E Cancelleri dissotterra l’ascia da guerra

Giancarlo Cancelleri, leader del Movimento 5 Stelle in Sicilia, è anche il vice-presidente dell'Assemblea regionale

Guai a pensare che quella mano tesa avesse i segni dell’inciucio. Dopo che Musumeci ha preferito non utilizzare l’aiuto del pubblico – per riportare la discussione politica al linguaggio dei quiz show – Cancelleri è entrato in tackle sul governatore, rilanciando le accuse sul suo operato ma soprattutto sottolineando la sacralità dei 5 Stelle: “Mai parlato di poltrone, mai parlato di ribaltoni, di queste cose parlano i compagni di viaggio e di coalizione di Musumeci – ha subito ribadito il vice-presidente dell’Ars – Noi avevamo solo proposto un accordo sui progetti per la Sicilia, ma, evidentemente, salvare l’isola, che ha il pilota automatico puntato verso il baratro, a Musumeci non interessa. Ne prendiamo atto”.

Cancelleri aveva provato a deporre l’ascia di guerra. Nel suo intervento a “La Sicilia”, aveva annunciato che era l’ultimo appello di pubblica utilità. Non ce ne sarebbero stati altri. Da questo momento sarà opposizione dura e spietata, fino alla fine dei cinque anni di governo. Che questa maggioranza, con Musumeci a capo, si appresta a vivere con un deputato di vantaggio (uno solo) sulla somma delle opposizioni. Una febbre sarebbe fatale. Cancelleri, dopo che una gomma ha cancellato l’ipotesi di mini-contratto prima che le matite entrassero in funzione, ha replicato al dossier entusiastico (realizzato con le slides) del primo anno musumeciano: “Solo un’operazione di camouflage grafico per nascondere il disastro assoluto, ma, grafiche a parte, lo scempio è sotto gli occhi di tutti. Musumeci dice che questo per lui è stato l’anno più bello della sua vita? Peccato che questo ha coinciso con l’anno peggiore dei siciliani. E questo è tutt’altro che un caso”. “Qualche giorno fa – conclude Cancelleri – il presidente si appellava al silenzio del dovere: fuori luogo, come sempre, perché i siciliani meritano risposte e meritano di vedere realmente cambiare le cose”.

Enrico Ciuni :

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