Bill Evans, pianista e compositore statunitense, uno degli artisti più brillanti e più fantasiosi, amava ripetere che il jazz non lo puoi spiegare, deve essere vissuto. Il jazz è feeling e le parole non possono tradurlo perché non ne fanno parte.

Un feeling così esclusivo e coinvolgente si è respirato nell’ultimo weekend al Real Teatro Santa Cecilia, dove Veronica Swift, che ha inaugurato la stagione “Brass in Jazz”, è riuscita, sin dalle prime note e dai primi vocalizzi, a creare con il pubblico un’atmosfera di intensa comunicazione, grazie alla sua straordinaria capacità di giocare con la voce, di modularla in modo abile e di metterla al servizio della sua musica.

Cresciuta in Virginia, figlia di un pianista jazz e di una cantante, questa performer jazz e bebop americana ha soli nove anni quando registra il suo album d’esordio. Nel 2016 consegue la laurea in voce jazz e si trasferisce a New York dove inizia a suonare al jazz club Birdland fino a collaborare con Chris Botti, Benny Green ed essere in tournèe con Wynton Marsalis e la Jazz at Lincoln Center Orchestra di New York. Di lei il critico e giornalista americano Bill Milkowski dice che ha un tono e un fraseggio perfetti.

Cantante irripetibile e magnetica, con il suo “I am what I am”, titolo del suo concerto e manifesto di grande personalità e determinazione, nonostante la sua giovane età, Veronica Swift ha saputo regalare un perfetto accordo tra musica e voce, stabilendo con il numeroso pubblico presente in sala un rapporto di intesa e partecipazione lasciando nell’aria una piacevole sensazione di allegria e leggerezza e regalando momenti di elettrizzante e piacevole euforia.

Mirabilmente accompagnata dall’ Orchestra Jazz Siciliana diretta dal sempre puntuale maestro Domenico Riina, visibilmente complice e divertito dalla sua esuberanza, e sempre in perfetta sintonia con i maestri Vito Giordano alla tromba e Riccardo Randisi al piano, la cantante statunitense ha regalato personali interpretazioni di brani come “I Am What I Am”, scritto negli anni Ottanta per un musical di Broadway o di ”The Show Must Go On “ dei Queen, di grandi classici come “A Night in Tunisia” di Gillespie o “Do Nothing Till You Hear From Me” di Duke Ellington fino ai Beatles con “Can’t  Buy Me Love” o addirittura a Chopin o a Beethoven con “I’m Always Chasing Rainbows” e “In the Moonlight”.

Anche quest’anno il Brass – c’è da star certi – riempirà Palermo, rigoglioso e splendido giardino della musica, di jazz per farci respirare atmosfere che solo le sue note sanno creare. E per offrirci, ancora una volta, momenti di soave leggerezza e avvolgente felicità.