questa corrente. In realtà un vero murale non è, è dipinto su legno e piazzato lì, sulla parete laterale del Municipio, all’angolo tra la centrale via Roma e Salita Chiesa, il vicoletto che si inerpica fino alla piazza dell’antica Matrice (oggi auditorium). Lo ha commissionato Ida Carmina, il sindaco 5 Stelle, che lo ha pure pagato di tasca propria (ma non se ne fa vanto, anzi se il suo assessore alla Cultura, Pubblica istruzione e Comunicazione Calogero Conigliaro non se lo facesse scappare…).

Sempre oggi, ma ad Agrigento, si è scoperta una statua di Camilleri, a firma dello scultore Giuseppe Agnello, già autore del celebre Sciascia bronzeo che si incontra per strada a Racalmuto. «Nenè» è al tavolino di un bar e accanto c’è una sedia vuota, chi vuole – occasionale passante o turista – può fargli immaginaria compagnia o lasciarsi fotografare, un po’ come fa la gente a Bologna con l’ormai celebre panchina su cui è fisso Lucio Dalla. Ha commissionato la statua Lillo Firetto, sindaco centrista del capoluogo ma, udite udite, empedoclino di nascita, sindaco di Porto Empedocle per due mandati consecutivi e dal 2015 primo cittadino di Agrigento.

La Carmina trova che l’iniziativa in contemporanea del suo predecessore sia quanto meno «singolare», poi ammette che c’è un certo «rammarico» e infine che di questa concomitanza «molti empedoclini si sono infastiditi e perfino qualche agrigentino». Non si spiega perché, la prima cittadina di Porto Empedocle, «si voglia sempre derubare questa città delle sue peculiarità. Qui c’è la scuola elementare che fu frequentata prima da Pirandello e poi dallo stesso Camilleri e tanti altri luoghi che a loro furono familiari», eppure sembra che il capoluogo voglia prendersi ogni volta tutti gli onori.

«Mi viene da ridere – replica Firetto che non ci sta ad essere bollato come il “marinìsi” infedele e che si godrà oggi l’inaugurazione della statua, all’altezza della scalinata che collega via Atenea con la Chiesa dell’Immacolata a piazza San Francesco –. Vorrei proprio vedere se domani Madrid o Lisbona decidessero di intitolare una strada a Camilleri. “Nenè” è patrimonio universale mica un’esclusiva di Porto Empedocle. Che, ricordiamolo, è comune autonomo solo da 150 anni, prima Agrigento e la sua borgata marinara erano tutta una cosa». D’accordo, ma lo stesso Camilleri non era tenerissimo con i cittadini di Girgenti. «Ma sì, diffidava come ogni buon empedoclino, li riteneva volubili. Però poi accolse con piacere la cittadinanza onoraria».

Nessun diritto riservato, dunque. Nonostante l’assessore Conigliaro rivendichi ancora, e ormai vanamente, quelli di immagine che sono stati scippati alla “Marina” nella trasposizione di Montalbano dai libri al set tv: «Se una Vigata esiste è proprio Porto Empedocle, per il commissario il barocco della Sicilia orientale è un falso, un ornamento da fiction, un’invenzione filmica, una location posticcia. La scuola elementare “Pirandello” vicina all’ingresso del porto, di fronte al Monumento ai Caduti, la Chiesa Madre di via Roma con la sua scalinata, Camilleri le ha pittate com’erano nella sua giovinezza e come sono rimaste».

A questo punto bisognerebbe farsi spiegare perché, nonostante questo infuocato orgoglio, Porto Empedocle abbia lasciato collassare la vecchia casa dei nonni paterni di Camilleri, i Fragapane, dove lo scrittore veniva a trascorrere le sue estati fino a quando la buona salute glielo ha concesso. Ostaggio dell’incuria, la vecchia dimora di Piano Lanterna è stata demolita per motivi di sicurezza. Doveva trasformarsi nella sede della Fondazione Camilleri. Il sindaco Carmina promette che sarà ricostruita lì dove sorgeva, secondo l’antica pianta e lo stile originario. E poi chiosa: «Noi l’abbiamo trovata così». Come dire, un’eredità dell’amministrazione Firetto. Da lassù, “Nenè” tira una boccata e se la ride.