Come l’avesse prescritto il medico, ormai non c’è stagione teatrale senza titolo, orfana di un tema qualsiasi, priva di una parola-simbolo, sprovvista di un’etichetta. Un po’ come per la storia dell’uovo e della gallina, non si sa bene chi sia nato prima: se il tema, attorno al quale si fanno poi calamitare proposte inerenti, oppure le proposte stesse che si raccolgono poi intorno a un tema che possa comunemente identificarvisi. Immagino l’imbarazzo dei colleghi degli uffici stampa: «Caro presidente del teatro, esimio presidente della Regione, amabile sindaco, diletto magnifico rettore, può scriverci qualche riga sul tema “simili”?» – ad esempio. «Le raccomando, non più di 1500 battute tanto quelli dei giornali poi tagliano o cestinano».

L’estate dello Stabile di Palermo – fuori dalle mura del Teatro Biondo dove da alcuni giorni si rinnovano gli abbonamenti per la prossima stagione sul palcoscenico stesso, sipario alzato, un pugno di suggestive suppellettili tra scenografie e costumi, due scrivanie per i compiti d’ufficio e caffè omaggio – si intitola «Vocazioni» e fa parte di quella “vocazione” per l’appunto che anima il neodirettore artistico Pamela Villoresi basculante tra laicità e religiosità, tra civismo e spiritualità, essendo fra l’altro il teatro rito collettivo primigenio, sopra tutti.

Non è facile costruire una stagione estiva in poco tempo, ci vorrebbe un miracolo, evento, come si sa, trascendente la forza di qualsiasi vocazione. Ma tant’è, ecco qua il cartellone. Tra spunti morali, politici, sociali si comincia venerdì 19 con il Ditirammu che mette in scena «In mio onore», mix di teatro, musica e danza ordito da Elisa Parrinello in memoria del giudice Paolo Borsellino nell’anniversario di via D’Amelio. La sera dopo, 20 luglio, «Extra moenia», il saggio di fine corso degli allievi della Scuola dei Mestieri dello Spettacolo diretta da Emma Dante: tema il quotidiano, dal privato al sociale, con i suoi fitti intrecci di rapporti interpersonali. La vocazione al volo è quella raccontata il 21 da «Icaro» che Sarah Zappulla Muscarà ha tratto dai versi di Stefano Pirandello, lo sfortunato Landi schiacciato da genio e fama del ben più illustre padre: recita, suona e canta Mario Incudine. Dal teatro al dibattito: il 22 il teologo Paolo Gamberini e il filosofo Vito Mancuso si confronteranno sul tema delle vocazioni moderati dalla giornalista Fernanda Di Monte, religiosa delle Figlie di San Paolo. Si torna in scena il 23 con «Francesco e il Sultano» di Giampiero Pizzol e Otello Cenci sullo storico incontro tra San Francesco e Malik al Kamil in un momento in cui i rapporti tra cristianesimo e Islam non erano proprio idilliaci. Il 24 arriva il coreografo Virgilio Sieni, nome tra i più interessanti della danza contemporanea con «Bach duet», serata che si snoda sulle Suite del musicista tedesco eseguite dal vivo da Lavinia Scarpelli e che fanno da tappeto sonoro ad un quartetto di interpreti. Con un repentino cambio di ruolo, la direttrice torna attrice per una sera: il 25, con Danilo Rea, la Villoresi interpreterà «Terra» di Valeria Moretti, concerto per voce e pianoforte sul mito della Madre di noi tutti. Si chiude con la musica tout court: il 26 «Musica sacra sulla via della seta» con l’ensemble di Pejman Tadajon, formazione del repertorio tradizionale persiano, il 27 «Mediterranean Blues», gruppo di strumentisti africani e italiani guidati da Baba Sissoko, artista del Mali molto noto in Europa e il 28 Teresa De Sio, esponente del «new neapolitan sound» nei primi anni ’80, poi immeritatamente scomparsa dai grandi giri, che si ripropone oggi con sonorità più elettroniche.

Gli spettacoli nel Chiostro di Sant’Antonino, al Castello di Maredolce e all’Orto Botanico tentano di far scoprire una città diversa: una vocazione anche questa.