C’è un angolo di Sicilia che già protesta: a Termini Imerese non hanno preso per niente bene i rumors sulla realizzazione di un termovalorizzatore. Potrebbe sorgere nella zona industriale che ha ospitato lo stabilimento ex Fiat, già spolpato da imprenditori senza scrupoli. E’ quello, secondo il Giornale di Sicilia, uno dei siti (assieme a Bellolampo) individuati dalla politica regionale. Che però, stando a Repubblica, dovrà pazientare parecchio. Schifani non ha ottenuto l’agognata nomina a commissario per la gestione della monnezza: non potrà godere di alcuna procedura agevolata. L’iter dovrà passare da una revisione del piano dei rifiuti.

Un piano dei rifiuti c’era già. E’ anche abbastanza “giovane” – risale all’assessore Pierobon, poi “licenziato” da Musumeci per fare spazio alla Baglieri – ma non prevedeva una priorità per gli impianti di incenerimento rispetto ad altri (compostaggio, biometano ecc.). Bisogna aggiornare tutto, e in queste ore il presidente della Regione ha iniziato a ragionarci coi suoi collaboratori, tra cui l’assessore all’Energia Roberto Di Mauro (il primo a porre dei paletti). Ma qui il focus non è proiettato soltanto sull’inconcludenza della Regione, bensì sulla necessità di dover rifare sempre tutto daccapo. Perché evidentemente non c’è una cultura di governo in grado di sorreggere i provvedimenti adottati.

Musumeci – addirittura – aveva avviato una manifestazione d’interesse per il project financing, cui avevano risposto sette aziende. Aveva pronosticato la nascita dei termoutilizzatori (così li aveva chiamati) entro quattro anni, ma il bando si è sgretolato lontano dai riflettori. Finché Schifani, dando fiato alle trombe della campagna elettorale, l’aveva riesumato. Senza fortuna. Bisogna ripartire da zero, stabilendo nuove zone d’interesse: non più Gela e contrada Pantano d’Arci, nel Catanese, come stabilito del precedente governo. Bensì Termini Imerese. “Il governo sappia che siamo pronti alle barricate – ha detto Maria Terranova, bravo sindaco dei Cinque Stelle – Termini Imerese sta dando il massimo per aumentare i livelli di differenziata, nonostante il nostro sia un Comune che ha dovuto attendere per ben tre anni la Regione per la firma di un decreto di finanziamento di un centro comunale di raccolta. Abbiamo già dato troppo dal punto di vista ambientale”. Più tranchant il commento del deputato regionale Luigi Sunseri, termitano doc: “Schifani e il suo gruppetto di incapaci tornano a parlare di inceneritori: sappiano che non arretrerò di un centimetro e che non permetterò che venga realizzato nel territorio di Termini Imerese”.

Ma possono stare tranquilli, perché il governo cambierà idea ancora. Prima di giungere ai termovalorizzatori dovrà essere approvato il nuovo piano dei rifiuti, riscritto il bando, aggiudicati gli appalti e avviati i lavori per la costruzione. Passeranno anni. Nel frattempo la schizofrenia della politica si manifesterà in altri ambiti e materie d’interesse. Bisognerà rifare, probabilmente, il concorso riservato ai 46 agenti forestali, su cui per altro si ragiona da tempo immemore. Il polverone sollevato dalla graduatoria, dove risulta in testa il figlio dell’ex dirigente generale del Corpo Forestale, Giovanni Salerno, avrà inevitabili riflessi. “Su questo concorso – fanno sapere da Palazzo d’Orleans – sono state avviate verifiche dettagliate, atto per atto, per controllare ogni singolo passaggio. Qualsiasi decisione sarà presa alla fine di questi accertamenti”. Le opposizioni ne hanno chiesto l’annullamento. Il M5s si è rivolto alla commissione Antimafia per vederci chiaro.

Ma il governo è specialista in frenate brusche. L’esperienza non gli ha insegnato granché. Gli ultimi due presidenti dell’Ars, Micciché e Galvagno, hanno lamentato una enorme superficialità legislativa, sia in fase di proposta (spesso le leggi risultano prive di relazioni tecniche) che di approvazione. I numeri sulle impugnative da parte del Consiglio dei Ministri presentano uno scenario inquietante: nei primi sei mesi della legislatura erano stati bocciati 66 articoli su 143 approvati, pari al 46,15%. “Difficilmente in futuro – ha avvertito Galvagno lo scorso maggio – questa Presidenza si assumerà il rischio di avallare norme che potranno essere impugnate. Per fare felice qualche deputato non abbiamo fatto un buon lavoro”. Però dalle parti di Palazzo dei Normanni hanno ripreso a circolare ddl borderline, come quello sulla reintroduzione delle province o sulla sanatoria delle villette costruite dal 1976 al 1983 entro i 150 metri dal mare. Entrambe le proposte, per fortuna, sono in stand-by. Si sono arenate in commissione, anche se Schifani fa lo gnorri e garantisce su entrambe.

Un’altra vicenda che pretende chiarimenti è quella legata alla pubblicazione di due elenchi di nomi per la nomina dei direttori generali di ASP e ospedali: quello dei “maggiormente idonei” e quello degli “idonei”. Raffaele Lombardo ha chiesto al presidente della Regione di riunire tutti i nomi – 87 – in un’unica rosa, indicazione che l’assessorato, con decreto del 2 ottobre, sembrava aver recepito. Schifani però sospetta che Lombardo non conosca la normativa, e tira dritto con la rosa dei top 49. Provocando la stizza del leader del Mpa, che da Agrigento ha messo sul piatto una provocazione: “Forse sarebbe bene che la commissione si riunisse e ricominciasse da capo, perché i pasticci che sono stati combinati in questa materia non fanno ben sperare”. Ma sempre legata al mondo della sanità, c’è la “mera ipotesi di studio” (così l’ha definita l’assessore Volo) per cancellare la riforma approvata dal governo Lombardo, assessore Massimo Russo, nel 2009. Un provvedimento utile ad accorpare le Aziende sanitarie. La nuova proposta vorrebbe spacchettarle di nuovo, aumentando il numero delle poltrone (da 12 a 18 direttori generali). Chi l’avrà vinta?

Tra i ripensamenti dell’ultima ora rientra quello di Marco Falcone: che in un primo momento aveva previsto l’acquisto dei 33 palazzi ceduti al fondo Fiprs nel 2007, grazie al contributo determinante del Fondo Pensioni. Dopo la protesta da parte dei sindacati, però, l’assessore all’Economia ha trovato riparo in consigli più miti: sarà la Regione – direttamente e senza intermediari – a farsi carico di un investimento da 70 milioni per acquisire il fondo di cui attualmente detiene il 35% (e rientrare così in possesso degli immobili). Un’operazione che completa lo sfacelo patrimoniale durato per oltre quindici anni. Ci manca solo che ripropongano il censimento immobiliare e lo affidino – senza bando: perché no? – a una società con sede in Lussemburgo.