La crisi economica provocata dal Coronavirus, ha portato alla ribalta pure i lavoratori in nero. Il pensiero che fossero rimasti senza un impiego ha suscitato un tenero dispiacere nel sindaco di Roma, Virginia Raggi, che qualche giorno fa aveva solidarizzato con la categoria. Ieri, però, è toccato anche a Peppe Provenzano, ministro per il Mezzogiorno. Una zona d’Italia in cui tanti, forse troppi, si arrangiano con lavori occasionali e senza un regolare contratto. Come faranno a sopravvivere? “Inutile nasconderselo, l’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso che ha riflessi anche sull’economia legale – ha detto Provenzano al Corriere della Sera – E le misure che il governo ha messo in campo fin qui hanno privilegiato l’emerso, com’era inevitabile. Ma se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero. Non basta la cassa integrazione in deroga per gli artigiani”. Il Ministro, originario di Milena (Caltanissetta) e discepolo di Vladimiro Crisafulli, ha in mente una ricetta: “Va fatto di più sulle infrastrutture sociali e per ridurre i divari. Per la verità, lo avevamo messo in cantiere nel piano Sud 2030. Tragedie come questa uniscono un Paese, ma ne mettono anche in risalto le linee di faglia. Ad esempio, fra chi può lavorare in smart working e chi subisce un divario digitale”.