Tempi di “tricoteuses” – le signore che nel 1793 lavoravano a maglia sotto la ghigliottina aspettando lo spettacolo delle teste mozzate – nella movida politica siracusana.  Sabato sera infatti è stata organizzata una pubblica manifestazione contro la corruzione e l’inquinamento della vita pubblica emersi dall’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Siracusa”. Presenti col sindaco e past-sindaco, la giunta al completo, ex onorevoli del PD a piacere e un nutritissimo gruppo di fans del sindaco e della legalità con immancabile foto su Facebook in tempo reale.

Non sono mancati gli interventi di giornalisti insigni come Franco Oddo, direttore del periodico “La Civetta di Minerva” (che per primo pubblicò una serie di articoli che accesero i riflettori su rapporti, relazioni, connivenze, rapporti economici fra alcun alcuni avvocati e alcuni magistrati che rappresentano il “nocciolo duro” dell’inchiesta), e, in diretta telefonica, Paolo Borrometi, giornalista che con coraggio racconta la mafia del siracusano e del ragusano e che vive sotto scorta per le minacce subite dai clan.

Che c’entrano le tricoteuse?
E’ presto detto. L’inchiesta sul “Sistema Siracusa” non è di oggi, di ieri o dell’altroieri. E’ esplosa almeno sei mesi fa con l’arresto degli avvocati corruttori e dei giudici corrotti e lo scoperchiamento della pentola dello scandalo Open Land, un centro commerciale dalla tribolata e ambigua storia amministrativa. Il Comune era stato condannato a pagare 24 milioni di euro di risarcimento ai proprietari del centro, le sorelle Frontino, eredi di Pippo Frontino, imprenditore fra i più noti e attivi a Siracusa nei ruggenti anni del boom edilizio. Quella condanna venne pronunciata da giudici pagati dalle due “menti” del “sistema”, gli avvocati Amara e Calafiore. Oggi la primogenita Frontino, Rita, compagna di Calafiore, è in carcere, da 40 giorni, accusata di bancarotta fraudolenta, in uno dei rami collaterali dell’inchiesta “madre”. I giudici le hanno negato anche gli arresti domiciliari nonostante la procura abbia chiesto il giudizio immediato, segno della chiusura delle indagini e della piena acquisizione delle prove.

Che c’entrano le tricoteuses allora?
C’entrano perché la manifestazione anti-sistema non è uno strabismo temporale, sei mesi dopo i fatti, che peraltro sono stati cavallo di battaglia vincente del nuovo sindaco Italia (past-vicesindaco) nella campagna elettorale. Inoltre il “Sistema Siracusa” ha avuto la funzione anche di colpo di spugna politico su tutto quanto di meno bello e discutibile poteva aver fatto la giunta in quanto tutto è stato letto a posteriori come una congiura dei due loschi avvocati contro la giunta che resisteva a pagare i 24 milioni ai Frontino.

Insomma sono sei mesi che immancabilmente e quasi quotidianamente si parla di questa inchiesta in città, e quindi perché dedicare alla protesta una sera di settembre? La ragione c’è. Amara e Calafiore avrebbero infatti chiesto e ottenuto di chiudere le pendenze con un patteggiamento: 2 anni e 30 mila euro e amici come prima. La notizia ha indotto il sindaco a scrivere un appello pubblico chiedendo “un intervento” a Mattarella e al ministro guardasigilli. La lettera aperta racconta della indignazione della città dinanzi a una serie di atti criminali che hanno pesantemente condizionato la vita pubblica e manifesta aperta contrarietà alla prospettiva che tutto possa finire con un mini-patteggiamento. Nel merito “nulla quaestio”, nella forma forse più di una “quaestio”. La manifestazione di piazza è nata in appoggio ad una iniziativa che è, almeno politicamente, di evidente pressione su una decisione della magistratura. E se non lo è forse in termini strettamente tecnici la lettera (Mattarella presiede il CSM, il Ministero della Giustizia non s’è costituito parte civile e Italia se ne rammarica), certamente lo è la pubblica adunata col popolo che chiede i ceppi per gli accusati.

Un tempo si facevano le manifestazioni per chiedere giustizia a inquirenti “distratti” (Valpreda, Tortora etc etc), poi si fecero le manifestazioni di piazza contro le inchieste (indimenticabile Alfano e i parlamentari di Forza Italia sulla scalinata del Palagiustizia di Milano), a Siracusa s’è inaugurata la manifestazione per entrare nel merito dell’entità della condanna.

E ieri da Messina è giunta la “lieta novella” per i manifestanti. Il giudice ha rigettato fra gli altri anche il patteggiamento per l’avvocato Calafiore – rinviando gli atti al PM. La misura della pena concordata è stata giudicata “assolutamente incongrua” vista la “reiterazione di condotte delittuose” e la “personalità e capacità a delinquere dell’indagato”. Il primo passo è andato. Ora si aspettano le “condanne esemplari”. Il tribunale del popolo resta convocato. Le tricoteuses de Syracuse attendono pazienti sotto il patibolo.